Toponomastica come cittadinanza

giovedì 24 agosto 2017, di Redazione

Anche a Messina il nome delle strade ha una importanza cruciale. Un articolo di Giuseppe Restifo

Nella vivace disputa che si è sviluppata attorno all’intitolazione di ventuno vie alle donne della Costituente, sono comparsi in tanti, ma è mancata una protagonista: la Commissione Toponomastica. È stata questa, il 15 maggio scorso, ad approvare all’unanimità la proposta di intitolazione di ventuno vie del villaggio di Ganzirri alle Madri della Costituente, e quindi della Costituzione: Maria Agamben Federici, Adele Bei, Bianca Don Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi, Nilde Iotti, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Ottavia Penna, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. La stessa Commissione ha proposto di chiedere al Prefetto una deroga per le intitolazioni a Maria Nicotra, Teresa Mattei e Filomena Delli Castelli. Deliberazione all’unanimità vuole dire che hanno votato quel giorno a favore Antonio Le Donne, Salvatore De Francesco, Antonio Amato, Rosario Moscheo e Giuseppe Restifo, ovvero i presenti. A scoppio ritardato scoppia la polemica. Allora, per rinfocolare il contraddittorio, è opportuno ricordare un po’, almeno per il 2017, l’attività della Commissione, che si basa sull’ottimo lavoro dell’Ufficio Toponomastica (con particolare merito della dott.ssa Rita Melita) e del Corpo di Polizia Municipale (con la frequente partecipazione del commissario Giuseppa De Francesco).

Stare in Commissione Toponomastica è un vero piacere: non si prende un gettone, non si vede un euro, ma si lavora per la cittadinanza. È come stare in un osservatorio da cui si osserva il territorio e a cui punta una quantità incredibile di cittadini (purtroppo non risulta pervenuta in questi ultimi anni nessuna proposta da parte dell’arch. Principato). All’inizio, quando fui nominato sette anni fa, mi immaginavo una conventicola di barbosi e noiosi eruditi con grigi impiegati attorno, riuniti nelle catacombe di palazzo Zanca. Invece, sorpresa: è proprio l’opposto. Proposte a tempesta; istruttorie tecnologicamente avanzate delle procedure; colleghi, il prof. Giovanni Cupaiolo, Prorettore, e il prof. Saro Moscheo, presidente della Società messinese di storia patria, di grande intelligenza, competenza e sensibilità.

Così a Pace è nata via Antonio Puglisi, arpionaio; così, fra le vie Giovanni Falcone e Rocco Chinnici e vicino a via Peppino Impastato, è nata via Nino D’Uva, assassinato dalla mafia a Messina e quasi dimenticato; così sono nate le vie dedicate a Laura Gonzenbach, che parte da via Sofia Idelson, e ad Elsa Morante, nel villaggio Annunziata. Qui piace ricordare che una via era stata già dedicata a Felicia Impastato.

Adolfo Berdar, grande scienziato e studioso dello Stretto, ha anche lui una via a Messina, sulla Panoramica. Nel mentre ferveva la discussione sul toponimo “Baglio”; di “bagli” nel territorio comunale ce ne sono tanti, gli occhi erano puntati su quello vicino S. Giovannello, dove è nato un insediamento abitativo, con le vie ancora senza nome. In più in corso d’opera s’è aggiunta l’ingiunzione dell’Istat: eliminate i doppioni, evitate le confusioni di toponimi identici. Un bell’impegno per la Commissione, perché si scopre che ogni villaggio è andato per conto suo, ripetendo vie Roma, dei Mille, Regina Elena, Trento ecc. ecc., senza contare tutte le strade che si chiamano allo stesso modo “via Comunale”. Nel frattempo si trova una via per Antonina Cascio, combattente e patriota messinese.

Poi si apre il capitolo “Zafferia”, o “Zaffaria”? Personalmente mi pronuncio per la seconda dizione, più consona alla tradizione orale, mentre il resto della commissione decide di audire i rappresentanti della Circoscrizione. Ci mettiamo insieme a loro a studiare questo pezzetto di territorio, riscoprendo una incredibile ricchezza toponomastica, fra cui l’origine araba dei toponimi Monalla e Cuba (che diventerà Kuba per altre “cube” sono sparse per il territorio comunale) e la stratificazione di nomi, di tradizioni, di devozioni. Ci vogliono due sedute per sistemare vecchio e nuovi insediamenti, col supporto del consigliere Terranova: dall’ultima escono venticinque nuove denominazioni, la cui “chicca” è via Giovanni Filippo De Lignamine, messinese fra i primissimi tipografi italiani del ‘400.

