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Una ricchezza dimenticata da più di dieci anni

La Chiesa dell’Immacolata, ex convento dei Frati Minori, sorge su una delle alture che sovrastano l’antichissima Palica, oggi Palagonia
di valentina arena

La Chiesa dell’Immacolata, ex convento dei Frati Minori, sorge su una delle alture che fanno da sponda alla grande vallata dentro la quale sorge l’antichissima Palica, oggi Palagonia. La Chiesa fu costruita nel 1721 da Ferdinando Francesco Gravino, Principe di Palagonia. Fu eretta in parrocchia il 22 luglio del 1928 da Mons. Bargiglio vescovo di Caltagirone.
Sotto il pavimento della chiesa esisteva un tempo un cimitero. Gli ultimi resti umani, lì sepolti, furono trasportati nel cimitero comunale intorno al 1950, quando per l’occasione, il vecchio pavimento in lastroni di pietra fu sostituito con mattonelle di cemento e marmo.
Costituita: da quattro altari laterali risalenti al tempo della costruzione e rivestiti da marmi di diversa qualità; da sette colonnine di marmo bianco di Carrara, intarsiate artisticamente, che compongono la balaustra; un soffitto interamente ricoperto da affreschi risalenti al 1954, opera del maestro Barone da Militello, che rappresentano: la definizione dell’Assunzione da parte di Papa XXI°, la proclamazione della Madonna Immacolata regina del cielo e della terra, Dio Padre e lo Spirito Santo; altri 7 affreschi sulle pareti risalenti al 1700, numerose tele e la maestosa altare, tutta in legno, realizzata a mano.

Oggi di tutto questo non rimane che un ricordo.
Dopo il terremoto del 1991, la Chiesa fu chiusa perché danneggiata dalla scossa e mai più riaperta.

Nei primi tempi, la Curia e la Sovrintendenza sembravano interessarsi, ma era tutta un’illusione. Spogliata ormai da tutte le sue ricchezze, anche in seguito a ripetuti furti, aspetta solo di morire per sempre. Le colonne spezzate, il pavimento distrutto, il soffitto forato, le tele scomparse, l’altare quasi inesistente perché rubata, a varie riprese, insieme ad alcune statuette in legno che la componevano. Alcune di queste, tra l’altro, furono ritrovate, all’epoca, presso un antiquario vicino Palermo, le altre invece saranno in bella mostra nelle ville di qualche ricco signore.

Un patrimonio artistico andato perduto a causa del mancato interesse della Chiesa di Caltagirone, del Comune di Palagonia e di tutti i palagonesi che non hanno compreso la bellezza e il valore artistico - culturale di una ricchezza che giace dimenticata da più di dieci anni.

 

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