segnali dalle città invisibili
 

Giro97 Movimento
Una pioggia di pace

Corteo a Catania per dire no alla guerra e al razzismo
di angelo luca pattavina

La voglia di guerra fa sempre notizia.
Quella di pace un po' meno.

Così, perlomeno, è come l'informazione televisiva (ufficiale) ha trattato i cortei organizzati Sabato 5 Ottobre in tutta Italia contro la guerra. Piccoli accenni nei tg, qualche immagine dei cortei nelle città più grandi, ma niente più. Senza nè arte nè parte, come si suol dire.

In particolar modo poi, quello organizzato a Catania da associazioni, gruppi, collettivi studenteschi e da tutta una serie di piccole realtà locali, non è stato neanche degnato di nota. Nè nei passaggi televisivi nazionali, nè in quelli locali che non si sono neanche scomodati per andare alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione.

Un corteo numeroso che da Piazza Federico II (dal Castello Ursino, per intenderci) ha "seminato" un disperato bisogno di pace per le vie Plebiscito, Vittorio Emanuele ed Etnea, fino a raggiungere Piazza Stesicoro (o quasi, perchè dato che proprio lì c'erano i preparativi per un'altra manifestazione, un po' meno impegnata, il corteo si è sciolto poco prima di arrivare in piazza).

Ancora un "no", dunque. Un "no" deciso alla guerra, a tutte le guerre, ma con un occhio di particolare sdegno per quella prossima ventura in Iraq, a questa "guerra preventiva" che incomprensibilmente viene data per necessaria ed inevitabile. Ma un "no" convinto anche a tutte le forme di razzismo, a quelle soprattutto che si basano su principi xenofobi di esclusione sociale dei migranti.

Una lunga marcia aperta da "Terrore infinito", spettacolo di improvvisazione di Mario Bonica con protagonisti il trio Bin Bush-Bin Sharon-Bin Berlusca che cercano di propagandare l'idea che "le guerre dell'Occidente fanno bene alla salute, solo quelle degli arabi uccidono". E poi dietro tutto il resto: bandiere, striscioni, slogan vecchi e nuovi, musiche di oggi e di ieri, tante piccole stoffe bianche, stracci di pace, legati al polso, alla borsa, alle carrozzine e tante persone con appiccicata addosso l'etichetta "NO WAR ZONE", come se ogni corpo fosse un portatore sano di una cultura che rifiuta categoricamente la guerra. Senza se e senza ma.
Una marcia bagnata a tratti da una piccola pioggia che però non ha fatto naufragare le piccole barche della pace.

Certo, come ha detto uno di quelli che dal marciapiede di Via Plebiscito ha visto sfilare il corteo: "Sti chiacchiri a Berlusconi nun nu affucunu". Forse sarà pure vero ma è anche vero che se fossimo tanti di più, senza volerlo soffocare, quantomeno un po' d'aria gli si potrebbe far mancare.

 

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