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Giro99
Siamo tutti sovversivi
documenti: la repubblica
web, 4 dicembre 2002
I provvedimenti della Procura ligure eseguiti
all'alba. Nove persone
in carcere, quattro ai domiciliari. E altre 10
misure restrittive
Nuovi arresti tra i No global
"A Genova saccheggi
e violenze"
Sono però accuse diverse da quelle formulate
a Cosenza
Chiesta invece l'archiviazione per i 93 arrestati
alla scuola Diaz
GENOVA - Nuovi arresti nell'area del movimento
No global. Tra custodie cautelari in carcere,
arresti domiciliari e obblighi di dimora, i provvedimenti
cautelari sono in tutto ventitré. Li hanno
chiesti i pm genovesi Anna Canepa e Andrea Canciani,
li ha firmati il giudice per le indagini preliminari
Elena D'Aloisio e li ha eseguiti la Digos. Le
misure cautelari si riferiscono tutte ai fatti
del G8 del luglio 2001, e sono state emesse nei
confronti di manifestanti presunti responsabili
degli scontri nel capoluogo ligure. Ma la lista
delle persone accusate di essere responsabili
dei danneggiamenti è destinata ad allungarsi.
Nelle stesse ore, sempre a Genova,
il procuratore reggente Francesco Lalla ha chiesto
l'archiviazione per i 93 esponenti del movimento
che furono arrestati nell'irruzione notturna della
polizia nella scuola Diaz (il 21 luglio del 2001,
sempre durante il G8), e che erano indagati di
resistenza, porto d'armi, furto e lesioni. A loro
carico rimane ancora l'accusa di associazione
per delinquere, che è al vaglio del procuratore
aggiunto Giancarlo Pellegrino, anche se è
lo stesso Pellegrino a dire che "Con questa
richiesta di archiviazione da parte della procura
è probabile che cada anche l'altra ipotesi
di reato". Con questi due provvedimenti,
si chiude una parte delle inchieste sui fatti
di Genova. Chiara la linea della procura: provvedimenti
solo per reati singoli, nessuna ipotesi di reati
associativi e giudizio molto negativo sul blitz
della scuola Diaz. Resta ancora aperta l'inchiesta
sui fatti della caserma di Bolzaneto e l'indagine
più generale sui gruppi black bloc venuti
dall'estero.
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Tra gli arrestati per gli scontri di piazza ci
sono dunque i no global che furono ripresi o fotografati
durante quelle drammatiche ore di guerriglia urbana.
Tra questi, per esempio, anche il giovane barista
genovese Massimiliano Monai, che fu fotografato
mentre assaliva con una trave la camionetta dei
carabinieri in piazza Alimonda: a Genova erano
i tragici minuti della morte di Carlo Giuliani.
Monai è ora agli arresti domiciliari, e
per lui, come per tutti gli altri, le accuse vanno
dalla devastazione alla resistenza aggravata a
pubblico ufficiale.
Mentre Caruso e gli altri No global
arrestati il 15 novembre scorso per ordine della
procura di Cosenza uscivano dal carcere, dunque,
gli uffici giudiziari di Genova firmavano nuovi
ordini di arresto contro esponenti del movimento.
C'è da dire però che in questo caso
le ipotesi di reato sono molto diverse da quelle
messe nero su bianco dai pm calabresi. Le persone
che la Digos ha arrestato, infatti, non sono accusate
di reati associativi, né di cospirazione,
ma al contrario vengono chiamate in causa per
fatti specifici come "devastazione, saccheggio,
incendio, fabbricazione, porto e detenzione di
materiale esplodente, porto e detenzione di arma
impropria, resistenza e violenza a pubblico ufficiale".
Insomma, secondo i magistrati, si tratterebbe
di alcuni dei responsabili diretti e materiali
dei gravissimi disordini che infiammarono la città
nei giorni del vertice dei Grandi.
Procura di Genova e ufficio dei
Gip spiegano gli arresti legandoli ai singoli
episodi: "Nessun reato associativo e nessun
collegamento fra gli arrestati, almeno allo stato
dei fatti - spiega il procuratore aggiunto Giancarlo
Pellegrino -. Ci samo mossi su singoli fatti documentati
identificando le persone che si riuscivano a identificare
nelle singole immagini che mostravano singoli
reati". Perché gli arresti tanto tempo
dopo? "La Procura ha chiesto questi provvedimenti
fin da giugno, sono stati concessi adesso e quindi
eseguiti. I reati sono gravi: devastazioni, assalti,
lesioni e va considerata la pericolosità
e la possibilità che vengano reiterati
in altre occasioni".
Anche il capo dei Gip, Giobatta
Copello punta l'attenzione sui "fatti specifici"
e sottolinea che "non ci sono teoremi".
E il gip D'Aloisio spiega i tempi lunghi: "Se
si vuol colpire un singolo atto è necessario
dare concretezza alle indagini. E' stato un lavoro
lungo e difficile, ci siamo trovati di fronte
ad un mare di foto e filmati".
Parole che, ovviamente, non convincono
i leader del movimento. Ecco Luca Casarini: "Stiamo
cercando di capire cosa sta avvenendo. Mi sembra
gravissimo l'aver scelto di mettere nelle carceri
degli indagati ad un anno e mezzo di distanza
dagli episodi contestati". Il capo dei "Disobbedienti"
collega gli arresti alla richiesta di non luogo
a procedere contro il carabiniere Placanica accusato
dell'uccisione di Carlo Giuliani e conclude: "La
legittima difesa non può valere solo per
i carabinieri. Quello che è avvenuto a
Genova non può essere liquidato come volontà
di devastazione da parte nostra. Difendersi dai
tentativi di massacro operati dai nuclei speciali
di CC e Ps è un diritto non un reato. Ci
mobiliteremo subito per liberare coloro che sono
in carcere". Casarini ha anche notato che,
comunque, questa volta non sono stati contestati
reati associativi.
Nel dettaglio: i ventitré
provvedimenti firmati dal Gip D'Aloisio consistono
in nove custodie cautelari in carcere, quattro
arresti domiciliari, sei obblighi di dimora, quattro
obblighi di presentazione all'autorità
giudiziaria. E a margine degli arresti e delle
notifiche degli altri provvedimenti sono state
eseguite anche 45 perquisizioni. Oltre a Monai
gli altri manifestanti indagati sono di La Spezia,
Parma, Milano, Pavia, Lecco, Bergamo, Brescia,
Padova, Rovigo, Firenze, Roma, Napoli, Avellino,
Reggio Calabria, Palermo, Ragusa, Messina e Catania.
(4 dicembre 2002)
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