Giro93
Zerobook
Gli eroi "invisibili"
Il Libro Bianco:
le "verità" di Genova un anno
dopo
di angelo l. pattavina
Luglio 2001. Luglio 2002. Un anno
passato in fretta.
Da pochi giorni è uscito in edicola "Il Libro
bianco" sui fatti di Genova durante il G8 dell'anno
scorso.
Io l'ho appena comprato. E l'ho
subito "divorato". Ne ho fatto tesoro ed indigestione.
Di storie, di foto, di commenti,
di ipotesi, di interviste e di nude e crude "verità".
Qualcosa mi si è smosso dentro ricordando quei
"caldi" giorni di luglio dell'anno scorso. Rabbia.
Impotenza. Voglia di riscatto.
Sono arrivato fino in fondo all'ultima
parola. Ed ho ancora le lacrime agli occhi. Un
libro per non dimenticare. Un libro "bianco" che
potrebbe benissimo essere un libro "rosso". Sia
per il colore politico di chi lo edito, sia per
il sangue che "sgorga" da tante pagine.
Un libro dedicato a Carlo Giuliani.
Il "martire" del movimento no-global. Il rispetto
che ho per la morte di un ragazzo che "lotta"
per un mondo migliore è tale che non mi permetterei
mai di offenderne la memoria. Sono il primo ad
alzarmi in piedi e ad applaudire alla giustezza
degli ideali per cui lui si è battuto. Ma c'è
una considerazione che troppo spesso non si ha
il coraggio di fare. E sta tutta nella distinzione
tra la necessità della lotta e i mezzi con cui
farla. C'è sicuramente bisogno di molte più persone
che aprano gli occhi sulle ingiustizie perpretate
nei confronti dei più deboli. E c'è sicuramente
più bisogno di azione da parte di tutti. Ma, personalmente,
non credo di voler sostenere la "santificazione"
di un eroe con il passamontagna in testa e l'estintore
in mano. I miei eroi hanno le mani nude e sanno
guardare negli occhi chi li sfida. I miei eroi
sono quelli che a Genova hanno cercato di sfilare
pacificamente, stando bene attenti ad evitare
ogni forma di degenerazione violenta. E sono quelli
che sia in televisione, sia sui giornali, hanno
avuto lo spazio minore. I miei eroi sono "invisibili".
Il tempo scorre inesorabile. Si
sa. E molte cose vanno perdute. La memoria è importante,
purchè non sia "né vendetta né rancore, ma custode
di verità e di libertà" come dice Valerio Magris.
E di quella verità e di quella libertà, per cui
certa gente è disposta anche a morire, il tempo
non ha mai troppa considerazione. E spesso neanche
noi. Passiamo la maggior parte del tempo a cercare
conferme delle nostre opinioni. Niente di più
semplice. E di più sbagliato. E' facile trovare
tutti i riscontri che si vogliono trovare. E stare
lì a dire: "Hai visto, è come dicevo io!". E'
sterile parlare con qualcuno che ti dice ciò che
ti aspetti di sentirti dire. E' veramente così
difficile mettere in discussione, anche solo per
un attimo, le nostre convinzioni? Viviamo accecati
da effimere certezze.
Non sono certo alla ricerca di
una verità assoluta. Ma credo all'arricchimento
del confronto. Del dialogo. E della comprensione
reciproca. La verità unica non esiste. Esistono
tante verità quanti sono gli occhi che la guardano.
Ed ognuno di noi dovrebbe averne almeno due. Solo
che spesso preferiamo guardare con un occhio solo.
Ignorando la nostra mezza cecità.
Sono alla ricerca della mia verità
mancante. E per trovarla voglio fare dono di un
pezzo di quella che io riesco a vedere.
Vorrei comprare un'altra copia
del Libro Bianco (se mai riesco a trovarne una
visto che sono andate esaurite in tutte le edicole)
e regalarla ad un amico poliziotto. Con l'impegno
onesto di riuscire a dare luce anche all'altro
occhio.
|