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Giro93
Movimento
Genova : Le nostre ragioni
Noi che nel Luglio scorso abbiamo
dato vita alla straordinaria e plurale esperienza
del Genoa Social Forum rivolgiamo un appello a
tutti e tutte coloro che lo scorso anno sono venuti
a Genova per manifestare il loro dissenso contro
il governo abusivo del pianeta, il G8, e le sue
politiche di morte.
A tutti e a tutte coloro che, riconoscendosi nel
patto di lavoro che dette origine al Genoa Social
Forum e nella dichiarazione d'intenti del GSF
di non recare danno alcuno a cose e persone, si
sono visti negare il loro diritto a manifestare
liberamente ed hanno subito una repressione senza
precedenti nella storia della Repubblica Italiana.
Ci rivolgiamo alle donne ed agli uomini che, pur
non essendo fisicamente a Genova, c'erano con
il cuore e con la mente.
A tutti e a tutte coloro che hanno avvertito il
grande segnale di quei giorni : i poveri che riprendevano
la parola, gli ultimi che si rimettevano in cammino,
una nuova generazione che scopriva il gusto e
l'importanza dell'impegno politico.
Ci rivolgiamo anche a coloro che a Genova non
c'erano per scelta e che solo dopo hanno capito
l'importanza dell'evento.
Ci rivolgiamo ai registi che hanno filmato i colori
e le percosse, ai giornalisti che si sono opposti
alla disinformazione organizzata facendo il loro
mestiere, agli uomini e donne di cultura che hanno
avvertito la tragicità dei fatti ma anche
l'inarrestabile voglia di dibattere, discutere
raddrizzare i torti enormi che si continuano a
consumare e di cambiare il mondo che tutte le
persone venute e Genova condividevano.
Noi vogliamo riprendere le proposte emerse nel
Public Forum che precedette l'apertura del summit
del G8.
Vi chiediamo di tornare a Genova un anno dopo,
nella settimana che termina con il 19, 20, 21
Luglio, per dire al mondo ciò che la repressione
ha voluto nascondere.
Per dire le nostre ragioni.
Voi G8, noi 6miliardi: era vero ieri lo è
ancora di più oggi.
Anche i pochi impegni assunti dagli otto paesi
più ricchi del mondo per la lotta alla
povertà sono rimasti lettera morta.
In questo anno gli otto governanti abusivi del
pianeta si sono macchiati di nuovi crimini contro
l'umanità e risulta ancora piu' chiaramente
che la loro modalita' di potere addensa ulteriori
ed imminenti guerre che coinvolgono intere popolazioni
civili.
Lo sterminio per fame e per malattie altrimenti
curabili, l'inaccessibilità all'acqua potabile,
lo sfruttamento inumano della forza lavoro, l'inquinamento
dello biosfera e l'avvelenamento dei mari sono
proseguiti senza alcun freno.
Tutto cio' viene messo in atto per garantire il
massimo di profitto ad un gruppo di transnazionali
che incamerano nelle loro mani ricchezze superiori
a quelle del PIL di interi paesi.
Una guerra economica, sociale e militare è
stata dichiarata dagli otto paesi più ricchi
contro l'intera umanità.
Una guerra che uccide con l'arma del debito e
degli aggiustamenti strutturali, con il controllo
delle proprietà intellettuale da parte
delle multinazionali e con la demolizione di ogni
straccio di legislazione sociale che sia di impedimento
alla selvaggia e libera espansione del mercato.
Una guerra che uccide con la crescita senza precedenti
delle spese militari e con la costruzione di nuovi
sistemi di morte come lo scudo stellare.
Una guerra che ci hanno detto voler essere permanente,
sovrana regolatrice della dittatura del mercato,
volano ricercato per superare ogni recessione
e far girare al massimo la macchina dell'ingiustizia.
A questo tipo di guerra seguono le guerre "guerreggiate"
che tanti lutti continuano a produrre tra le popolazioni.
I potenti chiusi nella loro zona rossa, isolati
dal mondo insieme al loro esercito privato, hanno
avuto paura dei trecentomila di Genova.
Temevano che il tarlo di Seattle avesse scavato
così a fondo da far vacillare il granitico
consenso di cui hanno bisogno.
Per questo hanno scelto la repressione.
E Genova è stata violentata nel corpo e
nell'anima, fino a versare il sangue di uno dei
suoi figli: Carlo Giuliani.
Non immaginavano che il nostro dolore diventasse
il dolore di una parte così vasta dell'umanità
, che il nome di Carlo e di Genova varcasse gli
oceani e le montagne, narrasse dolcemente alle
orecchie di chi contadino/a, operaio/a, studente/ssa,
disoccupato/a, senza casa, senza terra, senza
speranza, che la storia non è affatto chiusa
e che il loro destini possono essere riscritti
con l'inchiostro della giustizia sociale, della
libertà, della pace.
Torniamo a Genova un anno dopo.
A rincontrare i genovesi, in primo luogo quelli
che ci hanno accolto con simpatia e condivisione
dei nostri ideali, nonostante una ossessionante
campagna intimidatoria, per la loro civiltà
e per la loro pazienza, ma anche quelli di loro
che erano stati indotti ad allontanarsi da una
propaganda intimidatoria o che lo avevano scelto,
perché capiscano che la violenza stava
dentro e dietro le grate e non nasceva dentro
un movimento di migliaia di persone che scendevano
in piazza per un mondo migliore.
A riscoprire Genova libera da cancelli, grate,
posti di blocco.
A continuare la riflessione, che e' cresciuta
e lievitata in mille iniziative durante questo
anno in Italia e nel mondo. A riflettere e a discutere
sul nostro domani, sulla possibilita' di una reale
alternativa alla globalizzazione neoliberista,
con una modifica radicale dei saperi che metta
al centro la formazione e la scuola come diritti
per tutte e tutti, delle produzioni e degli stili
di vita, a cominciare, dal ripensamento dei consumi
e dal rifiuto di utilizzare cibi geneticamente
modificati, rilanciando l'agricoltura biologica,
per continuare con la radicale ed indifferibile
messa in discussione dei rapporti di produzione.
Ad appoggiare e rilanciare tutte le campagne che
si stanno sviluppando, come, ad esempio, quella
contro la modifica della legge sulla produzione
e il commercio delle armi, quelle per il boicottaggio
di aziende e marchi responsabili di gravi violazioni
di diritti e di attacco all'ecosistema, quelle
per la difesa e l'estensione delle garanzie dello
Statuto dei Lavoratori e la lotta contro ogni
forma di precariato, quella per l'affermazione
dei principi di civiltà e di giustizia
violati dalla legge sull'immigrazione Bossi -
Fini, quelle per gli acquisti trasparenti e per
la sicurezza alimentare, quella per la fine dell'embargo
all'Iraq, quella contro la Nato, quella che intende
riaffermare la difesa e la riqualificazione della
scuola pubblica.
Torniamo a Genova perché le nostre ragioni
sono ancora tutte presenti .
Sono ancora di più in movimento.
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