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Lotta alla disoccupazione intellettuale

I progetti per l’impiego nella New Economy per i giovani disoccupati del Sud
di angelo luca pattavina

E’ cominciata la lotta alla disoccupazione intellettuale.

Sei laureato?
Sei disoccupato?
Hai meno di 32 anni?
Abiti in qualche regione del sud Italia?
Ti piacerebbe lavorare nel campo delle tecnologie informatiche e della comunicazione?
Bene, c’è qualcuno che ha pensato te.
Anzi, più di qualcuno.

Stanno spuntando, infatti, come funghi (o “come i crastuni dopo la pioggia”, come si dice dalle nostre parti) tutta una serie di progetti, promossi da Enti vari ed eventuali e finanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, finalizzati alla formazione nel settore della cosiddetta New Economy.

Lo scopo specifico è quello di riuscire a colmare lo “skill gap” tra le nuove competenze richieste dalle aziende e quelle offerte dal mercato del lavoro, formando figure professionali che, partendo da un background non tecnico (la preferenza è infatti per i laureati in discipline umanistiche) sviluppino il potenziale multimediale delle aziende in settori come il Marketing, l’E-Businnes, il Customer Service, il Web Management e tutto ciò che si prospetta essere indispensabile per il futuro delle aziende.

I corsi di circa 1000 ore ciascuno sono gratuiti e perlopiù prevedono tutti un’indennità di circa tre euro l’ora e dei rimborsi per le spese di vitto e alloggio per gli spostamenti fuori le regioni cosiddette “obiettivo” (Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania e Puglia). Ogni corso è articolato in lezioni in aula e in un periodo di stage in azienda.

I soggetti istituzionali coinvolti nella realizzazione di questi “percorsi formativi” sono tanti. Da un lato il Ministero del Lavoro che ha creato questo “Programma straordinario contro la disoccupazione intellettuale”, dall’altro gli Enti che, allettati anche dai cospicui finanziamenti a cui poter attingere, hanno promosso i progetti. Solo per citarne alcuni: il progetto “Multimedia Skill” promosso da Poliedra-Politecnico di Milano in collaborazione con l’Università di Palermo, l’Università Federico II di Napoli, Academy 365; il progetto “Occupabit” realizzato dall’Associazione Temporanea di Scopo costituita dall’Agenzia Regionale per il lavoro della Lombardia, dall’Azienda Calabria Lavoro, dall’Agenzia Regionale per l’Impiego e la Formazione Professionale della Regione Siciliana e da IFOA; il progetto “E-Academy” promosso dalla Businnes School Stoà e da ITS; il progetto “NOTE” promosso dall’Associazione Temporanea d’Impresa composta dallo IAL nazionale e da quello di Basilicata, Sicilia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana.

L’attenzione verso il problema della disoccupazione (soprattutto di quella giovanile e titolata) nel Meridione d’Italia è degna di lode.
Il problema, come sempre però, è di metodo. Anche in questo caso, infatti, si è fatta una scelta che, prevedendo gli stage unicamente nelle regioni del nord Italia, inevitabilmente porterà ad una emigrazione verso quelle aree dei giovani che si verranno a qualificare attraverso questi corsi. E di “fughe di cervelli” già se ne sono viste abbastanza. L’obiettivo migliore dovrebbe invece essere quello di riuscire ad investire proprio al Sud anche questo tipo di professionalità.
Il vero “gap” da colmare ancora è quello tra gli interessi del Nord e la poca voglia di far decollare il Sud.
E non solo nei settori della New Economy.

 

Il Progetto
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