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La voglia di guerra fa sempre
notizia.
Quella di pace un po' meno.
Così, perlomeno, è
come l'informazione televisiva (ufficiale)
ha trattato i cortei organizzati Sabato
5 Ottobre in tutta Italia contro la guerra.
Piccoli accenni nei tg, qualche immagine
dei cortei nelle città più
grandi, ma niente più. Senza nè
arte nè parte, come si suol dire.
In particolar modo poi, quello
organizzato a Catania da associazioni, gruppi,
collettivi studenteschi e da tutta una serie
di piccole realtà locali, non è
stato neanche degnato di nota. Nè
nei passaggi televisivi nazionali, nè
in quelli locali che non si sono neanche
scomodati per andare alla conferenza stampa
di presentazione della manifestazione.
Un corteo numeroso che da
Piazza Federico II (dal Castello Ursino,
per intenderci) ha "seminato"
un disperato bisogno di pace per le vie
Plebiscito, Vittorio Emanuele ed Etnea,
fino a raggiungere Piazza Stesicoro (o quasi,
perchè dato che proprio lì
c'erano i preparativi per un'altra manifestazione,
un po' meno impegnata, il corteo si è
sciolto poco prima di arrivare in piazza).
Ancora un "no",
dunque. Un "no" deciso alla guerra,
a tutte le guerre, ma con un occhio di particolare
sdegno per quella prossima ventura in Iraq,
a questa "guerra preventiva" che
incomprensibilmente viene data per necessaria
ed inevitabile. Ma un "no" convinto
anche a tutte le forme di razzismo, a quelle
soprattutto che si basano su principi xenofobi
di esclusione sociale dei migranti.
Una lunga marcia aperta da
"Terrore infinito", spettacolo
di improvvisazione di Mario Bonica con protagonisti
il trio Bin Bush-Bin Sharon-Bin Berlusca
che cercano di propagandare l'idea che "le
guerre dell'Occidente fanno bene alla salute,
solo quelle degli arabi uccidono".
E poi dietro tutto il resto: bandiere, striscioni,
slogan vecchi e nuovi, musiche di oggi e
di ieri, tante piccole stoffe bianche, stracci
di pace, legati al polso, alla borsa, alle
carrozzine e tante persone con appiccicata
addosso l'etichetta "NO WAR ZONE",
come se ogni corpo fosse un portatore sano
di una cultura che rifiuta categoricamente
la guerra. Senza se e senza ma.
Una marcia bagnata a tratti da una piccola
pioggia che però non ha fatto naufragare
le piccole barche della pace.
Certo, come ha detto uno
di quelli che dal marciapiede di Via Plebiscito
ha visto sfilare il corteo: "Sti chiacchiri
a Berlusconi nun nu affucunu". Forse
sarà pure vero ma è anche
vero che se fossimo tanti di più,
senza volerlo soffocare, quantomeno un po'
d'aria gli si potrebbe far mancare.
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