segnali dalle città invisibili
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Carta d'identità e nuove tribù clandestine
di alessandro calleri


Il dibattito scatenato in Italia dalla proposta di legge Bossi-Fini, già approvata alla Camera dei Deputati e in corso di discussione al Senato, nel confusionario tentativo di imporre misure restrittive e pene rigide contribuisce ad aggiungere incertezza attorno ad un problema complesso ed articolato come quello dell’immigrazione.
Ottomila km di costa non sono sicuramente semplici da controllare ma, nello stesso tempo, non è altrettanto semplice distinguere preventivamente i buoni dai cattivi. In questi ultimi mesi abbiamo sentito accalorarsi politici, esperti, semplici opinionisti, tutti hanno avuto modo di esprimersi sul problema immigrazione, abbiamo ascoltato posizioni spesso lontane e discordanti che, sicuramente non ci hanno aiutato a comprendere il problema. Proviamo a fare una brevissima carrellata di quanto abbiamo avuto modo di sentire, un elenco sicuramente incompleto che, anzi, andrebbe sicuramente integrato, sono ben accette integrazioni.

Immigrazione = criminalità, Il 30% della popolazione carceraria italiana è composta da stranieri, dato notevole considerando il numero di stranieri presenti in Italia; non possiamo sicuramente non ammettere che un elevato numero degli stranieri che entrano in Italia finiscono alla fine per delinquere e compiere atti criminosi.

Immigrazione = lavoro, gli stranieri sono quelli che con il loro lavoro sostengono l’economia Italiana lavorando nelle fabbriche dell’opulento nord-est o in lavori dequalificati che nessun Italiano vorrebbe più andare a svolgere. C’è però anche ci sostiene che l’immigrazione contribuisce all’aumento della disoccupazione sottraendo lavoro agli italiani stessi.

Immigrazione = natalità, dalle recenti rilevazioni dell’Istat sembra che il flusso demografico italiano abbia ripreso a salire arrestando, finalmente la tendenza al rapido invecchiamento della popolazione che ha caratterizzato la società Italiana di questi ultimi anni. Sempre secondo l’Istat l’incremento è dovuto, per la maggior parte, da figli nati da coppie immigrate.

Nuove identità per il nuovo millennio.

La legge Bossi-Fini propone di schedare tutti i nuovi arrivati prendendo loro le impronte digitali; questo atto, se appare giusto per certi versi sembra invece orrendo per altri (ognuno è libero di fare le sue considerazioni), ogni medaglia ha il suo rovescio. Ma per cosa dovrei sentirmi diverso rispetto alle persone che, ogni anno, disperate ed affamate, bussano alla mia porta alla ricerca di un futuro migliore? Perché le impronte dobbiamo prenderle solo agli immigrati? Se norma dev’essere facciamo che sia generale. le impronte prendiamole a tutti e non se ne parli più, bianchi, neri, gialli e rossi, consumiamo pure qualche milione di litri di inchiostro, facciamolo, ma non voglio che qualcuno un domani mi accusi di essere razzista solo per il fatto che sulla mia carta d’identità non si trovano riportate le mie impronte digitali. Non sia mai!

Una norma parziale e incompleta, quale cittadinanza possibile per il nuovo millennio?

Tra soli venti anni cosa vorrà dire cittadinanza, quali saranno i diritti e i doveri di un cittadino, cosa bisognerà fare per riconoscersi cittadino in un’Europa che si avvia sempre più verso una società multirazziale e multilingue? Sarà un problema di pelle? Sarà un problema di braccia? Sarà un problema di impronte? Come ci immaginiamo tra venti anni, ci siamo guardati allo specchio? Siamo o non siamo tutti clandestini?

P.S. Nel dubbio e nell’attesa di tutti gli interrogativi ho scannerizzato la mia mano e le mie impronte, le ho pubblicate su Girodivite e le ho inviate ai ministeri competenti nella speranza che rilascino anche a me la nuova carta d’identità.

 

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