L'ARTICOLO "INCRIMINATO"pubblicato
su La repubblica Palermo : L´ANTISICILIANOUNA
BORSA DI CARTIER IMBOTTITA
Di Marco Travaglio
Tutta l´Italia dei movimenti
e dei girotondi guardava a Palermo con speranza.
Una speranza che faceva di Palermo
un nuovo punto di riferimento, come negli anni d´oro della
"primavera siciliana", poi troppo presto precipitata
nell´autunno senza nemmeno passare per l´estate. La
speranza sbocciava dall´esperimento delle elezioni primarie,
cioè dall´unico strumento che, se usato bene, potrebbe
restituirci un po´ di democrazia espropriando gli apparati
di partito.
Purtroppo quella speranza sembra durata lo spazio di un mattino.
O almeno si è di molto ridimensionata. Anzi, visto il risultato
finale, l´esperienza palermitana rischia di diventare un
boomerang che potrebbe dissuadere altri dal riprovarci, dal pronunciare
ancora la parola «primarie».
Perché è vero che la proposta iniziale per una vera
consultazione della base sulle candidature provinciali, senza
truppe cammellate né trucchetti da Ancien Regime, è
stata poi snaturata da una convention che è il tipico distillato
dei migliori laboratori della peggiore partitocrazia. E non ha
nulla a che vedere con le primarie all´americana, quelle
vere, quelle che Paolo Flores d´Arcais ha cercato di ridisegnare
sull´ultimo numero di MicroMega per scongiurare manovre
gattopardesche. La vittoria finale di un politico di lungo corso
come Luigi Cocilovo, ex Cisl, ex D´Antoni, ex Ppi, ora Margherita,
era lo sbocco naturale. E forse i girotondi, i movimenti e lo
stesso gruppo dei professori hanno pagato un tasso eccessivo di
ingenuità, lasciandosi irretire in una tela di ragno che
ha finito con l´intrappolarli, in un meccanismo che ora
li costringe a legittimare una candidatura non proprio venuta
«dal basso», dalla base, dalla società civile.
Fin qui, il metodo.
E ora il nome. Cocilovo, chi era
costui?
Chi scrive si era imbattuto, scrivendo
"La Repubblica delle banane" (Editori Riuniti, 2001),
insieme al collega Peter Gomez, in un certo Luigi Cocilovo.
Anche lui era palermitano, uomo
Cisl, amico di D´Antoni.
Il suo nome compariva nelle agende
di Pierfrancesco Pacini Battaglia, il banchiere italo-svizzero
che dirigeva il traffico delle mazzette sui grandi affari, dall´Eni
all´alta velocità ferroviaria.
Quel Cocilovo risultava aver incontrato
Pacini un paio di volte nel 1996. Secondo il Corriere della Sera,
«risulta battezzato "Cocilovo" uno dei conti svizzeri
registrato su un´agenda di Pacini Battaglia. Il quale nella
sua rubrica telefonica ha scritto tutti i numeri di Cocilovo:
abitazione, centralino Cisl e cellulare Gsm». Cocilovo confermò
di conoscere Pacini: «Mi è stato presentato - spiegò
ai magistrati - nel 1995 da comuni conoscenti, a lui collegati
da rapporti del tutto privati di frequentazione familiare».
E ammise di averlo incontrato un paio di volte: «Due pomeriggi
domenicali, su invito dei comuni amici di famiglia di cui sopra».
Ma escluse «radicalmente di avere alcun conto corrente in
Svizzera o comunque all´estero e di aver mai avuto con il
Pacini rapporti di interesse finanziario».
Poi però quel Luigi Cocilovo rimase impigliato in un´altra
inchiesta, ben più spinosa e imbarazzante. Quella sui 350
milioni che l´imprenditore messinese Domenico Mollica gli
avrebbe versato per la Cisl siciliana in cambio di un po´
di «pace sociale» nei suoi cantieri martoriati dagli
scioperi. Il primo a parlarne, dinanzi alla Procura di Messina,
fu lo stesso Mollica il 6 febbraio 1995: «Alcuni progetti
mi furono finanziati attraverso l´interessamento dell´onorevole
Nicolosi (Rino, all´epoca presidente della Regione Sicilia,
ndr) collegato a una dazione di 350 milioni di lire che io, su
sua precisa indicazione, effettuai nelle mani di un funzionario
Cisl, tale dottor Cocilovo, oggi stretto collaboratore del segretario
D´Antoni, presso gli stessi locali di piazza Politeama a
Palermo, e il cui destinatario finale doveva essere lo stesso
sindacato, così almeno mi fu detto».
In un successivo interrogatorio, il 13 giugno '95, Mollica aggiunse
altri particolari: «Dopo la dazione di denaro, il sindacato
non mi creò più problemi, sia in quel cantiere (a
Modica, ndr) sia in tutti gli altri che avevo. Ricordo che, ad
accompagnarmi nell´ufficio del sindacato in piazza Politeama,
fu il professor Alessandro Musco, consulente dell´on. Nicolosi.
Il Musco peraltro, al momento in cui consegnai al Cocilovo una
borsa Cartier piena zeppa di banconote da 100 mila, era presente;
esso sapeva che all´interno della borsa vi erano 350 milioni
nonché il motivo per cui li stavo consegnando». Musco
conferma tutto, ricordando per filo e per segno quel viaggio in
auto con Mollica, il quale «al momento in cui entrò
nella stanza del Cocilovo, aveva una borsa elegante». All´uscita,
invece, non più. Mollica racconta di aver aperto la Cartier,
rovesciato le banconote sul tavolo, richiuso la borsa e fatto
per uscire dall´ufficio. Sennonché Cocilovo, con
un cenno negativo, lo richiamò indietro: gradiva anche
la Cartier e Mollica dovette lasciargli anche quella. «Valeva
4 milioni e mezzo», sospirò poi davanti ai magistrati.
L´inchiesta messinese passò per competenza a Palermo.
Qui Cocilovo fu rinviato a giudizio insieme a Musco e Mollica
per corruzione aggravata. E subito eletto parlamentare europeo
nelle liste del Ppi. Il processo di primo grado è di quelli
che fanno epoca: Mollica condannato a 3 anni di reclusione per
aver versato 350 milioni a Cocilovo, Cocilovo assolto (come pure
Musco) per avere incassato 350 milioni da Mollica. Miracoli della
riforma del cosiddetto «giusto processo». Mollica
infatti, in aula, si avvale della facoltà di non rispondere.
Così le sue dichiarazioni al pm valgono soltanto contro
di lui, ma non contro gli altri. Nella sentenza del Tribunale
di Palermo (21 giugno 2002), comunque, si legge che Cocilovo fu
«collettore di una tangente, disposto anche a concedere
favori sindacali» e «percettore di un contributo elettorale».
Ma non può essere condannato. Pare uno scherzo, invece
è il «giusto processo».
Ora, a Palermo, "Cocilovo" è un cognome piuttosto
diffuso. C´è dunque da augurarsi che fra il Luigi
Cocilovo amico di Pacini Battaglia e collezionista di Cartier
imbottite, e il Luigi Cocilovo candidato dell´Ulivo alle
elezioni provinciali dopo la grande convention, ci sia soltanto
un rapporto di omonimia. Altrimenti qualcuno potrebbe credere
che i due siano la stessa persona. E pensare a un altro scherzo
di pessimo gusto.
fonte: http://www.democrazialegalita.it/cocilovodoc.htm
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