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Giro96
Zerobook
L'ombra della storia sulla Mennulara
il libro di Simonetta Agnello
Hornby sarà presentato il 4 ottobre presso
la libreria Voltapagina di Catania
di pina la villa
Simonetta
Agnello Hornby, La mennulara, Collana I Narratori,
Feltrinelli, Milano, settembre 2002 [ISBN 88-07-01619-2;
pagg. 209, euro 14,00]
Come dare voce a chi non l'ha mai
avuta? Simonetta Agnello Hornby, al suo primo
romanzo, c'è riuscita. E lo ha fatto raccontandoci
una storia che ha la suspence del giallo, le atmosfere
del romanzo storico, le emozioni di una storia
d'amore, personaggi indimenticabili. E ti lascia
l'amaro della riflessione e il senso di appagamento
di un sogno, come ogni romanzo deve fare.
Mennula è parola siciliana per mandorla.
La Mennulara del titolo è una raccoglitrice
di mandorle, poi diventata "criata",
cameriera in una ricca famiglia di un paese siciliano
non ben identificato, Roccacolomba. La sua storia,
visto che non può raccontarla lei - ha
imparato a leggere ma non vuole scrivere e poi
è una "fimmina di panza" o di
stomaco, come si dice ancora dalle mie parti,
nel siracusano, per dire che non è cosa
semplice cavarle di bocca segreti, emozioni, pensieri
- ci viene raccontata dall'autrice attraverso
le vicende successive alla sua morte, avvenuta
nel 1963. E' tutto il paese che la racconta, nelle
sue vecchie e nuove articolazioni sociali: il
mafioso, il rampollo dei ricchi amministratori
delle terre dei nobili decaduti, il prete, il
medico, l'avvocato, l'impiegato delle poste comunista,
la cameriera, l'autista, il portinaio, il piccolo
bottegaio, i vecchi del Circolo della Conversazione.
Parlano, rievocano, ricordano. Ma l'azione è
ancora determinata da lei, la mennulara, che ha
predisposto tutto prima di morire, da amministratrice
oculata e "fimmina di panza" quale è
stata.
I richiami sono tanti: I Viceré
di De Roberto iniziano proprio con un funerale,
rito particolarmente significativo in Sicilia,
forse ancora oggi; in Verga troviamo diverse figure
femminili che emanano lo stesso fascino della
mennulara; in Sciascia e Brancati le figure della
borghesia inetta degli anni cinquanta.
Ma il ritmo, il linguaggio, la
freschezza del racconto sono inediti.
E soprattutto, di inedito, c'è lei, il
personaggio della mennulara. Eppure, quante storie
simili alla sua? Tante, stando ai racconti delle
nonne. "A criata" , la serva, era all'ultimo
gradino della scala sociale, "mai a mmo figghia
a fari a criata!" dicevano i genitori poveri:
non manderò mai mia figlia a fare la serva.
E fino a quando riuscivano a portare il pane a
casa, ciò non succedeva. Perché
"a criata, si nunnè tuccata è
maniata": la serva se non è toccata
è maneggiata. I maschi di casa ne approfittavano,
perché la ragazza entrava nella casa dei
padroni in genere giovanissima, bambina, e stava
lì notte e giorno, a volte se i padroni
non avevano figli o se erano generosi, diventava
"figghia santa", veniva adottata, ma
il marchio d'origine non veniva levato così
facilmente. Negli anni a cui si riferisce il libro
si verificano casi in cui il "signorino",
il giovane della famiglia, sposa la "criata",
ma sono casi eccezionali e significano il discredito
per tutta la famiglia, anche quando la famiglia
non è ricca né blasonata. Non c'è
un salario, ci sono i doni, il vitto e l'alloggio,
e tanto lavoro.
Sono tutte storie incoffessabili,
tutte rimaste nell'ombra. Sono storie tristi,
cupe come i tetri palazzi della Catania di De
Roberto e le campagne arroventate dal sole di
Verga, senza speranza, senza riscatto. Materia
difficile per un narratore. Simonetta Hornby riesce
a evitare di fare del personaggio della mennulara
una vittima, e della sua storia una storia triste
e patetica, perché "il segno - dice
Aldo Busi in una memorabile recensione del libro
nell'inserto de La Stampa del 21 settembre 2002
- dell'autore che si insinua nei cento personaggi
di Roccacolomba evocanti la Mennulara, un'arpia
di fata buona, è impercettibile, di una
leggerezza che ha lasciato a terra tutte le scorie
della subcultura etnica e dello storicismo"
e perché " il registro dominante levita
in un'ironia mai prevaricante e mai per fuggire
dai problemi narrativi".
E' "il pugno di ferro dello
stile" che consente a Simonetta Agnello Hornby
di creare un personaggio al tempo stesso vero
e grande, come difficilmente oggi se ne possono
creare. Ma è proprio il suo sfuggire, il
suo silenzio, la sua personalità risolta
tutta nell'azione e nelle testimonianze frammentarie,
a farne un personaggio dello spessore d'altri
tempi, d'altri romanzi. Un personaggio che è
difficile amare senza sentire una certa inquietudine.
Dice ancora Aldo Busi "La Mennulara non è
una umiliata e offesa soltanto, non è un
cuore semplice, è la sua riscossa, e il
cuore si fa complicato, lungimirante per rassegnazione
al martirio dovuto: gettando scandalo in un intero
paese che sembra dominare del tutto con l'imperio
dei suoi occhi e della sua voce e tradendo e sfruttando
a sangue la povera gente da cui trae le sue miserrime
origini, arriverà a umiliare, a offendere
lei, a forgiare destini secondo un suo imperscrutabile
disegno, a incutere paura senza averne mai e,
riscattata, a soccorrere poi con generosità
e pietà immensa chi dimostra di sottostare
al suo inspiegabile potere, economico, sì,
ma sorto sulla crudeltà per sé di
confidare solo nel potere dell'intelligenza e
del sacrificio. Se la donna sembra mantenere una
sua zona di amore inviolato e inviolabile è
solo per trarvi l'energia per il suo odio verso
chi deve odiare o deve far finta di non amare
per non turbare equilibri antichi, intoccabili
e, soprattutto, per non essere avvicinata e rivelata
nella sua compromettente, per lei insopportabile,
vergognosa vulnerabilità di bambina senza
mai infanzia e senza più futuro, e un solo
presente per lei raggiungibile e non opprimente:
da morta".
L'autrice: E' nata a Palermo
e vive a Londra, dove svolge l'attività
di avvocato nel quartiere di Brixton, lavorando
per lo più con la comunità nera
e musulmana. E' anche presidente del tribunale
di Special Educational Needs.
Il libro di Simonetta Agnello
Hornby viene presentato a Catania, presso la Libreria
Voltapagina, venerdì 4 ottobre 2002 ore
18. Sarà presente l'autrice, e Silvana
La Spina.
Libreria Voltapagina, via Francesco Crispi 235,
Catania - tel. 095532068.
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