La Moratti morosa
I professori dei corsi abilitanti aspettano ancora di essere
pagati
Letizia Brichetto
Moratti potrebbe, molto presto, essere costretta
dalla Corte dei conti a risarcire in solido - pagando cioè
personalmente - le spese che l'amministrazione scolastica sta
sostenendo per pagare i professori che negli anni passati hanno
tenuto i corsi nelle «sessioni riservate di abilitazione».
Andiamo
con ordine e spieghiamo come e perché. Si tratta di quelli
che
sono conosciuti come corsi abilitanti, indetti con le ordinanze
ministeriali 153/1999, 33/2000 e 1/2001. Questi corsi hanno
conferito l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole superiori
a
insegnanti di scuole elementari e medie. Esempio: l'insegnante
di
Lettere nelle Medie che intende abilitarsi in Italiano e latino
per i
licei; la maestra elementare laureata che intende abilitarsi
in Latino
e greco. Esistono anche esempi surreali: l'insegnante di
Educazione fisica che si abilita per insegnare Filosofia e storia
in
un liceo.
Il ministero
retto dalla Moratti ha fatto tenere i corsi, ha
riconosciuto le abilitazioni conferite, ma non ha mai pagato
i
docenti dei corsi né i loro responsabili didattici né
il personale
ausiliario e amministrativo che li ha resi possibili. Ha sempre
promesso, ma non ha mai pagato, mentre gli anni passano e si
è
fatto strada il sospetto che il ministero confidi in una prescrizione.
E' sicuramente
ragionando in questo modo che da qualche mese le
strutture amministrative ministeriali hanno messo in circolazione
documenti stranissimi. In uno di essi, diretto ai presidenti
dei corsi
(si tratta di dirigenti scolastici, cioè presidi) è
scritto: «Si prega,
pertanto, la S.V. (...) di dissuadere gli interessati dall'intraprendere
azioni legali, il cui iter procedurale sicuramente si concluderebbe
nello stesso periodo in cui questo ufficio si troverà
nella
condizione di poter effettuare, comunque, il pagamento per
disponibilità di fondi». In sostanza si chiede
ai presidi di dissuadere
i professori dall'intraprendere la strada del decreto ingiuntivo.
Ma
c'è di peggio. Fidando nel fatto che i professori non
leggono la
legge finanziaria (in cui, secondo le promesse morattiane,
sarebbero stati stanziati i fondi per retribuire i professori
che
hanno tenuto i corsi abilitanti), l'amministrazione scolastica
ha
persino inviato agli interessati una lettera in cui ha chiesto
le
coordinate bancarie per effettuare il pagamento delle competenze.
Un pietoso pretesto per guadagnare tempo.
Intanto
in varie città italiane i giudici del lavoro hanno emesso
decreti ingiuntivi che obbligano l'amministrazione scolastica
a
liquidare competenze arretrate, interessi e parcelle degli avvocati
cui i professori, attraverso il sindacato, si sono rivolti.
Decreti
ingiuntivi sono stati emessi a Siena, Firenze, Arezzo, Bari,
La
Spezia, Milano, Roma, e riguardano sia il personale docente
sia il
personale Ata.
Ragioniamo
brevemente sulla forma che, in questo modo, è stata
assunta dal problema. Il ministero della Moratti è indebitato
con
una schiera di professori; ha promesso di far inserire in finanziaria
le somme necessarie, ma la promessa non è stata mantenuta:
o
perché lo staff della ministra è costituito da
gente di animo
leggero, oppure perché la ministra non conta nulla rispetto
a
Tremonti. Ora la «leggerezza» verrà pagata
con aggiunta di
interessi e spese legali. La procedura dell'ingiunzione di
pagamento consiste nel pignorare somme del debitore dovunque
esse siano. Verranno perciò prelevate da altri capitoli,
il che
significa che verranno sottratte da altre voci di spesa e che
si
configura l'eventualità di sequestri conservativi di
attrezzature
ministeriali e di immobili.
ANTONIO
PEDUZZI