Le religioni timide. Quando credere è una stretta di mano

venerdì 11 novembre 2016, di Sergej

Regni dimenticati : Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente / Gerard Russell ; Prefazione di Rory Stewart ; Traduzione di Svevo D’Onofrio. - Milano : Adelphi, 2016. - 385 p. - (La collana dei casi ; 114). - isbn: 978-88-459-3091-1

4a093ece80f1c03a98829c558745420e_w240_h_mw_mh_cs_cx_cy Due persone si incontrano e si stringono la mano. Loro non lo sanno (non lo sapevo neppure io, prima di leggere Regni dimenticati), ma stanno ripetendo un antico rito di derivazione religiosa. Nientepopodimeno: un rito mitridatico. Sì, proprio “quel” Mithra. In Europa il mitradesimo penetrò attorno al I secolo AC (per quanto ne sappiamo) a Roma, proveniente dalle regioni medio-orientali in cui erano state mandate le legioni a combattere. Un culto di tipo solare, molto diffuso tra i militari: fu il culto imperiale della parte occidentale dell’Impero, prima della imposizione e diffusione del cristianesimo. Quella della stretta di mano restò il segno della diffusione del mitradesimo in Europa. E ancora oggi gli yazidi, ultimi discendenti del mitradesimo, eseguono il gesto nella forma originaria: stringendo tra le mani una zolla di terra sacra.

L’Occidente oggi torna a interessarsi delle regioni del vicino e medio-oriente, prima per le vicende dell’Iran degli sciti ayatollah, poi per le guerre tra Irak e Iran, le quotazioni del petrolio e oggi per il Daesh (lo Stato Islamico dell’Irak e del Levante, IS). Nell’agosto 2014 l’Occidente torna ad accorgersi dell’esistenza degli yazidi. A migliaia infatti vennero sterminati dai combattenti del Daesh, insieme a cristiani e altre minoranze etniche e religiose nel nord dell’Irak. Persino in Italia la momentanea indignazione (soffocata presto da nuove urgenze), i reportage giornalistici (si legga quello di Viviana Mazza e Marta Serafini per il Corriere della Sera), e l’incontro di papa Francesco con i rappresentanti religiosi di questo culto (nel gennaio 2015, su Internazionale).

Il libro di Gerard Russell è un libro importante e necessario. Perché ci aiuta a entrare in un mondo che solo l’ottusità propagandistica e la malafede occidentale immaginano come "islamico". Un mondo, quello vicino e medio-orientale, che ci influenza molto di più di quanto non pensiamo. E non solo nel passato. Russell è molto bravo a unire conoscenze erudite e storiche con gli incontri umani, diretti, fatti in varie parti del mondo. La sua attitudine è simile a quella di un altro grande viaggiatore, il giornalista polacco Ryszard Kapuściński, i cui libri noi di Girodivite abbiamo nel passato recensito. Comprendere le persone attraverso la storia e l’incontro diretto, senza preclusioni.

"I mandei [...] vivevano fino a poco tempo fa nell’Irak meridionale, dove hanno mantenuto in vita la lingua dell’antica città di Babilonia, l’aramaico, e la credenza nei poteri soprannaturali di stelle e pianeti. Negli anni Quaranta i maghi mandei invocavano ancora, nei loro scongiuri, gli dèi e le dee dell’antica Babilonia. Gli alawiti di Siria ritengono che Dio possa assumere forma umana, una dottrina assai diffusa nella regione prima dell’arrivo dell’Islam. Gli yazidi pregano tre volte al giorno rivolti verso il sole, perpetuando il costume degli antichi adoratori del sole mediorientali. Alcuni cristiani di Siria e Irak, denominati assiri, si considerano gli eredi dell’arcaica civiltà assira, retaggio di cui sono fieramente orgogliosi" (pp. 19-20)

Quella che Gerard Russell descrive, tra autobiografia e incontri "sul campo", è una realtà in movimento: da una parte la violenza della guerra (Daesh soprattutto, ma si pensi alla situazione delicata in Egitto e in Libano), e dalla modernizzazione o occidentalizzazione del mondo (con il paradosso che alcune di queste religioni trovano scampo negli Stati Uniti, deradicandosi dalle proprie regioni d’origine divenute invivibili, ma dovendosi adattare al nuovo ambiente, contaminandosi e alterandosi, rinchiudendosi o sfarinandosi).

"Regni dimenticati", libro assolutamente da leggere, pone una infinita serie di stimoli. Dal punto di vista storico e della conoscenza di quelle regioni. Ma anche per chi si occupa più largamente (dal punto di vista antropologico o sociologico) delle identità e dei sistemi sociali e non solo riguardo a come i gruppi sociali si associano trovandosi nella religione una coerenza interna e una identità. Già parlare di religione per i drusi è arduo. Già con i drusi il "ciò in cui si crede" diventa qualcosa di molto più simile alle ideologie occidentali, che hanno portato alla coagulazione dei partiti politici. "La mia mancanza di Dio non è meno misteriosa del vostro Dio" diceva Jean Rostand. Il proliferare dei partiti ideologici in Occidente come momento identitario dei singoli e delle popolazioni, in cui la comunità (che può essere il villaggio, ma anche la famiglia, o il singolo che trova una propria nuova "famiglia" nel gruppo politico) difende se stessa dal pericolo esterno - che può essere l’altro gruppo politico, o forze di più vasta entità come "la globalizzazione" o "il capitalismo devastante" ecc. -, ha molto più in comune di quanto non sembri con l’esistenza nel vicino e medio-oriente di questo proliferare di culti, religioni, "credi".

