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La mia violenza è
un sogno.
Comincia così, con le calde parole
di Tom Violence, quello che
rimarrà lEvento
nella storia dei live siciliani.
A ventanni esatti di distanza dalluscita
del loro primo album omonimo, i Sonic Youth
sbarcano per la prima volta
a Catania.
E ad accoglierli ci sono più di 3000
persone che, senza distinzione di genere
e di generazione, hanno riempito sin dalle
prime ore del pomeriggio una delle piazze
più suggestive (ma anche meno valorizzate)
del capoluogo etneo.
Un filo sottile che va da Murray Street
(la strada di New York dove si trova lo
studio in cui hanno registrato il loro ultimo
album) a Piazza Dante (in pieno centro storico
catanese).
Ed è proprio lì, sul sagrato
della Chiesa di San Nicola, che sono esplose
le schegge newyorkesi, in una perfetta congiunzione
tra lincompiuta estetica dellarte
barocca e le sonorità più
distorte della musica rock.
La doppia negazione della purezza.
Un viaggio sonoro tra il passato ed il presente,
da Tom Violence a Drunken,
passando per Plastic sun, Kool
thing, Candle, Rain
on tin. La sintesi discreta tra il
rispetto stilistico del lavoro in studio
e la violenza travolgente della performance
live.
Quattordici canzoni. Tre voci. Una valanga
di suoni.
La logica irrazionale del kaos racchiusa
in cinque elementi: lenergia dirompente
di Thurston Moore, laggressiva e sensuale
femminilità di Kim Gordon, il genio
strumentale di Lee Ranaldo, la destrutturazione
ritmica di Steve Shelley, ed il valore aggiunto
di Jim ORourke, il quinto elemento
di una miscela già di per sè
pericolosamente esplosiva.
Senza dubbio la band che meglio rappresenta
la tradizione e linnovazione del rock
degli ultimi ventanni.
Sonic Youth, naturalmente,
ma non solo.
Da segnalare, infatti, che, ad aprire il
concerto della band di Moore & Company,
è stato il rock sfrontato dei cagliaritani
Melanie (giovane band segnalata
da Materiali Musicali), seguiti da quello
non meno energico dei catanesi Baffos.
Due realtà interessanti e potenzialmente
in crescita ma naturalmente ancora lontane
dai successi degli headliners della serata.
A fine serata, il pubblico,
soddisfatto ma non ancora del tutto sazio,
ha cercato di ricomporsi dallo stravolgimento
fisico e mentale in cui si era lasciato
trascinare per unora e mezza.
Del resto, il rockn roll fa
male! aveva ammonito Thurston dal
palco, vedendo volare qualcuno oltre le
transenne.
E allora la speranza per il futuro è
quella di poterci fare male
un po' più spesso di quanto normalmente
non ci accada da queste parti.
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