segnali dalle città invisibili
 

Giro99 Tribeart
De Chirico in mostra a Palermo

di valeria russo

CENTAURO MORENTE olio su tela (1909) collezione Assitalia, Roma
LE MUSE INQUIETANTI (1925) olio su tela
PIAZZA D'ITALIA , MALINCONIA AUTUNNALE 1915 olio su tela
"Tutte le case sono vuote/ risucchiate dal cielo aspiratore/ Tutte le piazze deserte/ Tutti i piedistalli vedovi. Le statue -emigrate in lunghe/ carovane di pietra/ verso porto lontani." (De Chirico 1918).

Si è aperta a Palermo presso Palazzo Ziino una mostra che raccoglie 35 opere dell'artista di Vòlos.

Così come l'artista stesso scrive, le piazze (Piazza d'Italia -anni "50 e Piazza d'Italia -1954) sono vuote, l'architettura rigida quasi asettica, solo una statua di nostalgia classica al centro mentre un cielo verde che sfuma al giallo in basso campeggia sulla piazza quasi spettrale. Un'aria metafisica aleggia in tutte le sue opere, da un Interno Metafisico del 1926 alla Figura di Giove con altri oggetti metafisici del 1969, per giungere ad una Visione di New York (1936) dove, così come nelle piazze, all'interno della vetrina si trovano statue neoclassiche, mentre un uomo in abito scuso sosta di spalle sotto un porticato di mattoni rossi.

Continuando la visita nelle sale di Plazzo Ziino con un sottofondo di musica classica, ci si imbatte nei celeberrimi Il Trovatore (1956) o ne Le Muse Inquietanti (1925) dove i soggetti sono uomini e donne costruiti come manichini, vestiti di drappi, capitelli, righe e squadre come se l'"essenza" della vita dell'uomo divenisse "non-essenza", come se tutto ciò che circonda l'esistenza umana si mostrasse per ciò che veramente è, immobilità ed impossibilità di ogni vera comprensione, un eterno ritorno della vita e degli eventi mutuati questi dallo Zarathustra di Nietzsche (L'enigma della partenza -1914- L'enigma du retour -1914). Ma è inutile sforzarsi di ceracare un significato in ogni opera, di qualsiasi autore sia, forse perché il pregio dell'arte figurativa a differenza della scrittura, è di non dare opinioni ed idee preconfezionate, ma di lasciare all'osservatore la capacità di leggere in un dipinto ciò che la propria anima suggerisce: ci si può avvicinare o discostare di motlo dal pensiero dell'autore, ma a mio avviso la bellezza dell'arte sta proprio in questo, nel presentare "visioni di realtà" che tuttavia spesso lasciano aperte grandi porte alle interpretazioni più diverse. Così un manichino di De Chirico può essere visto come una critica all'uomo-burattino o una visione fisica e meccanica del corpo umano così simile agli oggetti che lo circondano.

Infine tra i più classici dipinti di De Chirico si possono ammirare diverse opere dove chiara appare l'influenza di Bocklin; non solo nei soggetti dove centauri, cavalli ed eroi classici continuano la scena, ma anche nella tecnica e nei colori, dipingendo luoghi cupi (Centauro morente -1909) dove si forgiano antiche armi (Forgia di Vulcano -1949) o spiagge deserte con cavallli, cavalier neoclassici, tempietti e capitelli come in Cavalli con rudere (1930) dove si nota la griglia sottostante usata per le proporzioni, o Le rive della Tessaglia (1926) dipinto con colori molto chiari, dal bianco al beige.

La mostra rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2003.

 

Il Progetto
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