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Editoriali

Nessun buon proposito per l'anno nuovo di Ugo Giansiracusa

Per prima cosa prometto di non dire più bugie… che poi è la promessa più semplice dato che non ne ho mai dette per il semplice fatto che vengo sgamato subito...
E allora, in tutta sincerità, prometto che l’anno nuovo non sarò per niente buono. Sarò, invece, scorbutico, “incazzusu”, polemico, rompicoglioni. Prometto che questo nuovo anno imprecherò, urlerò, forse bestemmierò anche. Prometto che se mi tireranno uno schiaffo invece di porgere l’altra guancia ricambierò con la stessa moneta, raddoppiando la dose. Prometto che non sentirete più il mio silenzio ma solo le migliaia di parole e di voci che ho taciuto per troppo tempo. Prometto che sentirete, attraverso la mia voce, quella di chi non ne ha.
Prometto che mi sono veramente rotto i coglioni e che, di conseguenza, lo scopo delle mie azioni per l’anno nuovo sarà quello di andarli a rompere, per quanto è possibile, a chi di questo schiacciamento testicolare è il fautore, il promotore e l’artefice.
E’ il momento.
Perché quello che ci aspetta, a parte tutte le belle parole, è un anno di merda che piove dal cielo, impossibile da scansare. E se per noi è solo merda, in altre parti di mondo saranno bombe e missili intelligenti come chi li costruisce.
Perché quello che ci aspetta è un anno di guerra perpetua, di fame straziante, di morte violenta, di libertà castrate, di truffe colossali… un anno in cui cercheranno di farci credere che la merda è cioccolato, che la guerra è giusta, che la fame e inevitabile, che la morte è solo un inizio, che la libertà può essere sacrificata a favore del quieto vivere.
Tutto questo, lo prometto, non sarà fatto e non accadrà in mio nome. Io me ne tiro fuori buttandomi nella mischia. Pronto a ricevere mazzate ma pronto anche a fare più male che posso in questa fottuta lotta senza regole. Sto affilando unghia e denti, in questo primo giorno dell’anno nuovo, pronto a mordere, graffiare, tirare calci e pugni, pronto a difendere me stesso e ciò in cui credo con tutti i mezzi che mi sono possibili, tutti i mezzi leciti per la ragione, per il cuore e per la coscienza.
Perché questo è solo il primo giorno di un anno nuovo di una storia vecchia.
Prometto che smetterò di scrivere bene e che comincerò, come sto già facendo, a parlare come si conviene in un porco mondo bastardo come questo.
Come diceva una vecchia posse italiana “quello che abbiamo è solo quello che ci siamo presi e quello che ci siamo presi è solo una minima parte di ciò di cui abbiamo bisogno”. Bene… sotto l’albero di natale non ho trovato nulla che mi servisse realmente. Nulla di cui avessi bisogno. Nulla che mi servisse a pacificare la mia anima. Nulla che mi consentisse di placare la mia rabbia. Nulla che mi permettesse di tacere il mio dolore e la mia frustrazione.
E tra qualche giorno quell’albero o sarà morto e abbandonato accanto ad un cassonetto o sarà riposto nello sgabuzzino… come tutti i bei pensieri e i bei propositi e le belle parole che ho dovuto sentire per l’ennesima volta, come ogni anno. Tutto in naftalina pronto per la prossima ricorrenza.
Ma io, quest’anno, non ho buoni propositi. Quest’anno mi faccio carico di tutte le voci che non potrete più sentire perché durante l’anno passato e quello prima e quello prima ancora sono morte… che non hanno raggiunto la pace, che non la raggiungeranno, che la pace non l’hanno mai conosciuta e avuta.
Pensate forse che queste voci possano essere concilianti?
Se solo questo fosse un mondo in Pace…
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