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Storia del femminismo attraverso alcuni libri


Le donne protagoniste della stagione del femminismo sono nate tra la fine degli anni trenta e gli inizi degli anni cinquanta. Il nodo della loro formazione e il quadro di riferimento storico sono allora gli anni cinquanta e l'eredità della guerra. Col ritorno alla pace, dopo la seconda guerra mondiale, gli spazi di autonomia che le donne avevano conquistato con la partecipazione alla Resistenza si richiudono drasticamente. Le donne conquistano il diritto di voto nel 1946, ottengono la parità formale sul mercato del lavoro, continuano in alcuni casi il loro impegno politico. Viene però conservata la legislazione penale e familiare dell'era fascista, e soprattutto i costumi sociali e i comportamenti culturali tradizionali. Non è estraneo a questa chiusura il percorso dei partiti impegnati nella guerra fredda e la difficile opera della ricostruzione. Si impone, soprattutto a destra e al centro un'ideologia tradizionale della famiglia - vistoso, il fenomeno del ritorno al culto mariano alla fine degli anni quaranta - che la sinistra non sa adeguatamente contrastare e che impone alle donne un ritorno al suoi doveri di madre e di sposa. Solo alla fine degli anni Sessanta questo quadro e questa immagine sono destinati a cambiare. La seconda industrializzazione, il "miracolo economico" degli anni Sessanta, comporta una ripresa e una crescita del lavoro femminile, che si diversifica e si qualifica accompagnandosi anche ad una crescita dell'istruzione. E' in questo quadro che nei primi anni settanta si sviluppa la nuova protesta delle donne. Sono le prime donne protagoniste di un accesso di massa all'istruzione, sembra che abbiano a portata di mano le promesse dell'emancipazione, ma proprio per questo ne vedono i limiti.
(Su questi temi vedi in particolare: Educazione e ruolo femminile, a cura di Simonetta Uliveri, La Nuova Italia, 1992 Chiara Saraceno, La questione femminile, in La Storia. I grandi problemi dal medioevo all'età contemporanea, vol. VI, L'età Contemporanea. I quadri generali, Utet, Torino, 1988 S. Piccone Stella, Per uno studio sulla vita delle donne negli anni '50 e Crescere negli anni cinquanta, in "Memoria", n. 2, ottobre 1981, pp. 9-35. Luisa Passerini, Il movimento delle donne, in La cultura e i luoghi del '68,a cura di Aldo Agosti, Luisa Passerini, Nicola Tranfaglia, Dipartimento di storia dell'Università di Torino, Franco Angeli, 1991 )

Il primo banco di prova è per queste donne l'associazionismo cattolico e giovanile degli anni sessanta all'interno del quale si svolgono pratiche di relazioni nuove , relazioni tra pari in contrapposizione agli adulti, discussioni che somigliano a prese di coscienza. Il secondo banco di prova è il 68. Molte donne hanno partecipato alle vicende del '68 e molte di loro hanno poi attraversato la fase dei collettivi femministi. Ma il rapporto non è così scontato e il passaggio non riguarda un numero così numeroso di donne come ci si potrebbe aspettare. Per Luisa Passerini il '68 rappresenta per certi versi una femminilizzazione nella storia della nostra civiltà. Il movimento vede emergere i temi della soggettività, dell'immaginale, dell'emotivo, del singolare, dell'empirico. Più esattamente Passerini parla di androginia. L'androginia del movimento agli inizi si esprime in immagini maschili. La partecipazione delle donne al movimento degli studenti è di "qualità e quantità inedita" e vi sono "nuove immagini di dirigenti e di quadri intermedi", ma

"Il portato di questo non poteva essere riconosciuto all'epoca, a causa dell'imperante ideologia dell'uguaglianza".

Continuità o discontinuità quindi tra l'esperienza del '68 e il femminismo? Il movimento delle donne ha insistito soprattutto su quest'ultima .La tesi di Luisa Passerini, che necessità di ulteriori ricerche, è però che il movimento delle donne

"vive rispetto al primo [il '68] momenti fondamentali di discontinuità radicale, essendo più antico e vertendo su una contraddizione più antica; tuttavia gli è debitore in quanto il '68 propone su scala allargata un movimento di libertà che parte dalle proprie condizioni di vita"

Occorrerebbe studiare l'influenza che il 68 - che non fu solo quello degli studenti, ma quello delle fabbriche, degli uffici, del territorio - ebbe anche su coloro che non vi parteciparono direttamente ma ne vissero le conseguenze sociali.

