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Yatra, un cd per i bambini-schiavi nelle miniere indiane


Mani Tese ha presentato alla Festa dell’Unità di Bologna Yatra, una compilation musicale che contiene – tra gli altri - brani di Jovanotti, Modena City Ramblers, e Nomadi. Alla presentazione
hanno partecipato con una esibizione live i gruppi Tupamaros e Marmaja, entrambi presenti nella compilation con loro canzoni.
Il ricavato del cd serve a finanziare un progetto nelle cave di calce di Piduguralla, in India. Dove anche i bambini sono costretti a lavorare tutto il giorno, per portare da mangiare alla famiglia.
«Da lontano il paesaggio è affascinante, ma quando ti avvicini vedi l’inferno». Da lontano, una grande pianura interrotta solo da grandi piramidi azteche, non si sa come finite in lì, in India. Da
vicino, bambini schiavi, costretti a lavorare in condizioni disumane. È stato questo contrasto a colpire Lorena Zanardini di Mani Tese arrivando a Piduguralla. Le imponenti piramidi, in realtà, sono
dei forni posti in cima a delle rocce scavate a gradoni. I bambini, insieme alle donne, costituiscono la maggioranza dei “lavoratori” delle cave di calce, da cui si estraggono i blocchi che finiscono
nei forni.
I più piccoli si occupano di spaccare i blocchi di calce in blocchi più piccoli, e portarli alla base delle “piramidi”, dove li aspettano i ragazzi, che li portano sulle spalle fino al forno.
Gli orari di lavoro sono massacranti, e i bambini della cava hanno i capelli gialli per le inalazioni respirate e per la malnutrizione.
L’azienda proprietaria delle cave, che commercia gli elementi chimici ottenuti dalla lavorazione della calce, appalta alle famiglie il lavoro a cottimo. Alle condizioni imposte dal datore di lavoro, il servirsi anche dei figli più piccoli per rispettare l’accordo è inevitabile. È il solito trucco, usato spesso nei paesi poveri anche dalle multinazionali: l’impresa sa benissimo di richiedere tempi di lavorazione impossibile per un lavoratore non sfruttato, ma appaltando, e talvolta sub-appaltando, i lavori a piccole ditte, in questo caso al nucleo familiare, “si lava le mani” da possibili responsabilità penali per sfruttamento, dichiarandosi allo scuro dei metodi di lavoro adottate dalle ditte al loro servizio.
In questa zona, a Sud-Est del continente asiatico, Mani Tese, che si occupa di progetti di cooperazione internazionale in diversi paesi in via di sviluppo, fa un costante monitoraggio delle condizioni di salute dei lavoratori delle cave, degli stabilimenti, ma anche dell’impatto ambientale dei forni.
«Spesso, dobbiamo svolgere insieme alla Ong indiana con cui lavoriamo una vera è propria azione di contrattazione sindacale, perché in quei posti i lavoratori, e i bambini, non hanno nessun
tipo di tutela, figuriamoci il sindacato…» dice Loredana Canarini, alzando le spalle. Lei è stata a vedere il progetto di Piduguralla due anni fa, quando era ancora agli inizi. In questi due anni il
progetto è andato avanti.
Loredana parla della lotta per ottenere condizioni di vita civili all’interno delle baraccopoli sorte intorno alle cave. Ricorda con piacere di come i volontari dell’Ong indiana improvvisino divertenti
spettacoli per gli abitanti delle baracche, con lo scopo di trasmettergli nozioni pratiche sull’utilizzo della fontana comune, ma anche una coscienza minima dei loro diritti basici. Tra i quali, per esempio, che i bambini hanno diritto a giocare e ad essere istruiti. In attesa che organismi economici internazionali come Wto, Fmi, e Banca mondiale, insieme a tutti i paesi ricchi, facciamo
qualcosa di concreto per non costringere le madri di Piduguralle a dover scegliere ogni giorno tra il cibo, e l’istruzione dei figli.

 

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