E di continuo piovono proposte: alcune serie, come quella di Pippo Martino che vorrebbe sia ricordato Salvatore ‘Tore’ Calabrò, scultore e autore della Madonnina del porto; altre un po’ meno, come quella di Giovannino, d’accordo con le intitolazioni ma non “a personaggi inetti, insulti, politicizzati, estremisti o politici esempio Stalin o Togliatti” e propone una intitolazione alle vittime delle foibe, senza essersi informato che a Messina esiste già “Piazza Martiri delle Foibe, Esuli di Istria Fiume Dalmazia”. Infine Giovanni Quartarone manda un lunghissimo documento riguardante Castanea con le proposte toponomastiche elaborate a suo tempo dal XII Quartiere (adesso in istruttoria).

Una segnalazione elaborata dal vigile Giuseppe Tomasello è stata già attuata: viene così ricordato uno dei migliori prefetti che ebbe Messina nell’Ottocento, Achille Serpieri, prodigatosi tanto insieme ai cittadini nella lotta al colera del 1887 da trovarvi la morte.

Il 31 marzo, fra le tante altre intitolazioni, la via Flavia Accardo va a sostituire la via 154c (altro flagello messinese, quello delle vie alfanumeriche, che sanzionano una cittadinanza minore specie nelle periferie) e dalla via Consolare Pompea parte la scalinata Giuseppina e Paolina Vadalà, mentre un’altra scalinata, nella contrada Mandra di Zafferia (o Zaffaria?), è intitolata alla Principesse Asmundo. Nello stesso giorno la Commissione toponomastica all’unanimità approva l’intitolazione a Franca Rame e Dario Fo della sezione ragazzi della Biblioteca comunale all’interno del Palacultura.

Il 15 maggio, oltre a intitolare ventuno vie a Ganzirri alle donne della Costituente, la Commissione “battezza” ventitré vie a Torre Faro, mettendo ordine nella genericità di via III Palazzo, via II Palazzo e così via, e di varie sigle alfanumeriche.

Emergono così viale Cariddi, via Palinuro, via Galatea, via Francesco Caracciolo, insieme a navigatori come Andrea Doria o Amerigo Vespucci. Si passa alle colline con via Forte Spuria e via dei Bianchi a Curcuraci, mentre torna in scena Giuseppe Tomasello con le sue proposte (accolte) di diverse intitolazioni, fra cui quella a Mauro Ledru, Febo Mari, Alonso Rodriguez. L’ultima riunione della Commissione s’è tenuta il 9 agosto: all’ordine del giorno la revisione della toponomastica del villaggio Faro Superiore. S’è lavorato su quindici nomi nuovi di zecca (mi piace ricordare gli storici Rosario Romeo e Paolo Alatri), con un accurato studio di base approntato dal prof. Cupaiolo. Adesso si attende la aggiudicazione dei nomi alle singole strade del villaggio.

Una nota personale per concludere. Lavorando fianco a fianco con il consigliere Pasquale Currò e individuando la vecchia comunale che va dalle case Gescal a S. Filippo, si è pensato di proporre l’intitolazione di via della Seta, a memoria dei gelsi che fornivano la materia prima per il prodotto più ricco della città in età moderna.

Infine, dopo aver discusso con alcuni colleghi, alla prima occasione utile avanzerò la proposta di via Fernand Braudel, uno dei più importanti storici del XX secolo, che ha contribuito a fare una nuova storia del Mediterraneo. Quante volte è citata Messina nei suoi lavori e principalmente ne “La Méditerranée”? p.s. per molti dei nomi che compaiono in questo scritto e che risultano ignoti ai più, consiglio un po’ di ricerche personali, e vedrete che bellezza di città viene fuori.


L’articolo di Giuseppe Restifo è stato pubblicato su Nuovo Soldo.



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:.: Città invisibili

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