"In questo senso il '68 è forse ancora più rilevante rispetto al movimento delle donne che in quello ristretto secondo cui "le ragazze del '68" sarebbero prima o poi approdate al femminismo (a volte mai)".

(Su questi temi vedi in particolare: Emma Baeri, I lumi e il cerchio, Editori Riuniti, 1992 Simona Mafai Presenza femminile in L'ingranaggio inceppato : il '68 della periferia / a cura di Franco Riccio e Salvo Vaccaro. - Palermo : Ila Palma, 1992.) Il lungo decennio: L'Italia prima del 68, a cura di C. Adagio, R. Cerrato, S. Urso, Cierre edizioni, Verona 1999 in particolare Un "sogno di fusione perfetta". Il mondo cattolico e la politica dei sessi, di Roberta Fossati)

Il tema della continuità si pone anche nei riguardi del movimento delle donne come lo si era conosciuto fino ad allora. Occorre tener presente quindi il retaggio del femminismo internazionale e di quello italiano di fine secolo, ma la discontinuità è visibile e netta soprattutto nei confronti dell'UDI. E in questo atteggiamento credo che ci sia da considerare il peso della partecipazione femminile al movimento del '68, nel quale il tema dell'antiautoritarismo e l'opposizione ai partiti tradizionali della sinistra , il PCI e il PSI - dei quali l'UDI rappresentava l'espressione - era molto forte. Da qui la diversità dell'esperienza italiana rispetto ad altre, la loro maggiore radicalità e il loro rifiuto di posizioni emancipazioniste che altrove erano invece accolte. Agli inizi degli anni settanta proliferano i collettivi femministi. I temi sono quelli della sessualità, del lavoro domestico, della differenza e dell'identità. In realtà però è difficile ricostruire tutti i temi trattati e le posizioni assunte dai vari collettivi per la stessa natura dei collettivi, affidati più alle parole che ai documenti, di cui spesso non esisteva neanche una sede ufficiale, visto che si riunivano in case private e assumevano spesso il nome dalla via dov'era la casa. Una ricostruzione è possibile attraverso i pochi manifesti rimasti. Ed è quello che hanno fatto Annarita Buttafuoco e Emma Baeri con la mostra "Riguardarsi. Manifesti del Movimento politico delle donne in Italia". Ma

"La storia scritta da questi manifesti è una storia monca, e non solo per la quantità dei materiali raccolti. Molti dei gruppi attivi negli anni settanta (penso ad esempio al mio collettivo di Catania, "Differenza donna") non hanno lasciato immagini della propria esistenza, della quale si può ricostruire traccia solo attraverso testimonianze orali, se raccolte, se reperibili" (Baeri)

Importanti quindi sia le interviste alle donne che hanno vissuto la stagione del femminismo, sia le immagini. In questo senso il materiale della mostra si rivela di estrema importanza di cui le curatrici hanno dato una prima lettura che porta ad una mappa e ad una periodizzazione del movimento.

(Su questi temi vedi in particolare: Yasmine Ergas, Nelle maglie della politica - Femminismo, istituzioni e politiche sociali nell'Italia degli anni '70, Griff/Gruppo di ricerca sulla famiglia e condizione femminile, Franco Angeli, 1986 "Riguardarsi- Manifesti del Movimento politico delle donne in Italia" a cura di emma Baeri e Annarita buttafuoco, fondazione Elvira Badaracco, Milano Protagon Editori Toscani, Siena 1997 "Memoria", rivista di storia delle donne, n. 19-20 (1-2, 1987), Rosenberg&Sellier, dedicato a "Il movimento femminista negli anni '70")