Leggendo il libro di Russell, abbiamo pensato più che ai "regni dimenticati", a un libro sulle "religioni timide". Esistono religioni e ideologie che sembrano recessive (dal punto di vista genetico) o sconfitte "dalla storia", e che tuttavia non sono mai del tutto eliminate. Cambiano ma sopravvivono, in sottordine. Sono quelle relioni timide di cui la religioni vincenti, quelle dominanti, hanno davvero paura. Perché incrinano la loro certezza d’essere. Per questo le religioni dominanti pongono in atto una sistematica tattica di sterminio: l’ha fatto il cristianesimo nei confronti non solo di tutto quello che non era cristianesimo (si pensi a Ipazia, o alle civiltà Azteche e Maya) e verso tutto quello che osava (all’interno del cristianesimo) contestare i manovratori. L’ideologia o la religione, quando sono nelle mani del potere dominante diventano oppio (come diceva qualcuno).

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Diceva un altro Russell, Bertrand Russell:

"Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai".

Più che tra dover scegliere tra credenti e (supposti) non credenti, il vero punto diventa un altro. Molto più simile a quello a cui allude Alessandro Bergonzoni: "Tra i credenti e i non credenti, io scelgo gli incredibili. Faccio voto di vastità". Ecco che forse, le religioni timide pongono a noi tutti, al mondo globalizzato come a quello dominante, fatto di urli nelle piazze e nelle televisioni, un aspetto dell’esistenza: il diritto a essere altro, a dissentire attraverso la propria fede, attraverso quello in cui si crede e si è, a dire - ancora e sempre - "preferirei di no" come lo scrivano della favola di Melville. Un "voto di vastità", sempre.


Risvolto di copertina

Mentre abbiamo negli occhi le immagini dello sterminio dei cristiani assiri, o della distruzione dei templi di Palmira, Russell ci racconta di un altro Medio Oriente, una terra di straordinaria diversità religiosa e di scambi fecondi tra culture, e di un altro islam, una civiltà che in passato ha saputo esprimere grande tolleranza verso i culti religiosi pagani – assai più dell’Europa cristiana. Russell ci introduce infatti a fedi orgogliose e millenarie – progressivamente stritolate dai blocchi contrapposti delle «grandi religioni mondiali» –, a fedi esotiche e talvolta esoteriche le cui radici affondano nella remota antichità mesopotamica della regione e le cui storie si intrecciano con l’Egitto dei faraoni e con il tempio di Gerusalemme, con i magi persiani e con le falangi macedoni. E ci porta a scoprire l’adorazione dei pavoni e il culto dei filosofi greci, la fede nella reincarnazione e la credenza negli influssi planetari, pratiche stregonesche e attese messianiche. Ma dei gruppi religiosi qui descritti – yazidi e mandei, drusi e zoroastriani, copti e samaritani e altri ancora – non si parla solo al passato: cacciati dalle proprie case, in fuga da guerre e persecuzioni, nei paesi ospitanti si trovano ad affrontare sfide e ostacoli inediti per salvare dall’oblio le tradizioni ancestrali di cui sono gli ultimi eredi.


Indice

Prefazione di Rory Stewart

Mappa dei regni dimenticati

Introduzione

I. Mandei

II. Yazidi

III. Zoroastriani

IV. Drusi

V. Samaritani

VI. Copti

VII. Kalasha

Epilogo. Detroit

Cronologia

Fonti e letture di approfondimento

Indice analitico


Titolo originario: Heirs to Forgotten Kingdoms (2014).

Nella foto di copertina del libro dell’edizione italiana: un battesimo mandeo nel fiume Tigri.


L’autore: Gerard Russell

Gerard-Russell-001 Gerard Russell ha ricoperto incarichi diplomatici di primo piano per l’Inghilterra e le Nazioni Unite. Ha vissuto a Il Cairo, Gerusalemme, Baghdad, Kabul, Gedda. Tra il 2001 e il 2003 è stato portavoce del governo britannico per i canali di informazione in lingua araba, e ha ottenuto la nomina a Membro dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico. Parla arabo e persiano.

Laureato a Oxford, è stato ricercatore al Carr Center for Human Rights della Harvard Kennedy School.

Regni dimenticati, 4 anni di lavoro, è il suo primo libro. Sul web è possibile trovare alcuni articoli pubblicati da The Guardian, e almeno un intervento su Youtube.


Per approfondimenti

Sui mandei: Mandei, su: Wikipedia; Mani, su: Wikipedia.

Sui yazidi: Yazidismo, su: Wikipedia.

Su Mitra, Zoroastrismo ecc.: Mitra, su: Wikipedia.

Sui Drusi: Drusi, su: Wikipedia

Sui samaritani: Samaritani, su: Wikipedia.

Sui copti: Copti, su: Wikipedia.

Sui kalasha: Kalash, su: Wikipedia. Ma si legga anche: Gli ultimi pagani / Fosco Maraini. - Milano : BUR, 2001 (1997). - ISBN 88-17-12571-7. Maraini è proprio il babbo di Dacia Maraini, ed è stato uno dei maggiori etnologi italiani. Nel libro i kalash sono chiamati Cafiri.



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