La cultura chiusa in uno scantinato

mercoledì 23 giugno 2010, di renato accorinti

Da quattro anni inaccessibili al pubblico la Biblioteca Comunale Cannizzaro e l’Archivio Storico di Messina.

La politica di questa città per la cultura dedica solo una “notte” e tante chiacchiere e demagogia. A memoria d’uomo non si ricorda la costruzione di una biblioteca anzi i nostri amministratori le chiudono: quella universitaria è stata chiusa da almeno 10 anni.

La biblioteca comunale Cannizzaro e l’Archivio Storico per più di 30 anni sono rimasti relegati al 3° piano dell’Is.26 di via Catania, in luoghi assolutamente non idonei e inaccessibili a disabili: la sala lettura di tre metri per tre con un tavolo e tre sedie.

Da due anni entrambi sono stati trasferiti negli scantinati dello stesso palazzo, dove l’umidità ha già danneggiato gravemente libri e rarissimi documenti dell’Archivio Storico, indispensabili per la memoria e gli studi di questa città.

In queste condizioni, ovviamente, per quattro anni è stato negato l’accesso al pubblico e i 14 impiegati sono stati costretti a svolgere solo un lavoro amministrativo in un luogo così malsano da intaccare la salute e la dignità del loro lavoro.

Questa politica, che con la cultura non ha niente a che fare, risponde sempre con la furbizia, la malafede e l’inganno: “Stiamo trovando i locali…", "Trasferiremo tutto al Palazzo della Cultura…” - sono le risposte più utilizzate dagli amministratori.

Ci sono elementi sufficienti per gridare "Vergogna". Certo, se di vergogna questi amministratori ne provassero almeno un po’, forse questa città potrebbe cominciare piano piano un nuovo percorso.

Le soluzioni ci sono, se solo si volessero mettere in pratica. Basterebbe creare centri culturali, partendo dai villaggi periferici. Costruire auditorium, biblioteche, spazi esterni attrezzati per incontri, dibattiti, proiezioni, teatro, musica e mostre. E per fare tutto questo, oltre ai fondi pubblici, si potrebbero utilizzare le ingenti somme confiscate alla mafia.

Ma questi amministratori diventano sempre più fonte d’ispirazione per parodie comiche, tanto da rimandare all’immagine di Antonio Albanese, che nelle vesti di Cetto Laqualunque, avrebbe un’altra volta sentenziato: “ CIAO CULTURA! … CIAO CIAO CULTURA…! ‘NTOCULU ALLA CULTURA!”.

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renato accorinti

:.: Città invisibili

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