E così Santoro ritorna in TV grazie ad una sentenza
del tribunale.
Il reclamo
che ho posto contro rai è stato avvallato dalle
decisioni del giudice e da un colleggio di tre giudici
per cui è evidente che adesso dobbiamo necessariamente
tornare a lavorare esattamente come prima, cioè
nella stessa maniera in lo facevamo fino a poco tempo
fa, con trasmissioni di prima e di seconda serata
o con proposte equivalenti. Attualmente la rai non
sta rispondendo in maniera spedita a queste intimazioni
del giudice tuttavia ci sembra di aver trovato un’azienda
più propensa a trattare sulle sue posizioni.
Realisticamente pensa che
in questa stagione sia possibile riprendere le trasmissioni.
Uno dei punti fondamentali dovrebbe
essere il fatto che la redazione cominci a lavorare
subito.
Rai
ultimamente non significa solo televisione, ultimamente
la radio va benissimo, Santoro e il suo gruppo ha
mai pensato alla radio.
Non abbiamo pensato alla radio perché
il nostro modo di lavorare è diverso di quello
di molti autori che lavorano in rai, di quelli che
fanno sette serate in Tv e poi magari fanno il programma
radiofonico; noi siamo una struttura di approfondimento
che viene valorizzata al massimo quando si lega alla
necessità di una rete. Questo ci porta ad andare
in onda per periodi molto lunghi durante l’anno,
la scorsa stagione abbiamo fatto trentatre prime serate,
un record, il nostro è un modo un po’
diverso di lavorare. Non ci sentiamo di escludire
niente ma è chiaro che la radio, per un gruppo
così importante, diventa uno spazio un po’
angusto.
Cosa pensa sul prossimo
CDA Rai e sulla posizione del centro sinistra.
La posizione del centro sinistra
mi sembra in questo momento molto flessibile, so che
attualmente ci sono riunioni in corso all’interno
delle quali stanno valutando la proposta dei presidenti
delle camere. L’idea che preferisco è
quella di un “presidente” di garanzia”
piuttosto che quella di un presidente all’opposizione
il quale sarebbe costretto a trovarsi davanti altri
quattro consiglieri pronti a mordere in ogni momento.
Una persona può dirsi presidente esprime la
linea di un organismo collettivo, qualcuno capace
di coalizzare un consiglio che lo riconosca come tale,
ma se è costretto a trattare su ogni punto
con gli altri quattro consiglieri che stanno dall’altra
parte credo che questo sia sbagliato e contrario allo
spirito della legge. La legge a tal proposito si esprime
molto chiaramente, dice che i membri del consiglio
di amministrazione debbono essere personalità
indipendenti, quindi non politici, né Del Turco
o Petruccioli o Albertoni.
L’importanza del gruppo
redazionale, come si scontra questo tema con l’attuale
struttura produttiva della rai.
Io credo fermamente nella Factory
penso che un autore si esprima meglio attraverso un
gruppo produttivo e creativo. Il nostro gruppo era
uno delle poche linee di prodotto interamente Rai.
La rai oggi produce pochissimi programmi di successo
all’interno, sono quasi tutti programmi che
si realizzano acquistando dei format oppure dando
appalti a grandi impresari come Ballandi; noi eravamo
una delle poche cose che la rai produceva da se. L’informazione
di approfondimento è una delle poche cose che
la rai riesce ancora a produrre in proprio ed è
un genere televisivo che la fa diversa da Mediaset
la quale, sull’informazione di approfondimento,
non è assolutamente in grado di competere con
la Rai se quest’ultima schiera tutto il suo
potenziale.
Socci? (il conduttore di
Exscalibur)
Socci è uno che sta studiando,
lasciamolo studiare e sperimentare poi potremo dare
una valutazione più avanti.
Però una palestra come le
prime serate su rai due non è magari un po’
eccessivo…
Io sono sempre favorevole a qualunque
tipo di azzardo culturale ma nessuno dovrebbe andare
in onda senza degli obiettivi precisi però
se l’editore o il direttore di rete riconosce
ad una persona un talento straordinario e vuole provare
a metterlo subito in prima serata facendogli saltare
tutta la fase di formazione non vedo perché
non dovrebbe farlo; se sbaglia è chiaro che
dovrebbe pagarne le conseguenze.
