Con
i nuovi cellulari scoppia il caso della privacy
In
Australia e in Giappone sono già vietati nelle
palestre
di riccardo staglianò
ROMA
- Nelle docce degli spogliatoi australiani quello
di prendere "funghi" è diventato
il rischio numero due. Il primo, stando alle disposizioni
emanate di recente dalla Ymca, principale operatrice
di piscine e centri sportivi del paese, è quello
di essere immortalati insaponati a opera di qualche
guardone armato di videotelefonino. Che poi potrà
pubblicare al volo le istantanee su internet. Per
questo motivo i cellulari saranno banditi da varie
centinaia di polisportive. A Hong Kong, d'altronde,
la medesima soluzione era già stata adottata
nei mesi scorsi. Effetti collaterali che potrebbero
verificarsi sempre più spesso dal momento che,
solo in Giappone, ne sono stati venduti nel 2002 tredici
milioni di esemplari contro i due milioni degli Stati
Uniti e in Italia ne circolano già circa un
milione. Tanta gente con una macchina fotografica
sempre a disposizione, per di più in grado
di mostrare a tutto il mondo i propri scatti con la
facilità di un messaggino, non si era mai vista
prima.
I soggetti da inquadrare sono infiniti e si va dalla
goliardia al servizio pubblico. Tanto per restare
nel nostro paese si può citare l'accordo della
3, la prima ad aver commercializzato gli Umts nostrani,
con la clinica milanese Humanitas. Un vero video call
center dermatologico in cui, chi ha il videotelefonino,
si potrà far visitare da uno specialista a
distanza: "Non si vuole sostituire la visita
dal vivo - anticipa l'obiezione il portavoce Gianmarco
Litrico - ma è l'ideale per vedere che risultati
danno le cure". E cita varie altre situazioni
ricavate da un sondaggio tra i loro clienti in cui
i "cellulari con vista" si sono rivelati
utili: il geometra che può controllare lo stato
di avanzamento dei cantieri o l'artigiano che concorda
con il cliente il colore delle piastrelle da montare
in bagno.
Se
3 ha venduto centomila apparecchi nei primi 70 giorni
dal lancio e dichiara di proseguire a un ritmo di
10001500 ordini al giorno, il bilancio di Vodafone
aggiornato al marzo 2003 era di quasi 600 mila esemplari.
Alla stessa data Tim dichiarava 200 mila pezzi (a
fronte però di un milione di suoi telefoni
multimediali) e Wind ne aveva piazzati circa 75 mila
durante la scorsa promozione natalizia. "Un'immagine
vale più di 1000 parole" sintetizza Mauro
Sentinelli, direttore generale di Tim. È lui
l'autore di una raccomandazione alla Gsm Association
per cui "ogni telefonino dovrebbe ormai avere
una fotocamera" e prevede che "il vero boom
avverrà quando costeranno intorno ai 200 euro
(oggi se ne trovano a partire da 400, ndr)".
In
Giappone è già così e stanno
uscendo i primi modelli a 1,2 megapixel di risoluzione,
quella buona anche per la stampa. A Tokyo i ragazzini
fanno anche la fila per farsi truccare gli apparecchi,
rimuovendo il rumore del "clic" e poter
scattare ogni tipo di foto senza essere scoperti.
Un accorgimento consigliato per i tanti cultori nipponici
delle foto da sotto le gonne delle ragazze. E Phonebin.com
è un sito in cui queste e altre imprese possono
essere socializzate: basta spedire dal telefonino
l'immagine digitale a photos@phonebin.com e il vostro
scatto sarà messo online entro 15 minuti. Infatti
sulla homepage si legge una liberatoria: "La
navigazione del sito è a rischio dell'utente".
Ogni immagine concorre a una classifica. La vincitrice
di qualche giorno fa, ad esempio, era il primo piano
di un reggiseno di una sconosciuta che aveva deciso
di rendere eterno il momento in cui si era alzata
la maglietta.
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