Gli operai di Nuraxi Figus e quelli dell’ILVA: la voce unanime dei lavoratori

martedì 4 settembre 2012, di Francis G. Allenby

Si sono presentati a bordo di un’Apecar, quell’Apecar che è divenuto un piccolo simbolo di rivolta.

Gli operai hanno occupato la miniera di Nuraxi Figus, a 373 metri di profondità: hanno occupato quel pozzo due giorni, fa per chiedere all’esecutivo lo sblocco per il progetto del rilancio della miniera, con produzione di energia pulita dal carbone. L’occupazione continuerà ad oltranza, finché il governo non ascolterà le loro richieste.

Nella giornata di ieri Stefano Meletti, un minatore di 48 anni, nel quarto giorno di occupazione, si è ferito al polso destro con un coltello, davanti ai cronisti. “Siamo disperati”, avevano detto gli operai e uno dei leader della protesta, Stefano Meletti, della Rsu Uil, si è tagliato un polso gridando: “È questo che dobbiamo fare, ci dobbiamo tagliare?” In molti hanno paragonato, con giusta ragione, questi episodi a ciò che sta accadendo da noi, a Taranto, con l’ILVA.

Qui è nato un Comitato: il Comitato dei Lavoratori e Cittadini Liberi e Pensanti. C’è stato un loro intervento, non programmato, durante la manifestazione dei Sindacati Confederati al gran completo: non si erano mai viste le facce dei maggiori rappresentanti sindacali a Taranto. Non fino ad ora, almeno. Il Comitato, composto per la maggior parte da operai dell’ILVA, aveva chiesto, con le dovute procedure, di poter intervenire alla manifestazione: ma è stato loro negato. Ed ecco il loro ingresso, non autorizzato, che ha dovuto, per forza di cose, avvenire in modi non canonici.

Quell’Apecar che alcuni media hanno trasformato in un ‘veicolo blindato’: ed ecco che l’entrata degli operai è divenuto un ‘blitz’, una aggressione violenta contro i Sindacati. Ma il discorso di Cataldo Ranieri, operaio Ilva ed ex delegato FIOM, nulla aveva di facinoroso: esprimeva solo la rabbia repressa di una città che è stata maltrattata, oppressa, ricattata dallo spauracchio della perdita del lavoro, avvelenata e fatta morire lentamente nelle corsie degli ospedali, dove si consumavano le tragedie dei tumori e delle neoplasie procurate dalla diossina emessa dagli stabilimenti.

Stefano Meletti a Nuraxi Figus. Cataldo Ranieri a Taranto. Gli operai stanno parlando. La gente sta parlando. E c’era da aspettarselo, cari padroni, cari gestori del potere, cari mezzi di informazione, pronti a nascondere e distorcere la verità.

Se qualcuno vuol vedere il documentario reale di ciò che è accaduto e sta accadendo a Taranto, potrà vederlo, se vorrà, digitando EKOWEB TV su Google e, dopo essere entrati cliccando sulla bandiera, scegliere l’opzione ‘Guarda eko TV’, andando poi su ‘Videos’. Fra questi filmati c’è QUANDO GLI OPERAI PARLANO, realizzato da Giovanni Orlando.

Nuraxi Figus, Taranto… e poi?....


Francis G. Allenby

:.: Città invisibili

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