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Giro92
Movimento
Riviste / Project
editoriale di presentazione:
Anamnesi e focus concettuali, di Edoardo Caizzi
È passato un anno dal numero
zero di Project. Penso sia destino delle riviste
di dibattito politico e culturale quello di disattendere
alla loro periodicità. È giusto
che la loro frequenza sia dettata dalla loro capacità
di rinnovare e rinnovarsi, più che da programmi
precostituiti, con il rischio spesso incombente
di uno sterile quanto inutile esercizio accademico.
Del resto non si è trattato di un anno
qualsiasi. Negli ultimi mesi abbiamo attraversato
Genova e le Twin Towers, Porto Alegre e la Palestina,
sono cambiati linguaggi, pratiche, riferimenti
di un intero movimento.
Sono cambiati codici comunicativi e senso di appartenenza
anche per esperienze ben più visibili e
radicate della nostra, non potevamo rimanere immuni
da questa radicale trasformazione.
Tra i primi ostacoli c'è stato una sorta
di spaesamento di fronte a scenari in continua
mutazione, una difficoltà a tradurre gli
elementi di rottura e la loro forza innovatrice
in analisi sensate. Di fronte ad una attualità
spesso impegnata a contraddire sé stessa,
abbiamo attraversato un anno di black out, condizione
comune un po' a tutte le riviste, sia quelle teoriche
che di movimento, schiacciate come noi dalla domanda
di una informazione il più possibile rapida
ed esaustiva. Quel periodo di cambiamenti, di
cortocircuito tra elementi di rottura e continuità
sembra attraversare oggi una fase di assestamento,
la trasformazione rischia di cedere il passo a
fenomeni gattopardeschi di cui la crisi dei social
forum è solo uno dei primi esempi. Si avverte
quindi il bisogno di tornare a fare ricerca, a
porre interrogativi, a rilanciare dibattiti. Tornano
per fortuna a farsi sentire DeriveApprodi, Posse
e speriamo presto anche Infoxoa (che ringraziamo
per l'incoraggiante recensione al nostro numero
zero). Tutto viaggia e si trasforma a velocità
vertiginosa, non bisogna dimenticare però
il tempo per la riflessione e l'approfondimento,
ma certo anche noi che facciamo riviste dobbiamo
essere in grado di adeguare i nostri linguaggi
a scenari in mutazione. Per dirla con Paolo Virno
"quale medico condotto ha prescritto l'abbandono
della ricerca teorica per il fatto che un movimento
di lotta, consistente e innovativo, è finalmente
irrotto sulla scena pubblica? Proprio quando niente
è più come prima l'unica cosa da
non fare è limitarsi ad amministrare il
patrimonio di famiglia, ripetendo in pillole analisi
e tesi elaborate in passato. La discussione teorica
e culturale deve accettare, essa pure, di vivere
uno stato di emergenza" (Singolarità
e moltitudine in DeriveApprodi n.21).
Siamo nati all'inizio del 2001, con l'intento
di porre in essere una ampia serie di forme e
registri comunicativi, una fase in cui il dibattito
sul mediattivismo era ancora a livello embrionale.
Con Genova, una serie di passaggi di cui auspicavamo
lo sviluppo, come la creazione di reti comunicative,
lo sviluppo di media che privilegiano l'immagine
e la comunicazione virtuale, nascono, fioriscono
e si evolvono spontaneamente, fuori dalle maglie
di una linea comune e programmata. Una parte importante
del nostro progetto iniziale trova la possibilità
di esprimersi con altre forme, l'attualità,
la quotidianità sono il soggetto privilegiato
della bisogno di comunicare, del desiderio di
cambiare.
In tutto questo fiorire di nuovi codici comunicativi
ha ancora senso uno strumento come la rivista?
Inutile dire che crediamo di sì, a patto
che questo bisogno di trasformazione sia in grado
di contaminare anche la parola scritta e l'uso
delle immagini, sia in grado di ridar loro freschezza,
emotività, incisività... La costruzione
di questo laboratorio potremmo considerarla come
"il manifesto programmatico" di questa
rivista, la molla che ci ha spinto ad investire
su uno strumento che molti vedono oramai in via
di estinzione.
Dall'altra parte c'è il senso, che potremmo
dividere per semplificare in senso immateriale
e senso materiale. Il primo rischia di sfuggire
da una lettura superficiale di queste pagine,
vive e si riproduce all'interno della nostra community,
nella capacità di costruire reti relazionali,
di valorizzare esperienze, di sottrarre saperi.
Il secondo lo trovate nelle tre linee di ricerca
rappresentate dai focus concettuali territori,
reti, movimenti.
IL MELIEU >>> attraversamenti
Infine c'eravamo noi, la generazione bruciata:
decisi a rompere con le tradizioni ed a rifare
tutto daccapo, [...] e Milano? Milano era lontana,
su, oltre il Po, vicino alla Svizzera, una città
di fabbriche, di grandi imprese, di traffici.
