Un Paese distratto

sabato 2 febbraio 2013, di Sergej

Toh ma guarda un po’, esiste una cosa chiamata Erasmus...

Erasmus è forse il programma culturale e di interscambio più importante che esista in Europa. L’Italia vi partecipa, negli anni migliaia di giovani cittadini italiani hanno potuto andare all’estero, in Europa, e imparare. Imparare che non esiste solo la provincia italiana, che esistono culture e modi di vivere, di ragionare, diversi. Gusti e modi di essere diversi. Perché è questo crescere, vivere compiutamente la democrazia: sapere che esiste un mondo vario e bello. Da cui magari si può imparare. E tramite cui si può crescere, per essere cittadini migliori. Per avere maggiore libertà, individuale e collettiva. Erasmus, assieme ai "giochi senza frontiere" (ahimé, chi se lo ricorda?) e al concerto di capodanno da Vienna è una delle poche cose che fa sentire concretamente cittadini europei.

Tutto questo è stato ed è anche Erasmus.

Solo che poi con le "necessità" dei tagli ai bilanci (cioè l’eliminazione del welfare che non serve più alle classi dominanti), anche l’Erasmus è stato messo a rischio.

La petizione contro i tagli è qui, l’Ansa ne parlava a fine dicembre 2012 qui. I soldi forse si troveranno ancora per il 2013. Ma poi?

E in questi giorni pre-elettorali veniamo a scoprire un altro particolare. Il nostro distrattissimo Paese scopre dopo tutti questi anni che i cittadini italiani che studiano all’estero sono stati per anni privati del diritto di voto. In tutti questi anni nessuna forza politica s’è accorta di questo? Ma veramente hanno ragione quelli che vorrebbero prendere un po’ tutti i politici italiani e cementificare l’Adriatico (nel senso del mare) con un buon peso ai piedi e con i corpi di costoro farne cibo per i pesci?

Sul Corriere della Sera la Cancellieri assicura che è "impossibile" far votare i nostri cittadini che studiano all’estero. Ci sono "difficoltà insuperabili". Scrive Alice da Londra: "l’Italia è un Paese per vecchi". Ottimista. Non si tratta solo degli studenti dell’Erasmus, "solo" 25 mila persone, ma ovviamente tutti i cittadini all’estero. Perché in tutti questi anni i nostri consolati e le nostre costose ambasciate all’estero non si sono mai dotate di una telescrivente, né di altro ritrovato tecnologico (no, non sto alludendo all’Internet che è cosa troppo recente, esiste solo da vent’anni...) per permettere ai cittadini all’estero di votare. D’altra parte si sa, da quando quel novellino di Giolitti ha recentemente esteso il diritto di voto, non si sa più come fare per gestire questa cosa strana e inedita del voto...


Sergej

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