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Movimento
Disobbedienza e impegno civile, per una teologia della liberazione

Storia e Biografia di Don Vitaliano della Sala.
Incontro /dibattito con Don Vitaliano giorno 24 Febbraio 2003 alle ore 18.30, Galleria Ex-Pescheria di Scordia

RED

info Circolo Arci Agit-Prop: 3472721515 - 3289293041

Link:

www.donvitaliano.it

In passato non ha esitato a incatenarsi alle sbarre del centro di detenzione di Ponte Galeria in solidarietà con gli immigrati incarcerati senza processo. Non solo, si è fatto denunciare per una manifestazione a sostegno dei curdi, ma ha trasformato la sua parrocchia di Sant’Angelo a Scala (Avellino) in una succursale degli zapatisti del Chiapas subendo anche un attentato incendiario.E certamente don Vitaliano della Sala, che ormai per tutti è “il prete dei centri sociali" o “il cappellano di Rifondazione", non poteva mancare al Gay Pride. Per l’occasione si è messo anche la tonaca, che lascia quasi sempre in sacrestia.

Don Vitaliano Della Sala è nato a Mercogliano (Av), nella diocesi di Montevergine, nel 1963. E’ entrato nel Seminario abbaziale di Montevergine nel 1974 e successivamente nel Seminario arcivescovile di Benevento dal quale è stato espulso nel 1981 per “indisciplina”.
E’ stato riammesso nel 1983 nel Pontificio seminario interregionale campano di Napoli dal quale è stato nuovamente espulso nel 1985 per l’insofferenza manifestata nei confronti della vita di seminario.
Ha continuato gli studi teologici da esterno prima presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, nella sezione San Luigi, e poi a Roma presso la Pontificia Università Lateranense.
Nel dicembre dell’89 è andato in Palestina con l’organizzazione Peace Now.
Il 24 ottobre 1992 è stato finalmente ordinato prete, a Mercogliano, da mons. Joseph Vianney Fernando vescovo di Kandy (Sri Lanka).
L’8 dicembre dello stesso anno è diventato parroco della parrocchia San Giacomo Apostolo di Sant’Angelo a Scala (Av), un paese di circa 600 abitanti alle falde del Partenio.
Nell’agosto del 1993, durante la guerra nella ex Jugoslavia, ha partecipato al viaggio di pace e solidarietà organizzato da “Beati i costruttori di pace”. Nella ex Jugoslavia è ritornato altre tre volte durante il conflitto.
Nel novembre 1994, come insegnante di religione, insieme ai ragazzi del movimento studentesco di Avellino, ha partecipato all’occupazione di alcune scuole e con un gruppo di giovani a quella dell’ex cinema Eliseo di Avellino. Per quest’ultima occupazione è stato rinviato a giudizio.
Si è interessato della ricostruzione in Irpinia attuando uno sciopero della fame per attirare l’attenzione sui gravi ritardi e sulle speculazioni che l’hanno accompagnata. Sebbene non invitato, ha preso la parola al Convegno sulla ricostruzione post sismica tenutosi ad Avellino il 30 gennaio 1995, presente il Presidente della Camera dei Deputati on. Irene Pivetti, per denunciare sprechi, lentezze e illeciti della ricostruzione in Irpinia.
Nell’Ottobre dello stesso anno si è recato nello Sri Lanka.
Nel dicembre, insieme alla comunità di Sant’Angelo a Scala, si è opposto all’istallazione di una discarica provinciale per rifiuti solidi urbani nel territorio comunale, per cui è stato denunciato insieme ad altre persone.
Nel corso del 1996 ha cominciato ad occuparsi di immigrazione, impegno che si è concretizzato nell’ospitalità nel centro di comunità della parrocchia di una famiglia serba e successivamente di due famiglie albanesi e in altre iniziative che hanno richiamato l’attenzione sulle gravi situazioni che spesso si annidano nelle storie di clandestini ed espulsi.
Nell’estate del 1997, per protestare contro gli inasprimenti dell’embargo a Cuba, ha esposto la bandiera cubana sul campanile. Qualche mese dopo ha visitato l’isola caraibica.
A marzo del 1998, ha partecipato alla missione “scudi umani” in Iraq organizzata da “Un ponte per…” contro la minaccia di nuovi bombardamenti americani e contro l’embargo.
Si è interessato alle realtà e alle problematiche dell’America Latina, in particolare alla situazione del Chiapas e ha scritto al subcomandante Marcos chiedendo simbolicamente di essere “arruolato” nell’EZLN. Nel maggio del 1998 si è recato con l’associazione YA BASTA! in Chiapas, come membro di una delegazione di osservatori per il rispetto dei diritti umani e, insieme ad altri componenti la delegazione, è stato espulso a vita dal Messico.
Di ritorno dal Chiapas, con altri espulsi, ha attuato una protesta all’interno del Parlamento Europeo di Strasburgo per denunciare l’ipocrisia dell’Europa che proprio in quei giorni stava stipulando un accordo commerciale con il Messico, paese dove sistematicamente vengono violati i diritti umani.
A dicembre ha preso parte a un viaggio in Albania che provocatoriamente ripercorreva “a ritroso” la disperata via del mare battuta dai clandestini.
Nel marzo del 1999 ha partecipato ad un viaggio in Turchia in occasione del Newroz, il Capodanno kurdo. Durante la guerra della NATO contro la Serbia, per protestare contro i bombardamenti, è entrato nella base militare di Istrana (Tv), da dove partivano gli aerei da guerra, insieme al prosindaco di Venezia Gianfranco Bettin, al consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia e al portavoce dei centri sociali del Nordest Luca Casarini,. Con le stesse persone è andato a Belgrado per una missione di pace. E’ ritornato in Serbia poco dopo con una delegazione composta da vari gruppi e associazioni.
L’impegno pacifista è continuato in Italia con la partecipazione ad una manifestazione contro l’Agusta di Benevento, una fabbrica che produce elicotteri da guerra. Anche per questa manifestazione è stato aperto un procedimento giudiziario.
Nei primi mesi del 2000 ha partecipato a diverse manifestazioni a Milano e a Roma, per la chiusura dei centri di detenzione temporanea per stranieri come quelli di via Corelli e Ponte Galeria, a Bologna contro Forza Nuova, a Firenze contro la NATO, a Genova contro Tebio, a Napoli per la vivibilità delle carceri e per l’amnistia.

L’impegno “in giro per il mondo” non si è posto in alternativa o in sostituzione di quello all’interno della parrocchia e sul territorio, ma si è andato progressivamente delineando come allargamento dei “confini” parrocchiali.

 

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