Stiamo bevendo un’aranciata prodotta dai nuovi schiavi immigrati?

mercoledì 6 luglio 2016, di Redazione

E’ uscito il Rapporto 2016 "Filiera sporca" a cura di Terra!, Da Sud, e Terrelibere.org

"Bambini rumeni a raccogliere arance. Africani morti di freddo in baraccopoli e ghetti. In Sicilia e Calabria la raccolta avviene ormai da anni in condizioni di grave sfruttamento.

Le vittime sono – a diversi livelli – lavoratori migranti e braccianti italiani espulsi dal mercato del lavoro.

Quello che è un modo di produzione viene presentato come un’emergenza umanitaria. Dietro l’apparenza di miseria si nasconde una ricchezza mal distribuita."

E’ uscito il Rapporto 2016 "Filiera sporca" a cura di Terra!, Da Sud, e Terrelibere.org, con il sostegno di Open Society Foundations. E’ il secondo rapporto / inchiesta del gruppo, un primo rapporto era uscito già l’anno scorso.

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"La campagna #FilieraSporca – promossa dalle associazioni Terra! Onlus, daSud e terrelibere.org – ha ricostruito il percorso dei frutti dai campi agli scaffali dei supermercati. Le arance rosse dell’Etna esportate in tutto il mondo, il biondo calabrese mischiato col succo brasiliano che finisce nelle lattine delle multinazionali, le clementine di Sibari portate nei banconi di tutta Italia.

Il cuore della filiera è un ceto di intermediari che accumula ricchezza, organizza le raccolte usando i caporali, determina il prezzo. Impoverisce i piccoli produttori e acquista i loro terreni. Causa la povertà dei migranti e nega un’accoglienza dignitosa.

#FilieraSporca propone la responsabilità solidale di supermercati e multinazionali, che devono rispondere per quanto avviene anche nei livelli inferiori della filiera. E norme per l’etichettatura trasparente, attraverso l’elenco pubblico dei fornitori, perché informazioni chiare permettono ai consumatori di scegliere prodotti “slavery free”."

Per leggere il rapporto online: http://www.filierasporca.org/


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:.: Città invisibili

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