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Gangster story, non una qualunque! di Teresa Geria

Titolo originale: Road to perdition
Regia:
Sam Mendes
Produzione:
USA, 2002

Una luce nuova, accecante quasi come quella di un flash di macchina fotografica, ci porta indietro di sei settimane. Solo la sagoma di un ragazzino e poi la sua voce narrante.
La storia si svolge nel gelido inverno del ’31. Sono gli anni dell’America del proibizionismo, delle piccole e grandi città governate da un uomo solo( con scagnozzi come scorta) ,che può decidere di saldare i conti con chi li ha insoluti con lui. Il salto di generazione permette di rimediare alle colpe dei padri ed i figli da che mondo è mondo possono continuare a dire- Era mio padre.
Un viaggio on the road, ma che soprattutto è un viaggio alla scoperta di se stessi, è la fuga per Michael Sullivan, killer di professione, e figlio. Due prede per un mandante, boss interpretato da Paul Newman, che perde colpi( sarà l’età, il sentimentalismo) e per un cacciatore, un fotografo di cadaveri, che “fa cadaveri”. L’inseguimento si conclude. La vendetta si è consumata. Il riscatto è avvenuto. I valori della famiglia, dell’amore e della giustizia sono la garanzia per un ragazzo, che in sei settimane ha vissuto “mille vite”.
Sam Mendes si trova dietro la macchina da presa per la seconda volta( la prima è per American beauty) e lo si può già definire come il regista del particolare(una moneta tra le dita, una sigaretta alla bocca), particolare che arriva a caratterizzare i suoi personaggi, capaci di diventare plastici come un fumetto. L’obiettivo, che si avvicina ai soggetti, li penetra e l’occhio dello spettatore si fonde con quello della telecamera ed il passaggio è breve ed indolore. La sintassi cinematografica è a dir poco eccellente( la messa a fuoco del secondo piano con l’immagine appannata del primo oppure le carrellate in avanti che azzerano la bidimensionalità dello schermo). La pecca si può evidenziare nel montaggio,semplicemente classico, e nella mancanza di colpi di scena; la linearità è prevedibile.
Se l’inchino è permesso, è quasi tutto per Tom Hanks, che indossa a pieno i panni del sicario, che riempie la scena sia nei primi piani sia nella figura intera.


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