segnali dalle città invisibili
 

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"Chi se ne frega della mafia e dei mafiosi"

di salvo tomarchio

La legalità non è un lusso. Questa frase non è così ovvia in Sicilia e meno ancora ad Acireale. Qualche segnale di vita tuttavia c’è ancora, e nella sala conferenze della Parrocchia San Paolo, si è svolto con questo titolo un incontro molto stimolante. Il Sindaco di Acireale è ai domiciliari per voto di scambio e la città è piegata dal racket delle estorsioni. Giovedì 28 , però, un incontro organizzato da Libera e dall’ Osservatorio Mediterraneo si è trasformato in una occasione di confronto per quanti ancora credono che non è possibile “convivere” con la mafia ma che bisogna indignarsi, collaborare e insieme creare i presupposti per il cambiamento.

All’incontro hanno partecipato circa 200 persone di diverse associazioni e tanta gente comune; tutto è nato dalla comune esigenza di creare le condizioni per una collaborazione continuativa sul territorio tra le varie realtà locali. Il discorso si è sviluppato seguendo i tre obiettivi complementari per l’affermazione di una cultura della legalità: percorsi educativi, sviluppo locale e lotta alle mafie. Tra i relatori c’era Armando Rossitto , ora preside a Lentini, che lotta contro la mafia da anni con tanti progetti scolastici per l’educazione alla legalità: “la scuola deve educare all’esercizio dei diritti e alla pratica dei doveri e deve aprire gli occhi ai ragazzi”.

Ha partecipato anche Enza Rando presidente di Avviso Pubblico e già vice sindaco di Niscemi che ha denunciato come la corruzione trovi il suo anello debole proprio nelle “distratte” amministrazioni locali. Merita uno spazio particolare Don Luigi Ciotti che nel suo intervento ha racchiuso il senso della serata: “Chi se ne frega della mafia- ha esordito il presidente di Libera- noi dobbiamo svegliarci e deve cambiare la gestione politica ; i mafiosi scapperanno da soli. E’ importante la continuità e l’impegno concreto. Dobbiamo usare il potere dei piccoli segni quotidiani contro i pesanti segni del potere. Acireale, come altre città, è il simbolo del disagio nell’apparente normalità. Dobbiamo premere per avere città più vivibili, con spazi per parlare giocare e incontrarci; le città se accoglienti e attente ai più deboli diventano anche più sicure perché si elimina il disagio sociale che è il motore della corruzione”.

Questo il senso di un discorso molto più articolato, impreziosito dal carisma e dall’attrazione quasi magnetica che esercita Don Ciotti.
Immagine,forza ,potere,ricchezza,arroganza e indifferenza. La ricetta del “pensiero unico” corrisponde quasi alla perfezione con le caratteristiche mafiose.
Combattere l’indifferenza e denunciare il disagio e la corruzione delle città invisibili può essere una prima risposta concreta.

 

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