Progetti franosi

mercoledì 28 gennaio 2009, di Piero Buscemi

La manutenzione del territorio è la prima e più importante opera pubblica di cui avrebbe bisogno l’Italia.

Si è costretti, troppo spesso, a riprendere questioni delle quali ci eravamo occupati nel passato. Si è costretti perché viviamo in un paese dove i mutamenti seguono un corso lentissimo che, a volte, regredisce. Si è costretti da un’eccessiva sufficienza nel gestire quella che, è diventata una moda, viene pubblicizzata come emergenza sicurezza. Si è costretti perché questa sicurezza perde qualsiasi valore, quando le tragedie dipendono dalle scelte avventate dei nostri amministratori.

Torniamo, quindi, a scrivere della striscia di morte che, forse ottimisticamente, continuiamo a chiamare “Salerno-Reggio Calabria. Ce n’eravamo occupati nel 2004 con l’articolo http://www.girodivite.it/Salerno-Reggio-Calabria-tu.html?var_recherche=tu%20chiamale%20se%20vuoi ispirato da un ennesimo viaggio-avventura su questa maledetta autostrada che, tra incidenti lavorativi nei cantieri, incidenti stradali, blocchi estivi e tanti risvolti enigmatici del malaffare italiano, sta assumendo sempre più i connotati di un’altra storia sbagliata, tanto per citare il pensiero deandreano.

Il presidente dell’Anas Pietro Ciucci, quasi a voler rassicurare tutti, a chiusura del periodo estivo 2008, ci tenne a sottolineare il notevole decremento degli incidenti su questa strada, addirittura del 36%, smentendo a sua detta, la leggenda che la definisce il tratto automobilistico più pericolo d’Italia.

Di poco gusto ma quasi doveroso, soffermarsi sui dati esplicativi i tempi di percorrenza di questi 443 km, che quest’estate li hanno visti abbassarsi da 6 ore e 14 minuti del 2007 alle 5 ore e 51 minuti, così come la crescita media della velocità, passata da 71 km/h a 75.

Si è costretti, come scritto all’inizio, a ripercorrere le vecchie congetture su questo argomento. Perché questa autostrada, dolenti o volenti, si è costretti a percorrerla, ogni tanto. E allora, tutta questa sicumera “frana” su chi, forse a torto, si illude ancora che certe emergenze di sicurezza le dovremmo avere già alle spalle.

E allora, ci si può ancora inorridire nel leggere la notizia battuta ieri sera dall’ANSA (26 gennaio), nel definire “una tragedia che difficilmente si poteva prevedere” quella occorsa a Danilo Orlando, 20 anni e a Nicolino Pariano, 59 anni, che su questa autostrada ci hanno trovato la morte. Come se fosse inopinabile che dalla collina in prossimità di Rogliano, potesse venire giù l’ammasso di fango e detriti che li ha travolti.

Inopinabile. Come la seconda frana abbattutasi sui soccorritori, sfiorando una tragedia nella tragedia. Inopinabile, per chi continua a discostarsi, forse anche in malafede, alle opinioni di coloro che sull’argomento hanno un diverso parere. Come quello, condividibile da parte nostra, di Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, che contro un’ipocrisia diffusa, ha affermato: “In Calabria, come in molte altre zone del nostro paese, gli interventi di messa in sicurezza seguono spesso filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci, mentre il contrasto all’abusivismo e al disboscamento scriteriato sono ancora troppo deboli”.

A noi non resta che piangere altri inutili morti e ripensare a quella assurda curva ad “S”, che dal buio di una notte assonnata, ci è apparsa dal nulla nell’ultimo tratto autostradale, poco prima della deviazione per Roma, direzione nord. Novanta gradi a destra e subito dopo, novanta a sinistra per ringraziare chissà chi, di essere ancora qui e poterlo raccontare.


Piero Buscemi

:.: Città invisibili

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