L’artista dei pupi

mercoledì 1 luglio 2015, di Sergej

Una grande passione, una precisione certosina. Carmelo Nardo ci mostra i suoi pupi siciliani. Vere opere d’arte.

"Pupi siamo, caro Signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti" (Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli, atto primo)


Carmelo Nardo, 62 anni, ferroviere. Qualche anno fa ha scoperto una passione particolare. E’ andato a bottega da un maestro puparo catanese, e ha imparato l’arte di costruire i pupi siciliani. E’ un’arte questa molto particolare, ormai ridotta a vendita di pupazzetti abbozzati per turisti a Porta Uzeda a Catania. Per vedere i veri pupi siciliani occorre andare nei laboratori degli artisti (pochissimi) che creano i veri pupi. E Carmelo Nardo è uno di essi. Probabilmente l’ultimo che opera a Lentini.

Carmelo Nardo con orgoglio ci ha fatto vedere alcune delle sue realizzazioni, siamo rimasti stupiti della cura dei particolari, della dedizione che Nardo mette in questa sua attività. Abbiamo visto i pupi, che costruisce lui stesso e che la moglie aiuta a vestire nelle parti di sartoria. Ma soprattutto abbiamo visitato il suo laboratorio. Qui è l’altro aspetto affascinante di questa attività. Carmelo Nardo ci mostra i suoi strumenti, molti dei quali costruiti da lui stesso nel corso degli anni. I punzoni delle più diverse misure, il levigatore e lucidatore (utilizza un motore di una lavatrice). Utilizzando dei vecchi ammortizzatori a molla ha costruito una base che gli permette di attutire i colpi di mazza.

Ogni pupo, ci spiega, richiede almeno 80 ore di lavoro (per quelli più piccoli). Lui nel tempo si è costruito l’attrezzatura che gli permette di creare pupi di tutte le dimensioni, da quelli di 30/50 centimetri di altezza a quelli classici di un metro e mezzo. Le armature sono in ottone, richiedono una punzonatura certosina. Ci ha fatto vedere come esempio tutte le parti dell’armatura che occorrono per una gamba: decine di pezzi, debitamente sagomati e sapientemente assemblati.

Quella di Carmelo Nardo non è solo la passione di un singolo. Dietro è tutto un filone della storia della cultura e dell’arte siciliana. I pupi hanno rappresentato qualcosa di più di "giochi" o spettacoli per turisti. Nelle storie di Orlando, Bradamante, di Agolaccio, Rinaldo, Malagigi il popolo siciliano reinterpretava la storia e la vita quotidiana. Storie in cui amore, fede, onore, senso dell’amicizia e della giustizia tornavano in vita, a dare senso alla realtà e a formare il carattere di un popolo.

A Lentini fino agli anni Venti del Novecento operavano almeno due teatri. Poi più niente, come in molte cose di questa città. La storia del teatro dei pupi siciliani, divisa nelle due matrici (la scuola palermitana e quella della Sicilia orientale) ha come cardine l’attività di Gaetano Crimi (1807 - 1877), il quale aprì il suo primo teatro a Catania nel 1835 influenzando fortemente tutta l’Opera dei Pupi di questa parte dell’isola. A lui tra l’altro si deve il repertorio della "materia greca". [1] Una storia, quella dell’Opera dei Pupi che si lega non solo alla cultura, ma anche alle storie familiari, e alla storia economica delle nostre città. Una storia che ha conosciuto il declino negli anni Cinquanta del Novecento, mentre solo ora ricomincia un percorso che ha riportato dignità e consapevolezza a quest’arte. Grazie ad alcune famiglie di pupari (Culicchia e, a Catania, i Napoli), ad alcuni intellettuali che hanno operato soprattutto negli anni Sessanta (si pensi a Antonio e Fortunato Pasqualino).

