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Bologna: notte nazi al ghetto di Gaetano Mangiameli

Pochi fatti. Mi trovo in una viuzza del ghetto ebraico,a pochi metri dal luogo in cui il 19 marzo è stato ucciso Marco Biagi. Sento dei cori, ma non capisco bene cosa dicano. Vedo arrivare un gruppo di sette o otto naziskin. Svoltano velocemente senza badare a me. Li seguo con li occhi, mentre vanno via, dandomi le spalle. Adesso capisco meglio il coro. Urlano “Juden raus! Boia chi molla!”. L’urlo è rabbioso, sconnesso, violentissimo. Continuo a guardarli mentre si allontanano velocemente. Juden raus e saluti romani per le stradine del ghetto ebraico, a Bologna.
Incontrano un pakistano, di quelli che girano con il mazzo di fiori da vendere alle coppiette nei pub. Gli urlano: “Brucia!”. Si dileguano. Con loro c’è una bionda, vestita abbastanza bene da non sfigurare in qualche rinomato wine bar. Da dietro posso vederne solo i capelli fluenti e ben acconciati. I ragazzi indossano banalmente il proprio bomber, o qualcosa di simile, e dei jeans. Sono passati pochi secondi,e continuo a non credere a quello che ho sentito.
Ci si può stupire anche di ciò di cui si conosce benissimo l’esistenza. I nazifascisti esistono (è banalissimo); si vestono da nazifacisti (è stereotipato); passano per il ghetto ebraico di Bologna rivendicando la loro identità (diciamo così?). Non me l’aspettavo. Proseguo nel mio cammino, nel senso inverso a quello dei nazi, e cinquanta metri più avanti incontro dei ragazzini intenti a discutere con la polizia. Parlano di un gruppetto di skinhead che ha fatto un po’ di maretta in un locale lì di fronte, il Transilvania. Mi fermo a curiosare, è chiaro che si parla delle stesse persone. Un ragazzino, un liceale, è molto scosso. Stava andando in bagno quando ha sfiorato un tipaccio. Quest’ultimo ha cominciato a minacciarlo, dandogli del giudeo. La tensione, come capita spesso, si è poi spostata su altre persone. I nazi hanno malmenato un altro liceale. Tutto per una casuale spallata in mezzo alla confusione. Qualcuno potrà facilmente riconoscere in questo meccanismo una tipica sequenza che caratterizza un bullismo privo di colore politico, ma carico di bestialità. Nel nostro caso, il colore politico appare poco dopo l’antefatto, questo del Transilvania, quando i simpatici tipetti accompagnati da rispettabile bionda vanno a cantare il loro “best of” al ghetto ebraico, che inizia proprio dietro l’angolo del locale. Il resto ve l’ho già raccontato. Prima una rissa priva di senso, in locale come un altro. Poi la passeggiata catartica, carica di un senso impronunciabile, in un luogo che non è come tutti gli altri.

Due notti prima. Una bottiglia molotov viene lanciata contro il Teatro Polivalente Occupato. Di notte, alle 3.30, dopo uno spettacolo. Esponenti del TPO sospettano che ci sia un collegamento con una mobilitazione bolognese dell’estrema destra.

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