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Catania centro Zo Culture 06.03.2003

Michele Santoro: "la cultura è disordine, anche l’informazione"
Alessandro Calleri
 


E così Santoro ritorna in TV grazie ad una sentenza del tribunale.

Il reclamo che ho posto contro rai è stato avvallato dalle decisioni del giudice e da un colleggio di tre giudici per cui è evidente che adesso dobbiamo necessariamente tornare a lavorare esattamente come prima, cioè nella stessa maniera in lo facevamo fino a poco tempo fa, con trasmissioni di prima e di seconda serata o con proposte equivalenti. Attualmente la rai non sta rispondendo in maniera spedita a queste intimazioni del giudice tuttavia ci sembra di aver trovato un’azienda più propensa a trattare sulle sue posizioni.

Realisticamente pensa che in questa stagione sia possibile riprendere le trasmissioni.

Uno dei punti fondamentali dovrebbe essere il fatto che la redazione cominci a lavorare subito.

Rai ultimamente non significa solo televisione, ultimamente la radio va benissimo, Santoro e il suo gruppo ha mai pensato alla radio.

Non abbiamo pensato alla radio perché il nostro modo di lavorare è diverso di quello di molti autori che lavorano in rai, di quelli che fanno sette serate in Tv e poi magari fanno il programma radiofonico; noi siamo una struttura di approfondimento che viene valorizzata al massimo quando si lega alla necessità di una rete. Questo ci porta ad andare in onda per periodi molto lunghi durante l’anno, la scorsa stagione abbiamo fatto trentatre prime serate, un record, il nostro è un modo un po’ diverso di lavorare. Non ci sentiamo di escludire niente ma è chiaro che la radio, per un gruppo così importante, diventa uno spazio un po’ angusto.

Cosa pensa sul prossimo CDA Rai e sulla posizione del centro sinistra.

La posizione del centro sinistra mi sembra in questo momento molto flessibile, so che attualmente ci sono riunioni in corso all’interno delle quali stanno valutando la proposta dei presidenti delle camere. L’idea che preferisco è quella di un “presidente” di garanzia” piuttosto che quella di un presidente all’opposizione il quale sarebbe costretto a trovarsi davanti altri quattro consiglieri pronti a mordere in ogni momento. Una persona può dirsi presidente esprime la linea di un organismo collettivo, qualcuno capace di coalizzare un consiglio che lo riconosca come tale, ma se è costretto a trattare su ogni punto con gli altri quattro consiglieri che stanno dall’altra parte credo che questo sia sbagliato e contrario allo spirito della legge. La legge a tal proposito si esprime molto chiaramente, dice che i membri del consiglio di amministrazione debbono essere personalità indipendenti, quindi non politici, né Del Turco o Petruccioli o Albertoni.

L’importanza del gruppo redazionale, come si scontra questo tema con l’attuale struttura produttiva della rai.

Io credo fermamente nella Factory penso che un autore si esprima meglio attraverso un gruppo produttivo e creativo. Il nostro gruppo era uno delle poche linee di prodotto interamente Rai. La rai oggi produce pochissimi programmi di successo all’interno, sono quasi tutti programmi che si realizzano acquistando dei format oppure dando appalti a grandi impresari come Ballandi; noi eravamo una delle poche cose che la rai produceva da se. L’informazione di approfondimento è una delle poche cose che la rai riesce ancora a produrre in proprio ed è un genere televisivo che la fa diversa da Mediaset la quale, sull’informazione di approfondimento, non è assolutamente in grado di competere con la Rai se quest’ultima schiera tutto il suo potenziale.

Socci? (il conduttore di Exscalibur)

Socci è uno che sta studiando, lasciamolo studiare e sperimentare poi potremo dare una valutazione più avanti.

Però una palestra come le prime serate su rai due non è magari un po’ eccessivo…

Io sono sempre favorevole a qualunque tipo di azzardo culturale ma nessuno dovrebbe andare in onda senza degli obiettivi precisi però se l’editore o il direttore di rete riconosce ad una persona un talento straordinario e vuole provare a metterlo subito in prima serata facendogli saltare tutta la fase di formazione non vedo perché non dovrebbe farlo; se sbaglia è chiaro che dovrebbe pagarne le conseguenze.

