M’è semblato di avele visto un gatto!

mercoledì 25 marzo 2015, di Sergej

Il gatto Silvestro ha 70 anni. Il 24 marzo 1945 debuttava il mitico gatto Silvestro di Friz Freleng

Silvestro è un gatto arruffato e sfortunato. Alla caccia perenne dell’uccello da gabbia Titti (in inglese Tweety). Lo diciamo fin dall’inizio: a noi Titti sta antipatico/a, mentre tutta la nostra solidarietà va a Silvestro, sì proprio a lui - gatto arruffone e arruffato, sfortunato fino all’inverosimile, perennemente in lotta e mai domo. Titti è lezioso, arrogante, fa lo sbruffone sapendo di essere protetto dalla gabbia istituzionale e dalla presenza sempre salvifica della Nonnina che giunge alla fine per risolvere la caccia: una specie di BCE quasi senza volto, una Istituzione governativa e mondiale che segue regole tutte sue che non hanno nulla a che vedere con l’istinto della caccia e con l’esattezza immanente dei rapporti "naturali" tra animali specie e persino generi.

Sì, a noi Titti fa specie, un po’ come il lezioso damerino settecentesco che mente e sciorina cifre a caso dopo aver conquistato in qualche modo il trespolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E Silvestro, l’opposizione, ci prova in tutti i modi, escogita tutti i sistemi possibili per conquistare la preda: senza mai riuscirci. Sinistra indolente, più portata a dormicchiare tranquilla in cambio di una scodella di latte, che inspiegabilmente appena vede quella gabbia, con quell’uccello, va in tilt, viene sommerso dalla frenesia della conquista. Silvestro non è "affamato", potrebbe starsene comodamente a oziare. Acciambellato nel suo angolino in attesa della Nonnina che porta il latte e soddisfa i bisogni primari. Solo che Titti non è un bisogno primario, è qualcosa di più. E’ il cortocircuito che manda all’aria qualsiasi pittata superficiale di civilizzazione, è istinto primario, l’ordine animale che sta dietro e sotto tutte le cose. La ragione e l’arte del compromesso, la "civilizzazione" con le regole della convivenza posticcia della democrazia tra animali sotto il regno umano (la Nonnina), tutto questo viene spazzato in un istante. Assente la Nonnina, Silvestro torna gatto - e Titti continua a essere l’arrogante, petulante, antipatico "sacro Graal" giallo, oggetto della ricerca e della brama di possesso. Vello d’oro di una ennesima giasonesca, brancaleonesca, caccia.

Abbiamo sempre tifato per Silvestro, in tutte le sue avventure. Sapendo sempre che Silvestro non ce l’avrebbe mai fatta a catturare l’antipatico Titti, sapendo che l’ordine, alla fine sarebbe tornato. Eppure, quanta vita in quei tentativi, quanta speranza. L’assenza della Nonnina sono i "dieci giorni che sconvolsero il mondo", il momento in cui "tutto" è possibile. Che un gatto torni a essere animale da caccia, e l’uccello da lezioso pet-shop preda da catturare e magari divorare.

In altre storie incontriamo il povero disoccupato in forma di anitra, succube del ricco padrone di tutto, che vive alla giornata e si prostituisce quando il ricco chiama (il caso di Paperino con zio Paperone). O il topo furbone saccente e saputello che impone legge e ordine ai tentativi del gatto sottoproletario dedito alla redistribuzione del reddito "illegale" (Topolino contro Gambadilegno). Il più inquietante è sempre il Gatto di Alice, che scompare e di cui rimane solo il sorriso. E mentre Felix, uno dei primi gatti della storia dei cartoni animati, si imborghesisce e da gatto eversivo e affato diventa gatto da "migliore dei mondi possibili", Silvestro continua la sua inutile, disperata, resistenza. La sua caccia che è sempre riaffermazione del proprio diritto a dire no, no alle leggi dell’ordine borghese imposte da un finto stato del benessere, no alla pacificazione falsa e artificiale della "casa" in cui tutti si travestono per recitare la parte della "felicità" inoffensiva.

Caro Silvestro, ti auguro altri settanta anni di caccia. Altri settanta anni di ribellione, di riacquisizione della tua identità, di lotta per il tuo diritto alla lotta. Ehi... "m’è semblato di avele visto un gatto!".


Per approfondimenti:

Wikipedia

L’articolo di Guido Tiberga su La Stampa.

Una rassegna di gatti famosi.



Sergej

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