Ma chi era Alexandra Kollontaj?

domenica 22 ottobre 2017, di Sergej

Aleksandra Kollontaj: marxismo e femminismo nella Rivoluzione russa / Pina La Villa. - Catania : Villaggio Maori editori, 2017. - 107 p., [III], br. ; 20,5 cm. - (La modesta ; 11). - ISBN 978-88-9489-813-2. - 14 euro

"Ma chi era Alexandra Kollontaj?". E’ quello che si è chiesta a un certo punto, casualmente, Natasha Puglisi. E ha trovato in Pina La Villa chi potesse darle una risposta.

Dall’interazione tra Natasha Puglisi (della piccola ma coraggiosa casa editrice Villaggio Maori) e Pina La Villa è nato un piccolo grande libro, dedicato a Alexandra Kollontaj. Siamo nel 2017, a cento anni dalla rivoluzione d’ottobre (Russia 1917). E’ un modo per rievocare quel momento storico - siamo nel pieno della crisi mondiale che vedeva in atto una guerra tra Stati cruentissima - quando tutto sembrava logorarsi nella guerra di trincea e nella mattanza della guerra ecco che dalla Russia si propagava come una scintilla una speranza. La speranza che un governo criminale e imperiale potesse essere rovesciato, che si potesse uscire dalla guerra e dalla fame. La rivoluzione russa è stata forse la maggiore speranza prodottasi in Europa nel Novecento. Speranza e modello per tutti i popoli europei e americani, modello per i popoli asiatici e africani. I padroni quella volta se la fecero sotto. E mandarono gli eserciti a tentare di sopprimere quella rivolta, senza riuscirci. Perché la Russia sovietica ha resistito. E poi, quando il nazismo (con i suoi fedeli alleati italiani) tentò di proseguire l’opera, a Stalingrado “noi” abbiamo resistito, e vinto.

pina la villa - kollontaj - 300px Questo piccolo grande libro è probabilmente la cosa migliore che sia stata pubblicata in questo torvo 2017, a rievocare quel periodo della nostra storia collettiva. Tanto più che la scelta storica ha privilegiato la figura di Alexandra Kollontaj e non un qualsiasi altro leader (maschio) della Rivoluzione, o un qualche episodio (la presa del Palazzo d’inverno, ecc.). Una scelta doppiamente coraggiosa, in questo infingardo 2017. Viviamo anni in cui la bandiera rossa e la bandiera dell’uguaglianza tra i sessi è stata più e più volte gettata via “in un fosso” (come diceva Paolo Pietrangeli). Ricordare che sono esistite figure luminose come Alexandra Kollontaj è importante, sacrosanto in questo mondo che privilegia la cancellazione della memoria e la propaganda; rivendicare che la politica che abbia senso solo se è mezzo per abbattere le diseguaglianze e far sì che tutti si abbia le stesse opportunità. Tutti, cioè tutti noi. “Maschi femmine e cantanti”, come diceva Fabrizio De André - forse uno degli ultimi intellettuali politici di questo nostro Paese, non a caso un anarchico.

Aleksandra Michajlovna Kollontaj era nata in Russia, vicino a San Pietroburgo, nel 1872 (morirà a Mosca nel 1952). Viaggiò molto, scrisse, divenne socialista e cominciò a fare politica, si avvicinò alle posizioni di Lenin e dei bolscevichi. Nel marzo del 1917, alla caduta dello zarismo, tornò in Russia e fu la prima donna ad essere eletta al Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado. Fu commissario del popolo per l’Assistenza sociale, prima donna al mondo ad essere ministro di governo. Nel breve periodo del suo incarico, decretò la distribuzione ai contadini delle terre appartenenti ai monasteri, l’istituzione degli asili nido statali e l’assistenza di maternità. Nel 1918 Kollontaj fu tra le organizzatrici del Primo Congresso delle donne lavoratrici russe dal quale nacque lo Żenotdel, organismo per la promozione della partecipazione delle donne alla vita pubblica, per le iniziative sociali e la lotta all’analfabetismo. Grazie anche alla sua iniziativa, le donne ottennero il diritto di voto e di essere elette, il diritto all’istruzione e a un salario uguale a quello degli uomini. Venne anche introdotto il divorzio e, nel 1920, il diritto all’aborto (abolito nel 1936 da Stalin e reintrodotto dopo la sua morte, nel 1955). Scelse di stare con i “comunisti di sinistra” che si opponevano alle condizioni della pace con i tedeschi (il trattato di Brest-Litovsk), questo le costò il posto al Comitato centrale. Fu contraria all’introduzione, voluta da Lenin, della “nuova politica economica” (NEP) dopo il fallimento del “comunismo di guerra”. Sostenne il libero amore, nella convinzione che il matrimonio tradizionale, in una società repressiva e fondata sulla ineguaglianza tra i sessi, fosse una ulteriore produzione di sfruttamento della donna. Riteneva che la liberazione sessuale fosse una premessa necessaria alla realizzazione di una libera società socialista. Fu ambasciatrice in Messico, in Norvegia e in Svezia. Fu tra le prime ambasciatrici che il mondo abbia visto (prima di lei c’erano stati formalmente solo maschi). Ha scritto di politica, e un romanzo. Era convinta che le donne erano entrate, con la rivoluzione del 1917, nell’epoca della loro definitiva liberazione, sia dallo sfruttamento capitalistico che dalla condizione di sfruttamento e inferiorità in quanto donne.

L’opera storiografica e politica di Pina La Villa è importante, perché utilizza un linguaggio piano, divulgativo; lei è un’insegnante abituata a comunicare con le nuove generazioni, che difficilmente hanno mai sentito parlare di “rivoluzione russa” o di lotta contro le ingiustizie. Questo libro dovrebbe essere adottato in tutte le scuole, e letto. Perché persone come Alexandra Kollontaj possano tornare a essere modello virtuoso per chiunque si affaccia oggi a questo nostro mondo ottuso e confuso.


Il libro viene presentato giorno 26 ottobre 2017, ore 19:30, presso il circolo Olga Benario (Vicolo Beritelli 7, Catania). Ne parleranno con l’autrice Maria Merlini e Salvatore Tinè. A seguire cena sociale di autofinanziamento.


Pina La Villa è nata nel 1960 a Francofonte (SR). Lauree in Filosofia e in Storia Contemporanea, insegna nei Licei, vive a Catania dal 1998. Ha diretto la rivista Sherazade, si è occupata di pari opportunità. Per l’Istituto Gramsci Emilia-Romagna ha pubblicato una ricerca sul Sessantotto in Sicilia, che è stata edita in forma ampliata da ZeroBook nel 2016: I Sessantotto di Sicilia, in collaborazione con Sergio Failla. Ha scritto per Girodivite. Ha pubblicato per ZeroBook: Elle come leggere (2006), Segnali di fumo (2007) con una nota di Maria Attanasio, Socrate al caffé (2007).



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