Filosofia Inconsistente

mercoledì 2 marzo 2005, di Salvatore Mica

Teatro?

"Filosofia inconsistente"

ATTO PRIMO

Mi trovo qui, intrappolato nella rete delle cose arcane, non posso andare oltre, vedere oltre. Non mi viene data la possibilità di capire quali siano i meccanismi intimi che governano il movimento, che governano le cose, non mi viene data! Corro da solo e mi duole, cerco il vento e lo trovo soltanto quando è lui a deciderlo, mi viene incontro. Il corpo sequestrato dalla natura. Il corpo falsità. Al corpo non è dato sapere tutto.

L’intensità dello sguardo, la forza espressiva, nulla serve..per svelare i moti ignoti che cerco di capire e descrivere. L’ignoto si posa grassamente su di me, su tutti noi, sovrasta grassamente i mattoni, grassamente le case, scavalca le coscienze e le rende consapevolmente inconsapevoli..grassamente. Non dizionario, non paradigma, non testo sacro, svela! Il freddo nel caldo, perchè? Il dubbio, perchè? Perchè poi, tanta voglia di conoscere le cause e le concause, prolassa nell’incertezza? Il nostro universo è il "non certo". SENZA SCOPO. O forse con scopo autofagocitantesi. Mi correggo, se pur avesse uno scopo, questo sarebbe rilevabile, seppur ermeticamente, nelle sue cause. Il mondo è solo effetto. Effetto di cause che prendono la loro origine dal..mistero. (APPLAUDE). Bravo! Le tue filosofie sono convincenti! Le mie filosofie sono volutamente FUMOSE! Spiegazione, svelamento, disperazione conoscitiva, sapere, sapere, sapere: sono concetti umani? Divini? Vorrei davvero venire a conoscenza su quanto e cosa è divino, se poi divina è soltanto l’idea di divino, che l’UMANO percepire ha creato.

Il vuoto e il pieno in atto unico! (SI GUARDA INTORNO). Questo eterno duale, in fondo, è un particolare del plurale, di plurale si costituisce e plurale resta. E proprio innanzi a questo modo di vedere, cosa può essere unico? Cosa può essere uno, univoco? Cosa può stagliarsi sopra? Shelley, innalzando un canto macabro diceva: "La terra fredda dormiva al di sotto", "The cold earth slept below" con preghiera straziante, chiedo: e al di sopra? La terra fredda della morte, in Shelley, da quale forma intende differenziarsi? Provo sconcerto nel sentire come tali penne abbiano patito per questo folle desiderio di differenziazione, per tale frustrante desiderio di unicum/globale.

Userò parole semplici per convincervi, soffici come organza. Tutto è uguale a tutto, e vuole, deve, far parte del tutto. Ho visto sguardi assonnati, sospettosi, sguardi privi di velleità, morti, sguardi carichi di sarcasmo, sfuggenti, sguardi malinconici, sguardi ridenti, voluttuosi, sguardi irati, irascibili, sguardi violenti. Lo sguardo più disperato, più funesto, più appassionato è lo sguardo di chi è alla ricerca. Ho osservato, quanto talvolta la violenza dello sguardo che ricerca possa essere folle e quanto possa lasciare attoniti. Subdola volontà di giudicare, altezzoso atteggiamento di sufficiente disprezzo. E costante, eterna, imperante ricerca. Predilige lo scandaglio, chi ricerca. Mostra razionalità, ma puntualmente è impulsivo nei comportamenti, opprime e oppresso, apprende. Rifiuta ciò che si presenta come parolaio, ma parla sempre. Infinito parlare, dialogo perenne in perenne confronto, con sé, con l’altro. E nella mezzanotte dei sensi, lavora, tutte le sere, e pensa ancora e dialoga con sè stesso, e mente, e piange

ATTO SECONDO

E’ nella confusione delle cose che si raccoglie il germoglio del sapere, nello scontro. Nella guerra tra atomi, nell’amore delle cose, per le cose, per gli altri, per l’intelletto. L’interscambio del sapere, delle arti, a ruota libera. L’unico elemento che mi fa stare meglio, nella presa di coscienza, nel dire, nel fare è l’opera. La creazione, il prodotto il fatto che cade sotto i sensi e in essi vive, si trasforma, viene interpretato, e ancora trasformato, vissuto e trasformato e diviene discorso, dimostrazione perpetua e insonne del caso.

Ma ci si potrebbe chiedere: Se è caso è una tantum? Il fatto, di contro, non è sempre? Garantisco che il CASO è sempre. Il fatto è, ma è nel caso che può essere. L’opera dunque è fatto, solo perchè è il caso che genera il fatto e nel caso questo perisce o trova vita; se perisce resta fatto degno di nota, se trova vita diventa arte e sbalordisce e sgomenta e domina e illumina e uccide. Come quando, nel sogno, animale e razionale convergono creando un ibrido, un mostro, un uomo-bestia, un essere impossibile nella vita. Così come quando non voglio perdere una cosa, perché è mia e l’ho guadagnata, l’arte lavora in un universo predatore con gli occhi pieni di pianto. LEI/SCRUTA/E/SPIA/E/FUMA/ED/ESCE (CANTATO). Lei osserva non osservata, soggetto agente sull’esterno e non oggetto agito. Vive del pensiero dell’autore prima, soltanto dopo l’assassina tramutandosi in arpia funesta. E divora chi assiste! L’assalito crolla inerme come in preda ad una sindrome sconosciuta, poi trasale e la trasforma ancora in una lotta pesante, che lascia sfiniti, poi vola lasciando enorme segno di sé.

Intrappolata nella rete delle cose arcane, in fondo, trovo la passione, femminea ed elegante e cattiva, con denti forti dietro labbra morbide; passione per il corpo, per l’ideale, per le cozze di Messina. La passione sofferta, la passione divelta. La passione nel sesso, negli occhi, la passione del cesso. Spinta, sola, arbitraria ed egoista, spinta verso questo, spinta verso quello, spinta verso l’oggetto, la brama, la carne.Violento e limitato commento di sé, per sé.

You can’t find the peace.

ATTO TERZO

Chiedo a voi Signori: QUALI SONO I MIEI PENSIERI? (ESCE).

Fine


Salvatore Mica

Racconti

Parole chiave

Home page