I cinesi dicono addio al porto di Augusta

martedì 26 giugno 2012, di Emanuele G.

Ennesima dimostrazione del fallimento della politica in Sicilia. E’ proprio il caso di dirlo: fra il dire e il fare c’è il mare!

Vi sono alcuni principi di “buona creanza” che la politica dovrebbe ben tenere a mente se intende essere di qualche giovamento alle comunità che essa rappresenta e amministra. Ne voglio ricordare un paio. I più significativi. Il primo si riferisce al fatto che la politica è da concepire come esercizio del fare. E’ nella natura della politica di rivolgere la sua azione alla risoluzione dei problemi che la quotidianità esprime. E come si possono risolvere i problemi se non si fa nulla? Un altro principio di una politica avveduta è quello di assumersi in pieno le responsabilità dei propri atti. Anche quando le cose non vanno nella direzione auspicata. Le sconfitte non sono da imputarsi a un destino baro e cinico, ma a se stessi.

Questa “paternale” mi serve ad inquadrare un ennesimo caso di mala politica siciliana. Una mala politica che sta diventando viepiù dannosa e pericolosa a noi siciliani. Il caso a cui mi riferisco è la rinuncia dei cinesi ad avvalersi del porto di Augusta come porto di riferimento per l’Italia. Hanno preferito quello di Taranto. Come mai? Prima di tutto, il porto pugliese è un porto in ascesa per volume di traffico, mentre quello di Augusta rimane essenzialmente inutilizzato (vedasi la bocciatura da parte della Corte dei Conti dell’Unione Europea – nda). A Taranto arriverà la linea ferroviaria “ad alta capacità”. Cioè una linea ferroviaria in grado di movimentare quantità di merci non indifferente. Ad Augusta? La ferrovia quasi non esiste più. Inoltre la città pugliese sarà una delle basi logistiche del corridoio n. 8 che servirà a collegare l’Italia con i Balcani e il Mar Nero. La Sicilia in un primo tempo era destinata ad essere capolinea del corridoio n. 1 Palermo-Berlino. Ora il capolinea per il versante sud è Malta! E pensare che la lungimiranza dei deputati Piscitello e Rizza era riuscita a far includere il porto di Augusta nell’elenco delle sedi di port authority… Altri tempi davvero...

Capirete che la decisione dei cinesi rappresenti un ulteriore smacco alla credibilità internazionale di un’isola – e del suo establishment regionale – già logorata da innumerevoli altri casi causati da una politica miope, clientelare, parassitaria e inutile. Infatti, a parole la Regione e gli enti locali avevano promesso di fornire tutte le autorizzazioni ai cinesi in tempo reale. Nei fatti, le cose sono andate ben diversamente. La Regione Puglia e gli enti locali pugliesi erano già pronti da tempo ad accettare subito le loro richieste in quanto avevano preparato il terreno con opportune visite istituzionali e l’istituzione di tavoli programmatici.

Orbene mi frullano alcune domande che vorrei rivolgere alle c.d. “autorità”. Da anni le varie riforme istituzionali che sono state esitate hanno posto l’accento sul concedere a chi governa la podestà di fare. Cosa significa questo? Il legislatore aveva capito che uno dei modi per realmente amministrare una comunità – sia essa nazionale che locale – era quello di porre in capo a un Presidente del Consiglio e/o un sindaco tutta una serie di attribuzione in grado di abbreviare i tempi della decisione. In modo che si passasse rapidamente dalla concertazione al fare. Come mai allora questo principio non è invalso nella questione afferente al porto di Augusta? Cosa serve dare a un sindaco o ad altra figura istituzionale la podestà di decidere se poi si continua a non decidere? Ancora. Quando si concede ad una figura istituzionale poteri piuttosto ampi e quasi monocratici ciò ha un significato ben preciso: responsabilizzare l’attore che dovrà prendere la decisione. Ma non solo questo. Infatti, responsabilizzare è sinonimo di assunzione di responsabilità anche quando la propria azione ha avuto un esito negativo. Non mi pare che nessun attore coinvolto nella triste vicenda del porto di Augusta abbia presentato le sue scuse per aver privato la Sicilia di una possibilità determinante di sviluppo economico. Anzi, hanno preferito glissare e far dimenticare. Vorrei capire, a questo punto, come i cittadini possano continuare a votare persone che ogni giorno compiono atti che vanno contro il progresso e lo sviluppo della comunità. Masochismo? Non saprei…

Comunque, una domanda è ben chiara. Che fine farà un porto di Augusta che fino ad ora è servito solo a procacciare qualche posto di sotto-governo? Quando le c.d. “autorità” si degneranno di dare risposte concrete tralasciando la solita liturgia dello scaricabarile?


Emanuele G.

:.: Città invisibili

Parole chiave

Home page