Il bello di java: anche per la Sicilia è possibile

mercoledì 6 aprile 2005, di Sergej

Una piccola azienda siciliana, nata dalla libera intraprendenza di un giovane informatico conquista con i suoi prodotti l’Etremo Oriente. La Cina è davvero imbattibile? La Sicilia è solo turismo (mitizzato) e industria cassintegrata?

Mentre gli stabilimenti Fiat di Termini Imerese mettono in cassintegrazione gli operai, la SGS Thompson di Catania minaccia difficoltà e dismissioni, e si trascina l’annosa crisi delle zone industriali e delle raffinerie siciliane di Priolo, Gela, Milazzo, c’è un settore quasi sommerso dell’economia siciliana che mostra una vivacità inaspettata. E’ di oggi la notizia che una piccola azienda siciliana specializzata in software e programmazione, ha intrapreso la strada della vendita di suoi prodotti in Estremo Oriente. Mentre il Nord Italia reagisce ai bassi costi dell’Estremo Oriente invocando antiche misure di protezione, la Sicilia si affaccia baldanzosa su quei mercati. Abbiamo incontrato Alfio Lo Castro, giovane programmatore e dirigente di punta della Javart.

Quando è nato Javart?

JavArt (http://www.javart.it) nasce ufficialmente un anno fa ma era già in attività dall’anno precedente, cioè da quando è stato pubblicato il primo gioco java sul portale TIM.

Quali sono le caratteristiche principali della tecnologia java?

La principale e più importante è la portabilità, cioè la possibilità di utilizzare il medesimo prodotto su piattaforme differenti con piccole o nessuna modifica. Proprio questa caratteristica, insieme alla relativa facilità di utilizzo e potenza, lo rende uno dei linguaggi più diffusi ed il re incontrastato nello sviluppo di software per dispositivi mobili.

Che tipo di prodotti sviluppa Javart, e rivolto a quale pubblico?

Javart si cimenta in una gamma differenziata di settori e prodotti. Il business principale è sicuramente quello dell’intrattenimento mobile, cioè giochi ed applicazioni per cellulari ma si esprime al meglio anche con produzioni più conosciute quali siti internet ed advertising in generale. Il pubblico è ovviamente differente. Infatti la produzione e distribuzione di giochi ed applicativi Java ha come target un pubblico che va dal giovane al professionista di ogni nazionalità. Ovviamente alcuni prodotti hanno un target giovane ma non deve essere una sorpresa sapere che un grande fetta di utilizzatori sono più che trentenni.

Il mondo del software può essere una chance per il Sud?

E’ una chance enorme. Purtroppo anche qui ci sono difficoltà o barriere d’entrata. Sono infatti necessarie idee ed obbiettivi chiari. La qualità del prodotto è tutto e deve essere mirato verso target e mercati precisi, non importa se di nicchia, progetti troppo grandi o generalisti necessitano di sforzi e mezzi superiori a quelli generalmente a disposizione a chi vuole cimentarsi da zero in quest’impresa. L’enorme vantaggio del mercato del software è comunque la delocalizzazione e la supremazia delle idee e capacità sui mezzi.

Come fa una piccola azienda come la vostra ad avere contatti con l’estero?

Questo è il vero miracolo, grosse realtà distributive straniere non disdegnano contatti e scambi di informazioni con chicchessia, la cosa che conta veramente è il prodotto, se il prodotto è valido, originale e ben presentato le porte si aprono magicamente. Ovviamente i bassi costi di comunicazione sono la chiave di volta, mail e fax sono sufficienti a stringere accordi vantaggiosi ed il più delle volte non è neppure necessario alzare la cornetta. La soddisfazione più grande la stiamo avendo proprio in questi giorni chiudendo un accordo di distribuzione con un colosso di Taiwan che ci aprirà le porte del ricco mercato Cinese.

Quali difficoltà incontra una realtà come la vostra?

Le difficoltà sono tutte quelle di una startup, la concorrenza è feroce, ben organizzata e proviene da ogni parte del mondo; chi ha creduto per primo in questo mercato ha adesso i mezzi e la notorietà per imporsi e rubare spazio ai concorrenti e diventa sempre più necessario darsi una struttura ed organizzazione da azienda medio-grande, purtroppo per fare questo ci vogliono i capitali, ed è difficile reperirli dalle nostre parti, la speranza è fare la killer-application o il gioco di successo che ti forniscano i capitali per fare il salto.

A che punto è Internet? Ha toccato il suo massimo sviluppo? Che ne pensi dell’open source?

Parafrasando un noto filosofo (tale Lorenzo Cherubini) “Internet è sfuggente come le pantere”. Quello che è certo è che sta mutando da luogo della libera espressione a mercato organizzato. Chi lo ha seguito dagli albori sa di cosa sto parlando. E’ certamente ancora terra di occasioni ma è vigilato e dominato da colossi dell’informazione ed ancora guardato con sospetto da buona fetta della popolazione. Per quanto concerne l’open source ho una parola per definirlo: “rivoluzionario”.

Vera alternativa alla pirateria consente a generazioni di programmatori di crescere con velocità vertiginosa ed agli utilizzatori di usufruire di prodotti di qualità liberamente. Alcuni dei software che utilizziamo per sviluppare i nostri prodotti sono open source e rivaleggiano con prodotti commerciali più blasonati.


Alfio Lo Castro, giovane dirigente della Javart, è programmatore e sistemista. E’ stato tra i fondatori di Girodivite, si è occupato di giornalismo su carta e televisivo. Con la giovane moglie, Benedetta, ha fondato Javart piccola azienda specializzata nella produzione di giochi e programmi in java.


Sergej

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