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Giro93
Dossier Acqua 2002
Falsità, menzogne, irregolarità
La Sicilia annega nell'acqua
ma continua a morire di sete
di Carlo Alberto Tregua. -
fonte: www.laltrasicilia.com
In tredici legislature, dal
dopoguerra ad oggi, ben cinquantacinque governi,
compreso quello attuale, hanno portato la Sicilia
a morire di sete e di sottosviluppo. Sembra incredibile,
ma è così. La quantità di
acqua di cui dispone la Sicilia è tale
che ognuno dei cinque milioni di abitanti potrebbe
annegarci. Una normale azione amministrativa avrebbe
potuto realizzare una situazione ribaltata rispetto
a quella che oggi si presenta drammaticamente,
soprattutto nell'area centro-occidentale dell'Isola.
La Sicilia dispone di circa trenta invasi che
hanno una capacità di contenere ben un
miliardo di metri cubi d'acqua. Ma nessuno di
essi è collaudato per la totale capacità.
Le autorizzazioni variano fra il trenta ed il
cinquanta per cento. Cosicchè, anche in
quest'anno, considerato poco piovoso, molte chiuse
sono state aperte per riversare a mare l'esubero
d'acqua rispetto alle autorizzazioni.
Prendiamo, ad esempio, la diga di Rosamarina,
la cui costruzione è iniziata nel 1972.
Ha una capacità di 110 milioni di metri
cubi, poi ridotta ad ottanta, ma l'autorizzazione
vale solo per 10 milioni di metri cubi. Due terzi
dell'acqua servirebbe per uso irriguo, circa 14
mila ettari, ed un terzo per uso potabile. Ma
tutto è ridotto a un decimo.
Gli enti che si occupano di raccogliere e distribuire
l'acqua in Sicilia sono una miriade: Eas, Esa,
Genio civile, Consorzi di bonifica, Enti locali,
imprese private e via enumerando. La Regione dovrebbe
coordinare codesti soggetti con regole chiare
e precise, e colpire i comportamenti irresponsabili.
Invece, in cinquantasei anni, ha latitato per
insipienza politica e, in qualche caso, per connivenza
con le organizzazioni criminali che traggono vantaggi
dalla mancanza d'acqua.
La seconda questione che lascia a secco i rubinetti
dei cittadini e i campi riguarda le reti di distribuzione
del prezioso liquido. Vi sono invasi senza condotte
e condotte senza invasi. Un caso? No, certo. È
stata la conseguenza di comportamenti scorretti
quali il procrastinare sine die il completamento
delle opere, per far aumentare artificialmente
i prezzi e ottenere profitti illeciti.
Le leggi sugli appalti in Sicilia contengono una
quantità impressionante di articoli e commi
dentro i quali è difficile capirci, salvo
che per gli Amici degli Amici. La Merloni-ter,
conseguenza di una direttiva Ue, è applicabile
ma viene disattesa. Il ddl di riforma, valutato
nella IV commissione legislativa dell'Ars, ha
difficoltà ad essere votato per la sotterranea
opposizione trasversale che lo blocca.
Ma torniamo alle acque. In nessuna diga è
applicato un contatore che misuri la quantità
erogata e in nessun terminale delle condotte è
applicato un secondo contatore che misuri la quantità
di acqua arrivata. Se i due contatori esistessero,
si potrebbe misurare la differenza della quantità
d'acqua che ogni condotta perde e quella che viene
sottratta in modo fraudolento. Si, perché
molta acqua viene rubata. Si sa chi la ruba, ma
nessuno parla.
Vi è, poi, il problema della rete idrica
degli Enti locali che si approvviggionano a monte
delle condotte e distribuiscono a valle ad abitazioni
ed imprese. Ebbene, tali reti fatiscenti perdono
per strada la metà del liquido trasportato.
L'incuria degli Enti locali in questi decenni
è stata notevole. Hanno trascurato il rinnovamento
degli impianti ed una costante manutenzione. Tanti
amministratori, anche per questi miseri comportamenti,
dovrebbero essere mandati al confino, come si
diceva una volta.
L'acqua non costa nulla, quindi non và
pagata, secondo molti utenti che appunto non la
pagano. Le bollette arretrate ammontano a centinaia
di miliardi di lire. Le amministrazioni fanno
poco o nulla per recuperare i loro crediti. E
neanche si muovono per sostituire i vecchi contatori
a bocca tarata spesso più aperta del dovuto.
Oltre all'acqua piovana, male accumulata e mal
distribuita, la Sicilia dispone di altre due cospicue
fonti di approvvigionamento: i depuratori e i
dissalatori. I primi, che hanno una funzione antinquinante,
potrebbero erogare l'acqua bianca alla fine del
percorso chimico, per uso irriguo ed industriale.
I secondi potrebbero produrre acqua potabile senza
fine ad un costo di circa 1,5 euro (tremila lire)
per metro cubo, quanto costa ai cittadini di Palermo
che, però, non ce l'hanno. Ma non più
della metà dei depuratori esistenti in
Sicilia funziona come dovrebbe e vi sono solo
alcuni dissalatori. Potrebbero essere molti di
più chiamando imprese internazionali e
nazionali cui concedere la produzione e la distribuzione
dell'acqua per trenta o più anni, senza
spendere un soldo.
Infine anche in questa materia ci vorrebbe un
colpo d'ala. Progettare e riunire in un unico
circuito tutte le reti idriche dell'Isola, sul
modello di quelle elettriche. Basterebbe qualche
centinaio di chilometri di condotte, in modo da
compensare costantemente carenze con eccedenze.
Ma per volare ci vogliono le ali. Non vediamo,
in atto, nessun Dedalo all'orizzonte.
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