Quanto è scollata
l’azienda Rai da paese reale.
La televisione in genere è
scollata dalla realtà, questo è un processo
che va avanti in tutto il mondo, la televisione americana
non rappresenta la realtà anche se è
decisamente migliore della televisione italiana. La
televisione generalista è quella che ha perso
i maggiori ascolti non possiamo certamente dire che
la rappresentazione della realtà che fa la
televisione americana sia completa anzi negli ultimi
tempi è diventata molto parziale.
Biagi, un’altra grande
mancanza dai palinsesti Rai, possiamo adesso sperare
in un suo ritorno?
La sua “estromissione”
dalla programmazione è un vuoto che si è
creato nell’immagine del servizio pubblico.
Stiamo parlando del principale anchorman italiano,
di quello più credibile di quello che è
in testa a tutti gli indici di credibilità,
non vedo per quale motivo non debba lavorare in rai.
Non c’è nessuna ragione tranne il fatto
che Berlusconi in Bulgaria ha detto chiaramente che
Biagi, Santoro e Luttazzi non avrebbero dovuto trovare
spazio. Oltre a questa ragione politica non credo
che ci sia nessun’altra ragione possibile. Spero
vivamente che l’azienda torni sui suoi passi
e che Biagi sia ancora disponibile a rivalutare la
sua situazione perché mi risulta che sia molto
amareggiato e dispiaciuto.
Il problema per la libertà
di informazione in Italia è solo Berlusconi?
No, assolutamente! Io considero
Berlusconi una malattia del sistema politico italiano,
non ci sarebbe Berlusconi se non fosse anche ammalata
anche l’opposizione a Berlusconi. Questa malattia
rappresenta l’assenza di una cultura veramente
liberale nei rapporti con i mezzi di comunicazione,
un male comune anche alla sinistra la quale in passato
non ha gestito certamente benissimo la Rai. Questo
deriva dal fatto di non aver ancora accettato che
la cultura è disordine, anche l’informazione
è disordine, tutto ciò che è
cultura e informazione va accettato come disordine.
Gli eccessi della stampa per un liberale non esistono.
Camillo Benso di Cavour, che sicuramente non era di
sinistra ma era un vero liberale, era contrario a
prendere misure contro gli eccessi della stampa tranne
per quanto riguarda la diffamazione, per il resto
la stampa deve essere libera, libera.
Privatizzare la rai in questo
momento è possibile.
Ma chi dovrebbe privatizzare la
rai? Berlusconi? Se in questo momento si riuscisse
a fare un consiglio di amministrazione davvero autorevole,
veramente di garanzia, veramente libero allora forse
sarebbe possibile proporre delle forme di privatizzazione.
Non dobbiamo dimenticare però che la rai vive
del 50% di canone e del 50% di pubblicità,
non è interamente pubblica, quindi distinguere
ciò che è gestito in funzione del canone
da ciò che è gestito in funzione delle
risorse pubblicitarie sarebbe già una forma
di privatizzazione. Dovremmo fare in modo che i programmi
che vivono del canone vengano etichettati da una sorta
di bollino verde, “programma di servizio pubblico”.
Stasera si parlerà
di flessibilità nel mondo del lavoro, cosa
possiamo dire a tal proposito sul precariato dei giornalisti.
Quando la flessibilità è
una forma per mascherare una forma di dipendenza il
rapporto deve diventare di dipendenza, inutile trovare
sotterfugi per creare una serie B che rimanga tale
per sempre. Una flessibilità che serva per
favorire l’ingresso alla professione va benissimo
ma quando ci sono rapporti di lavoro che durano per
dieci-quindici anni in questo modo non va più
bene.
Televisione non è
solo Rai o Mediaset, anche l’emittenza locale
sembra che non stia attraversando un buon momento
Ci vogliono interventi per
far crescere l’emittenza locale ma battersi
anche in questo contesto affinché vi sia un
pluralismo reale, ad esempio in Sicilia è chiaro
non c’è un pluralismo proprietario, le
emittenti locali fanno capo tutte ad
un unico proprietario. |