segnali dalle città invisibili
  Giro93 Risonanze BaRock Festival
I Sonic Youth a Catania

La band newyorkese punta di diamante del BaRock
di angelo luca pattavina foto di g.a.fangano, a. calleri, a.l. pattavina

“La mia violenza è un sogno”.
Comincia così, con le calde parole di “Tom Violence”, quello che rimarrà “l’Evento” nella storia dei live siciliani.
A vent’anni esatti di distanza dall’uscita del loro primo album omonimo, i Sonic Youth “sbarcano” per la prima volta a Catania.
E ad accoglierli ci sono più di 3000 persone che, senza distinzione di genere e di generazione, hanno riempito sin dalle prime ore del pomeriggio una delle piazze più suggestive (ma anche meno valorizzate) del capoluogo etneo.
Un filo sottile che va da Murray Street (la strada di New York dove si trova lo studio in cui hanno registrato il loro ultimo album) a Piazza Dante (in pieno centro storico catanese).
Ed è proprio lì, sul sagrato della Chiesa di San Nicola, che sono esplose le schegge newyorkesi, in una perfetta congiunzione tra l’incompiuta estetica dell’arte barocca e le sonorità più distorte della musica rock.
La doppia negazione della purezza.
Un viaggio sonoro tra il passato ed il presente, da “Tom Violence” a “Drunken”, passando per “Plastic sun”, “Kool thing”, “Candle”, “Rain on tin”. La sintesi discreta tra il rispetto stilistico del lavoro in studio e la violenza travolgente della performance live.
Quattordici canzoni. Tre voci. Una valanga di suoni.
La logica irrazionale del kaos racchiusa in cinque elementi: l’energia dirompente di Thurston Moore, l’aggressiva e sensuale femminilità di Kim Gordon, il genio strumentale di Lee Ranaldo, la destrutturazione ritmica di Steve Shelley, ed il valore aggiunto di Jim O’Rourke, il quinto elemento di una miscela già di per sè pericolosamente esplosiva.
Senza dubbio la band che meglio rappresenta la tradizione e l’innovazione del rock degli ultimi vent’anni.

Sonic Youth, naturalmente, ma non solo.
Da segnalare, infatti, che, ad aprire il concerto della band di Moore & Company, è stato il rock sfrontato dei cagliaritani “Melanie” (giovane band segnalata da Materiali Musicali), seguiti da quello non meno energico dei catanesi “Baffos”. Due realtà interessanti e potenzialmente in crescita ma naturalmente ancora lontane dai successi degli headliners della serata.

A fine serata, il pubblico, soddisfatto ma non ancora del tutto sazio, ha cercato di ricomporsi dallo stravolgimento fisico e mentale in cui si era lasciato trascinare per un’ora e mezza.
Del resto, “il rock’n roll fa male!” aveva ammonito Thurston dal palco, vedendo volare qualcuno oltre le transenne.
E allora la speranza per il futuro è quella di poterci “fare male” un po' più spesso di quanto normalmente non ci accada da queste parti.

 

 

 

 

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