Sicilian tragedi: la storia di Gulietta e Romeo in salsa catanese

mercoledì 20 gennaio 2010, di Serena Maiorana

Il primo spettacolo della rassegna “Galleria del contemporaneo italiano” è stato "Sicilian Tragedi", una produzione del Teatro Stabile di Catania.

La rassegna "Galleria del contemporaneo italiano" del Teatro Stabile di Catania ha preso il via con lo spettacolo “Sicilian Tragedi” (in scena al teatro Ambasciatori dal 5 al 17 gennaio), tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore catanese Ottavio Cappellani, pubblicato da Mondadori nel 2007 e subito diventato un best seller.

La storia di Giulietta e Romeo, archetipo dell’immaginario tragico come di quello teatrale, è il perno intorno cui ruota l’intera storia, tutta costruita su ammiccamenti e furbi rimandi ai più famosi innamorati di tutti i tempi. Solo che la storia, invece che per essere ricalcata, viene utilizzata per essere ribaltata. Il primo passo per il capovolgimento sta già, e soprattutto, nell’ambientazione: non più le tiepide notti veronesi, ma le assolate, pettegole e ignave giornate di Catania e del suo interland fanno da cornice ai Pirrotta e ai Torrisi, le due famiglie mafiose e rivali, e alla storia (d’amore?) di Betty Pirrotta e Mr.Torrisi. L’unione tra i due potrebbe mettere fine a tensioni e malcontenti tra i diversi clan riguardo la spartizione del potere e soprattutto del petrolio della Val di Noto, ma nessuno ha pensato di dover fare i conti con la ribellione della giovane Betty. Si innescano così una lunga serie di eventi ed equivoci a catena, fino all’epilogo grottesco ed esilarante.

Sullo sfondo delle vicende delle due famiglie intanto fervono i preparativi per la messa in scena di “Romeo e Giulietta” al teatro comunale di San Giovanni La Punta. E ancora una volta il capolavoro shakespeariano è solo il pretesto per raccontare (con i modi della farsa) i favori, i piaceri e i patteggiamenti, gli assessorati incompetenti, le beghe politiche e mafiose, le raccomandazioni e le vuote aristocrazie che stanno dietro il mondo della Catania bene che a Catania fa cultura.

Nessuna denuncia però, nessuna serietà o ambizione polemica. “Sicilian tragedi” è uno commedia chiassosa e godereccia costruita sul modello della farsa infarcita di macchiette, una commedia che, in quanto tale, aspira unicamente a far ridere il suo pubblico piuttosto che a farlo riflettere. La regia di Guglielmo Ferro pone l’accento proprio su questi aspetti della storia, prediligendo una messa in scena barocca e sfarzosa, molto kitsch, variopinta e caciarona. L’uso delle luci, dei teli, delle scenografie, delle musiche e delle coreografie: tutto sul palco si muove volutamente verso l’esagerazione di un’estetica autoironica e dirompente. Forse proprio per questo lo spettacolo a tratti appare disomogeneo e frettoloso, più chiassoso che godibile e simpatico. Non solo, anche la comicità a tratti scivola verso il basso, con situazioni e personaggi che sembrano tirati fuori da un cinepanettone (l’attricetta bona e cretina, la moglie rompipalle, il regista checca fidanzato col gay giovane e palestrato, e soprattutto ad ogni colpo di "minchia" grasse risate del pubblico).

Ma forse non è lo spettacolo ad avere troppi difetti, bensì questa analisi ad essere troppo pretenziosa. In fin dei conti "Sicilian tragedi" è uno spettacolo fatto da Catania (produzione, autore, regista e attori tutti catanesi), a Catania, su Catania (l’ambientazione) e per Catania. O perlomeno per quella parte di Catania che va a teatro, anche se a volte solo per svago e non per impegno. E bisogna riconoscere che a da questo punto di vista “Sicilian Tragedi” ha perfettamente centrato il suo obiettivo, conquistando il suo pubblico dalla prima battuta fino al monologo finale, in cui una illuminata Ida Carrara dilata spazi e tempi, snocciolando con cura intense parole su questo triangolo fatto di mare che si chiama Sicilia.

Prossimi appuntamenti con la “Galleria del contemporaneo italiano” del Teatro Stabile di Catania “Terra matta” di Vincenzo Rabito e la regia di Vincenzo Pirrotta (in scena al teatro Ambasciatori dal 2 al 14 febbraio) e “La menzogna” Di Pippo Del Bono (sempre al teatro Ambasciatori dal 2 all’11 marzo).


Serena Maiorana

Teatro

Parole chiave

Home page