Quanto è scollata l’azienda Rai da paese reale.

La televisione in genere è scollata dalla realtà, questo è un processo che va avanti in tutto il mondo, la televisione americana non rappresenta la realtà anche se è decisamente migliore della televisione italiana. La televisione generalista è quella che ha perso i maggiori ascolti non possiamo certamente dire che la rappresentazione della realtà che fa la televisione americana sia completa anzi negli ultimi tempi è diventata molto parziale.

Biagi, un’altra grande mancanza dai palinsesti Rai, possiamo adesso sperare in un suo ritorno?

La sua “estromissione” dalla programmazione è un vuoto che si è creato nell’immagine del servizio pubblico. Stiamo parlando del principale anchorman italiano, di quello più credibile di quello che è in testa a tutti gli indici di credibilità, non vedo per quale motivo non debba lavorare in rai. Non c’è nessuna ragione tranne il fatto che Berlusconi in Bulgaria ha detto chiaramente che Biagi, Santoro e Luttazzi non avrebbero dovuto trovare spazio. Oltre a questa ragione politica non credo che ci sia nessun’altra ragione possibile. Spero vivamente che l’azienda torni sui suoi passi e che Biagi sia ancora disponibile a rivalutare la sua situazione perché mi risulta che sia molto amareggiato e dispiaciuto.

Il problema per la libertà di informazione in Italia è solo Berlusconi?

No, assolutamente! Io considero Berlusconi una malattia del sistema politico italiano, non ci sarebbe Berlusconi se non fosse anche ammalata anche l’opposizione a Berlusconi. Questa malattia rappresenta l’assenza di una cultura veramente liberale nei rapporti con i mezzi di comunicazione, un male comune anche alla sinistra la quale in passato non ha gestito certamente benissimo la Rai. Questo deriva dal fatto di non aver ancora accettato che la cultura è disordine, anche l’informazione è disordine, tutto ciò che è cultura e informazione va accettato come disordine. Gli eccessi della stampa per un liberale non esistono. Camillo Benso di Cavour, che sicuramente non era di sinistra ma era un vero liberale, era contrario a prendere misure contro gli eccessi della stampa tranne per quanto riguarda la diffamazione, per il resto la stampa deve essere libera, libera.

Privatizzare la rai in questo momento è possibile.

Ma chi dovrebbe privatizzare la rai? Berlusconi? Se in questo momento si riuscisse a fare un consiglio di amministrazione davvero autorevole, veramente di garanzia, veramente libero allora forse sarebbe possibile proporre delle forme di privatizzazione. Non dobbiamo dimenticare però che la rai vive del 50% di canone e del 50% di pubblicità, non è interamente pubblica, quindi distinguere ciò che è gestito in funzione del canone da ciò che è gestito in funzione delle risorse pubblicitarie sarebbe già una forma di privatizzazione. Dovremmo fare in modo che i programmi che vivono del canone vengano etichettati da una sorta di bollino verde, “programma di servizio pubblico”.

Stasera si parlerà di flessibilità nel mondo del lavoro, cosa possiamo dire a tal proposito sul precariato dei giornalisti.

Quando la flessibilità è una forma per mascherare una forma di dipendenza il rapporto deve diventare di dipendenza, inutile trovare sotterfugi per creare una serie B che rimanga tale per sempre. Una flessibilità che serva per favorire l’ingresso alla professione va benissimo ma quando ci sono rapporti di lavoro che durano per dieci-quindici anni in questo modo non va più bene.

Televisione non è solo Rai o Mediaset, anche l’emittenza locale sembra che non stia attraversando un buon momento

Ci vogliono interventi per far crescere l’emittenza locale ma battersi anche in questo contesto affinché vi sia un pluralismo reale, ad esempio in Sicilia è chiaro non c’è un pluralismo proprietario, le emittenti locali fanno capo tutte ad un unico proprietario.

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