Ha detto in una intervista Mimmo Culicchia:

"Per distinguere se un pupo è di stile napoletano, palermitano o catanese, basta guardargli la mano destra. Se ce l’ha aperta con la spada lungo le dita e la cordicella di animazione agganciata sul dorso, è napoletano. Se ha il pugno chiuso con un filo che guida la spada nel fodero e una bacchetta di ferro sul dorso è palermitano. Se la bacchetta di ferro è fissata tra l’elsa della spada e il pugno, il pupo è di stile catanese. I pupi catanesi vengono animati da dietro il fondale scenico, quelli palermitani dai lati. Sono i meno alti e più leggeri degli altri. Possono snudare e rimettere la spada nel fodero, hanno le ginocchia articolate. I pupi catanesi hanno la spada sempre in pugno e le gambe rigide per stare in piedi e assumere un passo marziale, la famosa falcata, per cui la gente all’arrivo dei tedeschi di Hitler osservò che marciavano come i pupi." [2]

Carmelo Nardo è un artista consapevole. E’ un artista "sapiente". I suoi pupi sono frutto non solo della passione ma anche dello studio, dell’attenzione per il disegno, l’uso consapevole degli strumenti. Spera che questa sua arte non vada persa, che possa essere trasmessa - sua figlia è molto attenta nell’imparare -, disponibile a mostrare l’arte alle scolaresche perché questo sapere - della mente e delle mani - possa continuare, fonte di piacere e di consapevolezza per le nuove generazioni.

Alla morte di mio nonno, anche lui un artigiano che costruiva per passione pupi siciliani, tutte le sue realizzazioni furono buttate via. Si pensava allora che non avessero "valore". In quella fine di anni Cinquanta tutto ciò che rimandava alla tradizione, a una certa parte di popolo, era visto come negativo, da disprezzare. La Sicilia ha conosciuto negli anni Cinquanta del Novecento la grande ubriacatura della civiltà del consumismo, grazie a cui si pensava magicamente di uscire dall’età del bisogno ed entrare in un’età del bengodi illimitato. Abbiamo conosciuto solo il limbo di un degrado progressivo, che ha inselvatichito cuori e messo a tacere i più. Ma qualcosa, oggi, si muove.


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Orlando (1,50 m), opera di Carmelo Nardo
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orlando (0,50 cm), opera di Carmelo Nardo
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L’artista Carmelo Nardo
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Strumenti del laboratorio di Carmelo Nardo
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Strumento per incidere sulle lamine di ottone e creare il disegno preparatorio. laboratorio di Carmelo Nardo
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Strumento creato da Carmelo Nardo per realizzare le sue opere

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Armatura del pupo. Da un documento presente nel sito dell’Università di Messina

Online è possibile trovare molte pagine interessanti dedicate al mondo dei pupi. Noi segnaliamo la pagina presente su Lentini online. Sull’Opera dei Pupi vedi anche la pagina di Wikipedia. Nel sito dell’Università di Messina il documento pdf dedicato ai pupi.

Utile la pagina di links del teatro dei pupi siciliani dei Fratelli Pasqualino.


Bibliografia. Per una bibliografia puramente iniziale, si possono vedere:

Pupi e pupari / Mauro Longo ; introduzione di Concetta Greco Lanza. - Catania : Edizioni Greco, 1980. - 106 p., br. ; 20 cm. - (Biblioteca sicula ; 8).

I pupi siciliani nella letteratura, nel teatro, nel cinema nella TV e nella musica / Carmelo Coco. - Screenpress, 2012. - 62 p.

L’opera dei pupi / Antonio Pasqualino ; prefazione di Ignazio Buttitta. - Palermo : Sellerio, 2008. - 241 p.

L’Arte dei pupi / Barbara e Fortunato Pasqualino. - Milano : Rusconi, 1983.

Teatro con i pupi siciliani / Fortunato Pasqualino. - Catania : Cavallotto, 1980. - Importante perché tra i primi a pubblicare testi del repertorio dell’Opera dei Pupi.

Il saggio di Bernadette Majorana, pagg. 190 e segg. all’interno di: Archivio per la storia delle donne, Volume 2 / a cura di Adriana Valerio. - D’Auria ed.. Il saggio è interessante perché descrive la funzione delle donne all’interno dell’Opera dei Pupi. Le parti femminili, da Crimi in poi, venivano infatti recitate da donne - e chi muoveva i pupi era diverso da chi dava loro la voce. Il volume è fuori commercio ma grazie a Google Books è possibile leggerne delle parti importanti.


Note

[1] Uno dei suoi nipoti, ma questa è un’altra storia, fece il teatrante ambulante a Francofonte e fu padre di Jolanda Crimi, femminista e partigiana.

[2] In: http://www.omero.it/omero-magazine/interviste/mimmo-cuticchio-puparo-e-cuntista-luomo-invecchia-e-muore-il-pupo-diventa-antico-e-non-muore-mai/


Sergej

:.: Città invisibili

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