Pacta sunt servanda

mercoledì 23 maggio 2018, di Sergej


Pacta sunt servanda. I patti si rispettano. L’idea che una volta che hai firmato un contratto questo possa essere messo in discussione è finito per essere considerato all’estero come una cosa tipica degli italiani. Sono gli italiani che “tradiscono”: l’hanno fatto il 24 maggio 1915 quando hanno rotto il patto stipulato con l’Austria (e la Germania), l’hanno fatto il 10 giugno 1940 attaccando la Francia, e poi nel settembre 1943 passando dall’alleanza con la Germania a quella con i nuovi vincitori Alleati (Stati Uniti e Gran Bretagna). Il fatto è che gli italiani si basano sulla propria esperienza di popoli subalterni, per i quali quando si firma un contratto non è tra uguali, ma tra chi impone e chi subisce un determinato patto. Per cui, mutate le circostanze, appena è possibile, chi subisce il patto se trova il modo di ribaltare la situazione si sente autorizzato a farlo. Gli italiani sono poco avvezzi ai patti, hanno conosciuto di più i contratti capestro, i patti col diavolo (la matrice cattolica è onnipresente) e le cambiali in bianco (o gli assegni post datati: sì, anche gli assegni sono forme di patto). Gli italiani sono “machiavellici” ovvero, per il resto dei popoli europei, un popolo infido e doppiogiochista.

Per questo è possibile per le forze politiche propagandare, all’interno dell’Italia, la favola della necessità di “rinegoziare” i patti europei. Perché sarebbero i “patti europei” a strozzare la nostra economia - non il fatto che i pochi ricchi evadono le tasse e la corruzione è ovunque diffusa -.

Il problema è che un patto può essere rigettato sempre. Lo può rigettare lo Stato quando rimette in discussione il patto sottoscritto con i propri cittadini riguardo alle pensioni. Quando si fa la propaganda sulla “lotta ai privilegi” ci si dimentica che lo Stato (cioè noi tutti) abbiamo sottoscritto un patto, e che quelle concessioni o quei privilegi spesso e volentieri non sono né concessioni né privilegi - ma solo appunto la propaganda dei ceti eternamente fascisti italiani che da sempre hanno in odio la democrazia e soprattutto la ridistribuzione delle ricchezze che un Paese normale compie in maniera automatica attraverso l’ordinarietà delle leggi - mentre in Italia sembra che toccare i privilegi reali, quelli dell’evasione e della corruzione, sia una cosa “rivoluzionaria” o tipica dei “comunisti”.

Un patto, gli italiani hanno imparato, può essere rigettato quando cambiano i rapporti di forza.

Quando nel sistema scolastico il ceto insegnante viene considerato sempre meno - attraverso la riduzione degli stipendi, la perdita di diritti, il turn over bloccato che impedisce il ricambio ecc_ -, allora è possibile rigettare il patto: le famiglie e gli studenti si sentono in dovere di considerare carta straccia il patto educativo per cui c’è chi insegna e chi deve impegnarsi a imparare. Nel sistema educativo quotidiano diventa carta straccia il patto che impone a chi passeggia per strada di non buttare in strada la cartaccia ma cercare un cestino; a chi fa fare i bisognini all’odioso cagnaccio a non fargli lasciare gli escrementi sui marciapiedi ma di raccoglierli ecc_ ecc_.

Anche il principio di non retroattività delle leggi può essere rimesso in discussione. Siamo alla demenza legislativa ovvero al trionfo del più arrogante.

Abbiamo negli ultimi decenni chiamato questo forma di maleducazione collettiva “berlusconismo”. Dare così tanto rilievo a un personaggio di poca consistenza come Berlusconi serve forse a glorificare lo stesso e l’orgoglio nazionale - ed è stata funzionale a compattare una “sinistra” che altrimenti non aveva più motivo di esistere -; in realtà il trend si pone all’interno di quell’edonismo reaganiano (come aveva ben individuato Roberto D’Agostino) ovvero del thatcherismo a partire dagli anni Ottanta. I vari Paesi hanno declinato il thatcherismo secondo le caratteristiche proprie: da noi c’è stato il craxismo prima e poi il berlusconismo. Ma tutti questi -ismi contemporanei (contro cui Capuana scriveva in epoca non sospetta) sono solo epifenomeni di parti di un DNA attivo (o recessivo) già in altre epoche. Si pensi ai film della commedia all’italiana, l’arroganza dei piccoli uomini impersonata da grandi attori/caratteristi come Vittorio Gassman o Alberto Sordi nel pieno dell’età del boom. E’ l’arroganza degli arricchiti, bellezza.

Pacta sunt servanda, dicevano in epoca latina. E uno Stato esiste se è in grado e soprattutto ha coscienza che il patto firmato con i propri cittadini va onorato. Quando un governante dimostra di non avere le capacità di osservare i patti, va impiccato a testa in giù.


PS: invecchiando si torna persino a citare i detti latini. Madonna del Campiglio come sono invecchiato male!



Sergej

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