L'abbandono di molte donne appartenenti ai gruppi della nuova sinistra, in favore della lotta politica all'interno del Movimento delle donne, segnò, a metà degli anni settanta, un capitolo decisivo per il femminismo e per la storia della sinistra. Su questo tema si segnala il saggio di Mariella Gramaglia "Affinità e conflitto con la nuova sinistra" su"memoria" n. 19-20 (1-2, 1987). Il saggio riguarda soprattutto il rapporto conflittuale tra femminismo e nuova sinistra, ma contiene anche alcune indicazioni sulla nascita del femminismo. La doppia militanza, nel Pci e nel movimento, è invece il tema del libro Care compagne, a cura di Laura Lilli e Chiara Valentini, Editori Riuniti,1979. E' una raccolta di interviste alle donne del PCI svolte nel 1978,un'indagine sociologica che consente di fare l'identikit non solo delle militanti, ma anche delle femministe e delle donne che parteciparono al movimento del sessantotto, visti i rapporti molto stretti che legano queste militanti a quei movimenti. La rottura con Lotta Continua, l'inizio della politica separata anche per le donne che fino a quel momento avevano militato anche nei gruppi misti, nei gruppi della sinistra extraparlamentare, si consuma nel 1975 e pone alcuni temi di riflessione ancora oggi molto interessanti, sia per la storia della sinistra, sia per il suo destino, oggi. Finita la stagione del coinvolgimento di massa del movimento femminista, la questione della politica e del potere viene affrontata, secondo Rossanda, con un nuovo "tirarsi fuori", che , malgrado la nuova consapevolezza politica che grazie al femminismo le donne hanno maturato, assomiglia dolorosamente ad un atteggiamento non nuovo nella storia delle donne. Per quanto riguarda le posizioni politiche e i temi del movimento femminista nella sua fase matura, fondamentali mi sembrano, per iniziare, alcune riflessione fatte da Rossana Rossanda a ridosso delle vicende della nascita e dei primi sviluppi del femminismo, contenute nel libro, Anche per me- Donna, persona, memoria dal 1973 al 1986, Saggi Feltrinelli,1986.

Gli articoli raccolti nel libro consentono di ricostruire il dibattito che ha impegnato le donne della sinistra sul tema del femminismo. Soprattutto le questioni della doppia militanza, dei rapporti col movimento degli studenti e i gruppi della nuova sinistra, col PCI. Dopo la metà degli anni settanta che fine hanno fatto le femministe? Si possono individuare (a memoria) alcuni percorsi da verificare, definiti concettualmente da due frasi ricorrenti in questi anni: andamento carsico del femminismo; femminismo diffuso (patrimonio ormai di tutte le donne, almeno a livello di coscienza). Ma il dato storico più rilevante è la produzione culturale negli anni ottanta, la nascita dei centri di documentazione sulla storia delle donne, la nascita della Società italiana delle storiche, delle Librerie e delle associazioni culturali. Questa è una direzione: l'altra è quella istituzionale: malgrado ci lamentiamo ancora della scarsa presenza femminile, è possibile valutare il rapporto donne e politica e donne e istituzioni per quello che è stato fatto e per quello che invece si è perduto. Ma qui cominciamo ad abbandonare il terreno della storia per quello , più difficile, dell'attualità. La ricerca che propongo si muove soprattutto attorno agli anni Sessanta-Settanta, le origini e le prime battaglie del femminismo. Non perché non sia altrettanto importante studiare gli sviluppi del femminismo negli anni ottanta e novanta, ma perché ritengo che i nodi dell'attualità siano da ricondurre anche ad una sorta di rimozione, ad un oblìo delle origini, intervenuto molto presto, già al volgere degli anni settanta, quando ancora tutto sembrava iniziare e invece finiva.

Conclusioni

Più che un quadro di riferimento ho inteso delineare alcuni temi possibili di una ricerca sulla storia del femminismo e alcuni spunti tratti da testi che mi sembrano particolarmente interessanti, allo stato delle mie conoscenze. Anche la ricostruzione storica può essere un fatto collettivo , o meglio ancora il frutto di un lavoro di relazioni. La rete internet è uno strumento formidabile che dobbiamo cercare di usare nel modo più efficace.

