Appuntamento Venerdì 27 novembre alle ore 15.00 presso Palazzo delle Aquile a Palermo per la costituzione del Comitato Promotore per la conversione ecologica in Sicilia

giovedì 26 novembre 2015, di Giuseppe Castiglia

APPELLO PER LA COSTITUZIONE IN SICILIA DI UN COMITATO PROMOTORE PER LA CONVERSIONE ECOLOGICA DELL’ECONOMIA, LA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA, LA PACE, LA SALVAGUARDIA DEL PIANETA, LA GIUSTIZIA SOCIALE E LO SVILUPPO DEL LAVORO

Il 2015 è stato un anno di gravi tensioni e rivolgimenti a livello globale, ma può rappresentare un punto di svolta per promuovere un nuovo modello di sviluppo basato su una sostenibilità sociale, economica, ambientale, che possa contribuire a salvare l’umanità dal disastro climatico che rischia di essere irreversibile già dal 2030, come previsto dal V Rapporto dell’IPCC con l’aumento della temperatura globale di 2 gradi centigradi.

La Conferenza Internazionale sul Clima convocata a Parigi per dicembre, tenterà di raggiungere un nuovo accordo globale sulle emissioni di CO2, ma è del tutto evidente che solo attraverso politiche locali sostenibili, integrate e lungimiranti si potrà invertire la tendenza in atto, che vede già oggi, con l’accentuazione dei fenomeni climatici, l’urgenza di gestire ogni territorio dandosi una visione complessiva dei problemi e mettendo in campo tutte le possibili soluzioni.

Bisogna prendere atto del fatto che il modello economico basato sull’affidare prioritariamente al mercato, che opera seguendo la sola logica del profitto, la gestione delle risorse planetarie – come la stessa Enciclica “ Laudato si’ ” in più passaggi afferma – consegna il futuro dell’umanità a catastrofi ambientali ed umanitarie, e che bisogna perciò ricercare un nuovo modello. Papa Francesco, sviluppando gli insegnamenti della Chiesa, si ritrova in perfetta sintonia con molte delle rivendicazioni pragmatiche ed ideali dei movimenti ambientalisti e sociali. Apre alla collaborazione tra tutti i Paesi ed individua l’intimo rapporto tra i processi di pacificazione, di giustizia sociale e la trasformazione ecologica.

La disuguaglianza distributiva della ricchezza, all’interno di ogni Paese e del Pianeta, e l’economia dello spreco, alimentano, oltre che l’ingiustizia sociale e la povertà, la corruzione ed i sistemi dell’economia criminale nazionali e globali. Tramite i vari cicli produttivi – rifiuti, trasporti, sfruttamento delle risorse naturali, migrazioni, narcotraffico, contraffazioni – si rafforzano nei mercati nazionali e globali i modelli mafiosi di accumulo della ricchezza. Un Pianeta più pulito deve essere libero da ogni mafia e ingiustizia.

Naturalmente le spinte in direzione contraria non mancano. Assistiamo a scelte rivolte più che alla sostenibilità ed al risanamento ambientale ed economico del Paese, a politiche votate ad aumentare le emissioni senza dare prospettive occupazionali strutturali: dalle trivellazioni per la ricerca di petrolio e gas, ai nuovi inceneritori per “risolvere” (a favore dei grandi raggruppamenti industriali e a sfavore dei cittadini) il problema dei materiali post-consumo che taluni chiamano “rifiuti”.

Dall’accentramento alla privatizzazione delle gestioni del servizio idrico e dei servizi pubblici locali, dal sostegno convinto al TTIP alle grandi opere, dalla militarizzazione del territorio (in contrasto con il ripudio alla guerra sancito dalla Costituzione) alla mortificazione delle competenze degli Enti locali in materia ambientale.

Il quadro si fa desolante se si guarda al decadimento etico che minaccia parte delle nostre istituzioni sempre più interessate dalla contiguità con la malavita organizzata e le grandi concentrazioni di potere economico e finanziario, dai conflitti d’interesse che chi amministra la cosa pubblica non dovrebbe mai portare in capo.

Eppure, pur tra mille contraddizioni, l’Europa indica nella conversione ecologica la strada da seguire a favore di un’economia decarbonizzata in tutti i settori, non solo quello energetico, ma anche trasporti, edilizia, industria, servizi e agricoltura. Creando, quindi, una economia circolare basata sul risparmio e l’ottimizzazione del consumo di risorse ed energie.

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Fragile

Valorizzare le risorse naturali nel modo più efficiente possibile, tenendo in considerazione il ciclo di vita dei prodotti (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) e mantenendole il più a lungo possibile nel ciclo economico tramite il riuso e il riciclo è la strada da seguire.

L’economia circolare potrebbe creare migliaia di nuovi posti di lavoro verdi in settori come quello del riciclo, riutilizzo dei materiali, progettazione avanzata di prodotti, ingegneria ambientale, efficienza energetica, risparmio, energie rinnovabili e mobilità sostenibile.

La Sicilia, in particolare, vive il disagio di un territorio devastato dalle scelte industriali e dalle speculazioni edilizie del passato e di un’economia massacrata da una crisi sistemica, dalla mancanza di visione di governo e salvaguardia del territorio, dall’intendere le politiche economiche e industriali come la trasformazione dei Beni Comuni nel lucro di pochi potenti, cui le scelte strategiche sono nei fatti delegate. Al pari della Grecia, la Sicilia è un terzo mondo d’Europa in cui scaricare, oltre ai rifiuti radioattivi, anche il peso di politiche scellerate che mettono a repentaglio la salute e l’ambiente mettendo a rischio il futuro dei nostri giovani.

