Giro93
Dossier Acqua 2002
Giornata dell'Acqua: la situazione italiana in
otto punti, dolenti
Presentato recentemente il
primo Rapporto nazionale sull'acqua. Il dossier
firmato dall'economista Riccardo Petrella e curato
dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale
dell'Acqua si compone di settanta pagine di dati,
descrivendo un paese sprecone e allo stesso tempo
assetato. E indica in otto punti i mali dell'acqua
in Italia.
1. La povertà di conoscenze
adeguate e aggiornate riguardo la qualità
delle acque, i rilevamenti delle sorgenti sotterranee,
l'inquinamento. Si conosce poco anche dello stato
delle fognature.
2. Un terzo degli italiani
non gode di un accesso regolare e sufficiente
all'acqua potabile, pur essendo l'Italia il paese
EU con il consumo di acqua pro capite più
alto (78 mcubi/anno/abitante)
3. Solo il 40% degli italiani
bevono acqua di rubinetto, ma sono i primi consumatori
di acque minerali al mondo, pur essendo un litro
di queste ultime, tremila volte più caro
dell'acqua di acquedotto (una lira e ottanta centesimi
al litro contro le 2800 lire delle acque imbottigliate);
e molto meno salutare, malgrado le comunicazioni
pubblicitarie.
4. Il degrado del patrimonio
idrico del paese non cessa di aggravarsi. Il 30%
degli abitanti vivono in capoluoghi che non hanno
un sistema di depurazione; sono rare le città
meridionali dove la depurazione supera il 25%
delle acque reflue.
5. Sprechi dovuti all'incuria
del sistema idrico. Il 30% in media delle acque
(ma in certe zone anche il 50%) si disperde delle
condutture. Lo spreco nei consumi domestici è
elevatissimo.
6. La politica ha lasciato
sussistere una grande frammentazione nella gestione
dell'acqua (8mila comuni) e non ha mai applicato
la legge Galli (n.36/1994) che mirava a rendere
più efficace la gestione delle risorse
idriche. Invece ha scelto la via della privatizzazione.
7. Moltiplicazione ed intensificarsi
di conflitti "locali". Come quello che
oppone la regione Molise e la regione Puglia,
la questione dell'acquedotto pugliese; le tensioni
intorno la privatizzazione del capitale delle
società pubbliche; le proteste contro progetti
di trafori e discariche inquinanti.
8. Quasi nullo il peso dell'Italia
sulla politica europea, mediterranea e mondiale
dell'acqua. E' infatti assente dalle quattro grandi
istituzioni che attualmente delineano gli orientamenti
e le scelte prioritarie della politica mondiale
sull'acqua, e cioè il World Water Council,
il Global Water Partnership, la World Commission
in Water, il World Water Assessment Programme.
Secondo il Rapporto le causa
principale del degrado e del fallimento della
gestione del "sistema acqua" in Italia
è da attribuirsi alle Istituzioni che deliberatamente
hanno perso potere nei confronti del crescente
potere dei grandi utilizzatori e "produttori"
di acqua, il sistema industriale e le società
di acque minerali. L'amministrazione della cosa
pubblica non si è data i mezzi per esercitare
una strategia di azione a lungo termine nell'interesse
generale, difendendo invece interessi locali e
settoriali. E' dunque la politica la principale
imputata per lo spreco di acqua, alla quale il
Rapporto rivolge l'accusa di "non aver creduto
nell'investimento pubblico come principale motore
del capitale sociale comune e dei servizi essenziali
al vivere insieme". Pesa, inoltre, l'inadempienza
sistematica nei confronti di leggi e misure eppure
approvate dal Parlamento. Insomma, il primo Rapporto
sull'acqua in Italia è anche una dura critica
alle istituzioni per aver "abbandonato il
concetto - e nelle pratiche corrispondenti - di
"res publica" e di "bene comune""
che così da vicino riguarda anche la gestione
e la tutela del patrimonio comune "acqua".
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