Per le fonti, oltre il citato catalogo della mostra Riguardarsi, importanti anche Rosalba Spagnoletti, I movimenti femministi in Italia, Samonà e Savelli, Roma, 1971 Testo fondamentale per le fonti . Scritto nel vivo delle prime battaglie e presenze del femminismo in Italia, raccoglie i primissimi documenti dei collettivi che erano appena nati e consente quindi di sia di ricostruire la cronologia sia di studiare i temi trattati, le varie posizioni assunte, le ascendenze culturali, il rapporto con la realtà di quegli anni. Biancamaria Frabotta (a cura di), Femminismo e lotta di classe in Italia (1970-1973), Savelli, 1975 (1973) Si tratta del primo tentativo di ricostruzione storica del movimento. Utile per seguire le varie interpretazioni sull'origine e la storia del movimento femminista ma anche come fonte per ricostruire la storia di alcuni gruppi, come per esempio il collettivo femminista di Gela, uno dei primi a nascere, non solo in Sicilia. E molto attivo a giudicare dai vari documenti che produce presenti in questo testo

In generale su questi argomenti, oltre ai testi citati, vedi: "Memoria", rivista di storia delle donne, n. 19-20 (1-2, 1987), Rosenberg&Sellier, dedicato a "Il movimento femminista negli anni '70" - Biancamaria Frabotta (a cura di), La politica del femminismo, Savelli, 1977 - Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale, Milano, Scritti di rivolta femminile, (rist.)1974 - Lea Melandri, L'infamia originaria, Milano, Edizioni Erba Voglio, 1977 - Lessico politico delle donne. Teorie del femminismo,a cura di Manuela Fraire, Milano, Gulliver, 1979 - Produrre e riprodurre, Roma, Cooperativa editrice Il Manifesto, 1984 - Maria Michetti-Margherita Repetto- Luciana Viviani, Udi. Laboratorio di politica delle donne, Roma, Cooperativa Libera Stampa, 1985 - Libreria delle donne di Milano, Non credere di avere dei diritti. La generazione della libertà femminile nell'idea e nelle vicende di un gruppo di donne, Milano, Rosenberg & Sellier, 1987 - Esperienza storica femminile nell'età moderna e contemporanea. Parte seconda, a cura di Anna Maria Crispino, Roma, Udi-La goccia, 1989 - Società italiana delle Storiche, Discutendo di storia. Soggettività, ricerca, biografia, Torino, Rosenberg & Sellier, 1990 - Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta, Milano, La Tartaruga, 1990 - Luisa Passerini, Storie di donne e femministe, Torino, Rosenberg & Sellier, 1991 - AA.VV, La ricerca delle donne- studi femministi in Italia, a cura di Maria Cristina Marcuzzo e Anna Rossi-Doria, in particolare Storia orale: dalla denuncia dell'esclusione all'interpretazione della soggettività,di Luisa passerini; Storie di vita e forme narrative della soggettività, di Laura Derossi;Femminismo e storia orale,di Roberta Fossati - Centro studi sul movimento di liberazione della donna in Italia, Dal movimento femminista al femminismo diffuso,a cura di A.R.Calabrò e L. Grasso, Milano, Angeli, 1985. - Lilith, Rete informativa di genere femninili, O. Cartaregia e P. De Ferrari (a cura di), Reti della memoria. Censimento di fonti per la storia delle donne in Italia, Genova, Coordinamento donne lavoro cultura, 1996 - M. Gramaglia, Il venir dopo e l'andare oltre del movimento femminista, in "Problemi del socialismo", XVII (1976), IV serie, n. 4, pp. 179-201 - L. Menapace, Per un movimento politico di liberazione della donna. Saggi e documenti, Verona, Bertani, 1972 - A.Rossi Doria, Le donne sulla scena politica, in Storia dell'Italia repubblicana, vol. I, Torino, Einaudi, 1994, pp. 779-846 - Centro studi e documentazione pensiero femminile, 100 titoli. Guida ragionata al femminismo degli anni settanta, a cura di A. Ribero e F. vigliani, Ferrara, Luciana Tufani Editrice, 1998. - G. Parca, Le italiane si confessano, Firenze, Parenti, 1959; II edizione, Milano, Feltrinelli 1964

   
   
   


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