Ma in Sicilia più che in altre regioni si sta sviluppando anche una capacità di reazione agli eccessi dell’ideologia neoliberista su temi che, per il loro riconoscimento universale e trasversale, hanno fatto sì che la mobilitazione popolare, la partecipazione democratica e la collaborazione tra movimenti ed Enti locali conseguisse risultati di rilievo.

Un esempio della Sicilia che reagisce è stata la mobilitazione per l’acqua pubblica, promossa dal FORUM siciliano dei movimenti per l’acqua ed i beni comuni, che ha visto per nove anni il contrasto alle privatizzazioni e la promozione della prima proposta di legge d’iniziativa popolare e dei consigli comunali, e ha fatto nascere sinergie su obiettivi comuni, che vanno sostenute e fatte crescere.

Un altro segnale significativo è la larghissima adesione dei Comuni siciliani, attraverso i PAES al Patto dei sindaci per il risparmio energetico e per le fonti rinnovabili. Altrettanto importanti le posizioni degli Enti Locali e dell’Anci Sicilia a favore dello smantellamento del MUOS e contro le trivellazioni.

Emblematica infine della partecipazione dal basso è la costituzione di comitati spontanei di cittadini contro l’ampliamento delle mega discariche di Motta Sant’Anastasia, Mazzarà Sant’Andrea, Siculiana e Montallegro, o la riconversione della centrale termoelettrica di San Filippo del Mela o ancora contro il disboscamento scriteriato delle aree boschive delle province di Enna e Caltanissetta per alimentare la centrale elettrica a biomasse del Dittaino.

Sulla scorta di queste esperienze vogliamo proporre un nuovo modello di sviluppo per la Sicilia, che punti alla conversione ecologica della società e dell’economia, pianifichi l’uso del territorio, delle risorse naturali, culturali ed umane, in una visione complessiva e nell’interesse delle comunità.

Bisogna compiere un salto culturale per uscire dalla “cultura dello scarto” (Papa Francesco, “ Laudato si’ ”) e considerare l’utilizzo parsimonioso delle risorse naturali (Aria, Acqua, Terra ed Energia) e la loro equa suddivisione il valore fondante delle politiche economiche ed industriali secondo i principi di Razionalità, Sobrietà, Solidarietà ed Equità.

E’ necessario affrancarsi quindi dall’utilizzo delle fonti fossili per un consumo in maniera diffusa ed integrata delle energie rinnovabili e considerare i materiali post-consumo come risorse, uscendo dalla logica dell’incenerimento e riusando, recuperando e riciclando materiali che non possiamo permetterci di sprecare.

Si devono promuovere politiche di valorizzazione delle nostre colture incentivando il km 0 e le coltivazioni naturali, anche con il coinvolgimento di quelle esperienze già esistenti in Sicilia di consorzi o singoli produttori di agricoltura naturale e biologica e dei Gruppi di acquisto solidali. Spezzare i monopoli per costruire un’economia sana, che potrebbe creare migliaia di posti di lavoro stabili nei diversi settori interessati.

E, ultimo ma non meno importante, rafforzare politiche di Pace, accoglienza ed integrazione, che sono proprie della nostra cultura meticcia e che possono fare della nostra Isola il centro di un Mediterraneo pacificato e prospero.

Ma il cambiamento non può avvenire dall’alto, è necessario che la nuova economia circolare e di prossimità sia compresa, voluta e sostenuta dai cittadini e dalle comunità, che nuovi stili di vita si facciano strada in un contesto di democrazia partecipativa, invertendo la tendenza in atto che tende a spostare sempre più lontano dalla gente il centro decisionale delle strategie e delle scelte economiche, ambientali e sociali che li riguardano direttamente.

Ai nostri No alle privatizzazioni, al MUOS, alle trivelle, agli inceneritori ed ai combustibili da rifiuti dobbiamo affiancare un progetto di cambiamento concreto e lavorare insieme, dal basso ed in ogni territorio, per realizzarlo.

Partendo da queste premesse, invitiamo le cittadine e i cittadini, gli enti locali, le realtà associative, sociali, culturali, sindacali, religiose, produttive a sottoscrivere il presente appello ed ad impegnarsi nella costituzione di un comitato promotore ampio ed articolato che porti ad esprimere proposte concrete, con le quali confrontarsi con il Parlamento ed il Governo della Regione, a partire da quelle finalizzate ad nuovo piano regionale energetico e dei rifiuti, in vista dell’appuntamento di Parigi ed oltre.

Scarica l’appello

SOTTOSCRIVI L’APPELLO

modulo per cittadine/cittadinimodulo per enti/associazioni

Hanno già sottoscritto:

ADIF ASSOCIAZIONE DIRITTI E FRONTIERE

ANCI SICILIA

ANPI

ARCI SICILIA

CENTRO PIO LA TORRE

CEPES

CGIL SICILIA

CONFEDERAZIONE COBAS SICILIA

ERRIPA ACHILLE GRANDI

FEDERCONSUMATORI SICILIA

FIOM SICILIA

FORUM REGIONALE TERZO SETTORE

FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA ED I BENI COMUNI

LEGA CONSUMATORI SICILIA

LEGAMBIENTE SICILIA

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