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www.donvitaliano.it
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In
passato non ha esitato a incatenarsi alle sbarre
del centro di detenzione di Ponte Galeria in
solidarietà con gli immigrati incarcerati
senza processo. Non solo, si è fatto
denunciare per una manifestazione a sostegno
dei curdi, ma ha trasformato la sua parrocchia
di Sant’Angelo a Scala (Avellino) in una
succursale degli zapatisti del Chiapas subendo
anche un attentato incendiario.E certamente
don Vitaliano della Sala, che ormai per tutti
è “il prete dei centri sociali"
o “il cappellano di Rifondazione",
non poteva mancare al Gay Pride. Per l’occasione
si è messo anche la tonaca, che lascia
quasi sempre in sacrestia.
Don Vitaliano Della Sala è
nato a Mercogliano (Av), nella diocesi di Montevergine,
nel 1963. E’ entrato nel Seminario abbaziale
di Montevergine nel 1974 e successivamente nel
Seminario arcivescovile di Benevento dal quale
è stato espulso nel 1981 per “indisciplina”.
E’ stato riammesso nel 1983 nel
Pontificio seminario interregionale campano
di Napoli dal quale è stato nuovamente
espulso nel 1985 per l’insofferenza manifestata
nei confronti della vita di seminario.
Ha continuato gli studi teologici da esterno
prima presso la Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale, nella sezione
San Luigi, e poi a Roma presso la Pontificia
Università Lateranense.
Nel dicembre dell’89 è andato in
Palestina con l’organizzazione Peace Now.
Il 24 ottobre 1992 è stato finalmente
ordinato prete, a Mercogliano, da mons. Joseph
Vianney Fernando vescovo di Kandy (Sri Lanka).
L’8 dicembre dello stesso anno è
diventato parroco della parrocchia San Giacomo
Apostolo di Sant’Angelo a Scala (Av),
un paese di circa 600 abitanti alle falde del
Partenio.
Nell’agosto del 1993, durante la guerra
nella ex Jugoslavia, ha partecipato al viaggio
di pace e solidarietà organizzato da
“Beati i costruttori di pace”. Nella
ex Jugoslavia è ritornato altre tre volte
durante il conflitto.
Nel novembre 1994, come insegnante di religione,
insieme ai ragazzi del movimento studentesco
di Avellino, ha partecipato all’occupazione
di alcune scuole e con un gruppo di giovani
a quella dell’ex cinema Eliseo di Avellino.
Per quest’ultima occupazione è
stato rinviato a giudizio.
Si è interessato della ricostruzione
in Irpinia attuando uno sciopero della fame
per attirare l’attenzione sui gravi ritardi
e sulle speculazioni che l’hanno accompagnata.
Sebbene non invitato, ha preso la parola al
Convegno sulla ricostruzione post sismica tenutosi
ad Avellino il 30 gennaio 1995, presente il
Presidente della Camera dei Deputati on. Irene
Pivetti, per denunciare sprechi, lentezze e
illeciti della ricostruzione in Irpinia.
Nell’Ottobre dello stesso anno si è
recato nello Sri Lanka.
Nel dicembre, insieme alla comunità di
Sant’Angelo a Scala, si è opposto
all’istallazione di una discarica provinciale
per rifiuti solidi urbani nel territorio comunale,
per cui è stato denunciato insieme ad
altre persone.
Nel corso del 1996 ha cominciato ad occuparsi
di immigrazione, impegno che si è concretizzato
nell’ospitalità nel centro di comunità
della parrocchia di una famiglia serba e successivamente
di due famiglie albanesi e in altre iniziative
che hanno richiamato l’attenzione sulle
gravi situazioni che spesso si annidano nelle
storie di clandestini ed espulsi.
Nell’estate del 1997, per protestare contro
gli inasprimenti dell’embargo a Cuba,
ha esposto la bandiera cubana sul campanile.
Qualche mese dopo ha visitato l’isola
caraibica.
A marzo del 1998, ha partecipato alla missione
“scudi umani” in Iraq organizzata
da “Un ponte per…” contro
la minaccia di nuovi bombardamenti americani
e contro l’embargo.
Si è interessato alle realtà e
alle problematiche dell’America Latina,
in particolare alla situazione del Chiapas e
ha scritto al subcomandante Marcos chiedendo
simbolicamente di essere “arruolato”
nell’EZLN. Nel maggio del 1998 si è
recato con l’associazione YA BASTA! in
Chiapas, come membro di una delegazione di osservatori
per il rispetto dei diritti umani e, insieme
ad altri componenti la delegazione, è
stato espulso a vita dal Messico.
Di ritorno dal Chiapas, con altri espulsi, ha
attuato una protesta all’interno del Parlamento
Europeo di Strasburgo per denunciare l’ipocrisia
dell’Europa che proprio in quei giorni
stava stipulando un accordo commerciale con
il Messico, paese dove sistematicamente vengono
violati i diritti umani.
A dicembre ha preso parte a un viaggio in Albania
che provocatoriamente ripercorreva “a
ritroso” la disperata via del mare battuta
dai clandestini.
Nel marzo del 1999 ha partecipato ad un viaggio
in Turchia in occasione del Newroz, il Capodanno
kurdo. Durante la guerra della NATO contro la
Serbia, per protestare contro i bombardamenti,
è entrato nella base militare di Istrana
(Tv), da dove partivano gli aerei da guerra,
insieme al prosindaco di Venezia Gianfranco
Bettin, al consigliere comunale di Venezia Beppe
Caccia e al portavoce dei centri sociali del
Nordest Luca Casarini,. Con le stesse persone
è andato a Belgrado per una missione
di pace. E’ ritornato in Serbia poco dopo
con una delegazione composta da vari gruppi
e associazioni.
L’impegno pacifista è continuato
in Italia con la partecipazione ad una manifestazione
contro l’Agusta di Benevento, una fabbrica
che produce elicotteri da guerra. Anche per
questa manifestazione è stato aperto
un procedimento giudiziario.
Nei primi mesi del 2000 ha partecipato a diverse
manifestazioni a Milano e a Roma, per la chiusura
dei centri di detenzione temporanea per stranieri
come quelli di via Corelli e Ponte Galeria,
a Bologna contro Forza Nuova, a Firenze contro
la NATO, a Genova contro Tebio, a Napoli per
la vivibilità delle carceri e per l’amnistia.
L’impegno “in giro per il mondo”
non si è posto in alternativa o in sostituzione
di quello all’interno della parrocchia
e sul territorio, ma si è andato progressivamente
delineando come allargamento dei “confini”
parrocchiali.
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