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Niente lacrime sul Risiko di Stefano Gagni

Ormai è chiaro: “shock and awe” (colpisci e terrorizza) si è tramutato come per magia in “slaught and hide” (macella e nascondi). Mentre Bush era impegnato nel dire alla sua gente che la guerra sarebbe stata come un “lampo” (però non del genere di quelli che se ne vedono a Baghdad), il nostro Berlusconi, forse per un vuoto di memoria (che sia stata l’intervista a sua moglie ad aver causato la patologia?), si dimenticava di aver deciso che il suo paese avrebbe partecipato al conflitto e parlava di quote latte al consiglio europeo (gli interessi degli elettori leghisti sono prioritari e comunque molto più comodi di una posizione veramente scomoda) nonostante gli altri membri abbiano manifestato il loro dissenso per l’evidente perdita di tempo.

Non dobbiamo preoccuparci però! Ad esprimere pareri ed opinioni sulla guerra in corso, che sta facendo decine su decine di vittime civili, al posto del presidente del consiglio, il quale è probabilmente impegnato in altro (non lo si vede in video dal periodo delle strette di mano), c’è la sua fantasmagorica equipe di fedelissimi composta da direttori di quotidiani, ministri, parlamentari (guida la truppa Vittorio Feltri) e chi più ne ha più ne metta. A turno sono chiamati a sostenere l’appoggio alla coalizione “dei volenterosi” in ogni sorta di programma Raiset: da quelli che fino a prima della guerra parlavano degli amori delle letterine (con tutto rispetto per le letterine ed un po’ di meno per i conduttori delle trasmissioni stesse) ai talk show più famosi come il MCS e Porta a Porta nel quale, per la gioia di grandi e piccini, è stato introdotto il momento del gioco nel quale, il generale Arpino e Bruno Vespa, giocano a Risiko sulla mappa dell’Iraq. Hanno proprio tutto: le bandierine, i carri armati la fanteria. Però a guardar bene, più attentamente, una categoria di pupazzetti manca: quella dei civili. Che fine hanno fatto?
La loro assenza nel Risiko di porta a porta potrebbe essere dipesa dal fatto che possiedono una versione magari troppo economica del gioco, che non dovrebbe essere la stessa adottata dal generale Tommy Franks. A occhio e croce, stando ai due missili statunitensi (Robert Fisk, inviato a Baghdad del quotidiano inglese Indipendent, ne ha raccolto le prove) caduti “accidentalmente” sul mercato della capitale irachena in pieno giorno, la versione del Risiko è, purtroppo, la stessa ed identica di Bruno Vespa. E mentre leggiamo che i bambini iracheni, nel peggiore dei casi, vedono morire tutti i loro familiari (come Alì, di Baghdad, che ha perso entrambe le braccia oltre che alla famiglia) sotto i bombardamenti “chirurgici” statunitensi, nella pagina accanto vediamo una commovente intervista a Condoleeza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale, nella quale dice di aver dovuto consolare il proprio figlio di 6 anni che, vedendo le immagini delle bombe su Baghdad in tv, aveva pensato che il padre, ufficiale dei marines, stesse combattendo lì. La mamma per consolarlo ha preso un mappamondo e gli ha fatto vedere che l’Iraq è lontanissimo da dove lavora il suo papà: al piccolo è subito tornato il sorriso innocente di un’età senza peccato. Purtroppo i bambini iracheni non sono così fortunati da poter vedere la guerra come un puntino su un bel mappamondo colorato o su uno schermo: loro ce l’hanno dentro casa.

Signori (con la s maiuscola) vi faccio solo una domanda, alla quale probabilmente non risponderete mai: il petrolio, i soldi, il potere valgono così tanto? Più dell’infanzia? Più della vita?
Roba da perdere il sonno eh.
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