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Ciao Alberto...
Come ricordare egregiamente un attore immortale?
Luca Salici

E' sempre difficile scrivere qualcosa in ricordo di una persona scomparsa da poco, specialmente se tale persona è conosciuta da tutti ed è uno dei più grandi interpreti italiani. E' difficile perché si corre il rischio di essere banali, e purtroppo l'Albertone nazionale non si merita di essere ricordato solo per i servizi mediatici di quei due-tre giorni in seguito alla sua morte.
Come ricordarlo allora?
Possiamo ricordarlo parlando della sua carriera…servirebbero diverse cartelle per descrivere i suoi film (quasi 200), ma quando si pensa a Sordi lo colleghiamo al filone neorealista del dopoguerra e alla commedia all'italiana. Sordi è stato interprete di molti ruoli, ha rappresentato vizi e virtù italiani al meglio, divenendo addirittura una sorta di campione nazionale delle suddette: inizia con il boy-scout di parrocchia di "Mamma mia, che impressione!" (1951), poi alla corte di Fellini è un fannullone ne "I vitelloni" (1954), conformista per eccellenza in "Un eroe dei nostri tempi" (1955), finto censore ne "Il moralista" (1959), soldato semplice "La grande guerra" (1959), idealista deluso "Una vita difficile" (1961), imprenditore indebitato "il boom" (1963), professionista rampante "Il medico della mutua" (1968), comico d’avanspettacolo "Polvere di stelle" (1973), rappresentante d’armi "Finché c’è guerra, c’è speranza" (1974), pensionato ferocemente vendicativo di "Un borghese piccolo piccolo" (1977). Insomma con le sue interpretazioni ha abbracciato sempre ruoli in cui l’italiano medio poteva identificarsi facilmente. Ruoli proposti con mille piccole variazioni, sfumature, aggiustamenti personali che hanno reso mitiche sia le interpretazioni che la figura d'attore di Alberto Sordi. Figura accentuata dal suo magico calarsi nella parte ma allo stesso tempo dal non fossilizzarsi su tipi standard di personaggi, ciò enorme segno della sua professionalità e flessibilità.
Possiamo ricordarlo per le sue apparizioni in televisione…apparizioni in cui ha dato sempre l’immagine di un fratello per gli adulti e di nonno per i ragazzi. Dal suo personaggio televisivo traspariva il vero carattere di Sordi, una persona divertente e divertita dalla vita, ma che teneva in cuore della malinconia evidente a chi lo guardava dall’esterno.
Possiamo ricordarlo per quello che è successo il giorno della sua morte…fin dalla mattina del 25 febbraio si sono susseguiti servizi speciali in tv sulla sua scomparsa e come da un paio d’anni succede, la comunicazione via cellulare ha fatto balzare la notizia in tutti i posti delle città, dalle università agli ospedali, passando per i vari posti di lavoro.
Possiamo ricordarlo per ciò che è successo il giorno dopo alla sua morte…migliaia di persone si sono messe in fila ed hanno aspettato varie ore per avere l’opportunità di regalargli l’ultimo saluto nella camera ardente. Salutare per l’ultima volta il personaggio che da sempre ha rappresentato l’italianità e la romanità nel mondo intero.
Possiamo ricordarlo anche per il suo funerale…in cui erano presenti gli organi superiori dello stato che si confondevano con le centinaia di persone umili giunte in chiesa, come a sottolineare il fatto che Alberto sia stato un punto di riferimento sia per i potenti che per il cosiddetto popolo. Grande commozione ha suscitato il suo funerale, e la cosa più bella è che è stato scandito all’esterno dai film di Sordi che venivano proiettati in un maxischermo vicino alla chiesa. Forse proprio come voleva lui.
Possiamo ricordarlo come merita…come una persona, che seppur scomparsa, continui a vivere nell’immortalità dei suoi film. Forse per renderlo felice non era importante fare speciali o talk-show improvvisati dell’ultimora (mi riferisco ai vari Costanzo & Vespa sempre alla ricerca dell’ascolto), bastava ricordarlo con i suoi film, che rappresentano la sua persona e che forse gli rendono più giustizia rispetto ad i fiumi di parole che le persone che più o meno lo avevano conosciuto hanno gettato sul suo ricordo.
Alberto non se n’è andato…sarà immortale perché vivrà per sempre all’interno delle sue opere.


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