Città della Scienza

martedì 4 marzo 2014, di Piero Buscemi

A un anno dalla sua distruzione, nessuna novità particolare è emersa dalle indagini in corso.

Come un folle gioco di effetti speciali. Una struttura che ricordava le costruzioni in mattoncini che assemblavamo da bambini. E quelle fiamme. Alte. Implacabili. Impietose. Ma affascinanti, quasi a emulare un’altra pazzia del passato, che un bizzarro imperatore diresse nella città eterna molti secoli fa.

Ma fu un’immagine affascinante da congelare gli sguardi. Quella immagine che aprì i tg nazionali, un anno fa, mentre si tentava di rendere meno dura la notizia ricordando il mancato compleanno di Lucio Dalla.

Atterriti. Anchilosati davanti a un senso di impotenza, che dopo un anno, non è ancora stato sedato. La rabbia è esplosa. Ripresa da un attimo di smarrimento che ha lottato per dodici mesi contro la rassegnazione. Una rabbia quasi silenziosa, che attraversa altri sguardi innocenti dei bambini durante le visite guidate alle scolaresche nei luoghi di una tragedia.

La cronaca non ci viene in aiuto. Perché non ci sono nomi. Colpevoli. Mandanti. C’è solo la speranza di rivedere la rinascita di questo patrimonio dell’ingegnosità umana, sfumata in poco più di un quarto d’ora dalla arroganza di chi crede di dominare le vite di onesti cittadini. E le loro menti.

Proprio oggi, all’anniversario della sua distruzione sembrerebbe si sia raggiunto un accordo per tentare la sua ricostruzione. Un accordo che coinvolge lo Stato, la Regione Campania e la stessa Città della Scienza. Usiamo il condizionale perché le vecchie diatribe tra la Regione e la Città oggi apparirebbero placate, dopo un lungo periodo di incomprensioni dovute alla scarsa intenzione di convogliare verso la Città della Scienza i fondi necessari per cominciare i lavori di ricostruzione.

Ma le ferite sono ancora aperte. Rivendicazioni ambientaliste sostenute da comitati cittadini, spingono gli amministratori a spostare la location del progetto di risanamento, per assicurarsi nella zona di Bagnoli, scelta per la ricostruzione, una spiaggia libera, che fu promessa e garantita dalla giunta Bassolino qualche anno fa.

Le altre notizie, che arrivano da Pompei, distraggono la nostra sensibilità perché le briciole di storia che quotidianamente sfaldano uno dei siti archeologici più conosciuti al mondo, ci mettono davanti alla dura realtà che il nostro patrimonio architettonico e culturale continua a rappresentare un dettaglio del folclore italiano. Un dettaglio che un noto ministro riuscì a definire "superfluo", dietro la la frase discutibile che "...la cultura non sfama".

Sentirsi partecipi alla tragedia della Città della Scienza di Napoli, considerarla come un patrimonio nazionale da difendere e da inorgoglirci. Riuscire finalmente a capire che la cultura possa rappresentare, non solo l’unico punto d’incontro delle nostre realtà campanilistiche, nonostante commemorazioni enfatizzate di unità nazionale, ma anche la risposta più ferma contro la criminalità organizzata.

Riconquistare il nostro ruolo di cittadini, consapevoli e padroni della realtà che ci circonda, rimane forse l’ultima speranza di rimpossessarsi della nostra libertà nelle scelte che riguardano la vita sociale, la politica, il nostro futuro. Ignorare tutto questo, appare molto vicino alla complicità.


Piero Buscemi

:.: Città invisibili

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