Gli intellettuali lassù sparivano dietro
un grosso nome e diventavano funzionari di un'industria,
tecnici della pubblicità, delle human relations,
dell'editoria, del giornalismo. Cessavano di esistere
come clan, come corporazione, come grande famiglia;
non erano più il sale della terra, i cani
da guardia della società, i pionieri dell'avvenire,
gli ingegneri dell'anima. (Luciano Bianciardi,
Il lavoro culturale, Feltrinelli)
Non sembrano trascorsi più
di quaranta anni da questo impietoso ritratto
di Milano. L'incapacità di valorizzare
le intelligenze critiche della città e
di metterle a valore non sembra aver fatto molti
progressi. La pubblicazione sul numero scorso
di un articolo di clark kent sulla incapacità
di affrontare il tema della rappresentanza ci
ha procurato critiche ed elogi. In futuro torneremo
ad usare l'arma dell'ironia, per ora preferiamo
quella della critica, è troppo facile parlare
male di Milano, più difficile e stimolante
costruire al suo interno dei percorsi attraverso
i cantieri sociali, attraverso le esperienze di
autorganizzazione e di produzione di beni sociali
dal basso, per soddisfare bisogni e desideri.
"Il mondo si è fatto città",
prendendone però gli aspetti peggiori:
controllo, esclusione, autorappresentazione, precarietà.
Per cercare di arginarli oggi partiamo da Milano,
in futuro attraverseremo altri territori alla
ricerca di elementi in grado di costruire una
valida alternativa all'omologazione.
GLOBAL SEARCHING >>> strumenti
- So perché sei qui Neo, so cosa stai facendo,
so perché non dormi, so perché vivi
da solo e perché una notte dietro l'altra,
lavori davanti al tuo computer, tu stai cercando
lui... lo so perché a suo tempo ho cercato
la stessa cosa e quando lui ha trovato me, mi
ha detto che non cercavo qualcosa di preciso,
ma che cercavo la risposta. È la domanda
il nostro chiodo fisso, è la domanda che
ti ha spinto fin qui... e tu la conosci come la
conoscevo io.
- Che cos'è Matrix?
- La risposta è intorno a te Neo e ti sta
cercando, e presto ti troverà, se tu lo
vorrai...
Da un punto di vista metaforico
e strategico il concetto di rete è ormai
diventato elemento centrale del rapporto tra politica,
economia, tecnologie, informazione. Tra i nuovi
attori del panorama politico abbiamo chiesto alle
Tute Arancioni di Matrix di introdurci in questo
scenario fatto di lavoro immateriale e virtuale,
ma anche di bisogni e diritti reali. La loro vertenza
sindacale ha avuto una grossa risonanza mediatica,
adesso è il momento di individuare gli
elementi costruttivi per il futuro. La rete è
come detto anche in valido elemento strategico
in grado di valorizzare risorse, in questo numero
cominciamo con Sapienza Pirata, che ci parla di
autoformazione in università, e con LASER,
che ci introduce nel mondo spesso ignorato della
ricerca e del sapere scientifico. Infine alcuni
strumenti critici per cominciare ad affrontare
il tema della comunicazione rispetto alle trasformazioni
tecnologiche ci arrivano dal Connectaz Media Center
e da buzz2001.
MOLTITUDINI E LINGUAGGIO SPORCO
>>> laboratorio
Rompere ogni pretesa di pulizia, quel ritardo
della scrittura rispetto al processo reale, per
cui il testo (pulito) ci parla del movimento,
soltanto per fissarlo, cristallizzarlo, presentarcelo
immobile dentro categorie che, prodotte dal passato,
vogliono costringere il presente a ripercorrere
il passato. Scrivere dunque un testo sporco.
(Alice è il diavolo. Storia di una radio
sovversiva, a cura di Bifo e Gomma, Shake)
Confrontarsi con la produzione
di un testo scritto sta diventando operazione
sempre più complicata. Da una parte la
scarsa abitudine alla lettura e la cattiva abitudine
ad utilizzare registri troppo appiattiti sulla
retorica. Dall'altra la progressiva fascinazione
rispetto all'uso dell'immagine, che pure ha dei
codici semiotici con cui ogni tanto bisognerebbe
rapportarsi. Questi due elementi, solo in parte
disgiunti, ci impongono una riflessione sulla
attualità del testo politico per il teatro
e la narrativa, ma ci spingono soprattutto alla
costruzione di laboratori per l'innovazione della
scrittura, affinché questa sia in grado
di parlare ai movimenti con la stessa intensità
con cui da Genova in poi sono riusciti a fare
la fotografia, i video e soprattutto i corpi.
Sommario
Editoriali:
Focus concettuali e anamnesi di Edoardo Caizzi
Come fare?
Territori:
Un diverso sguardo su Milano di Paolo Cottino,
Francesca Cognetti
Se la strada rovesciasse la città?
Cantieri isola
Torchiera
Metropolix
Un bilancio da approvare di b.georg
Le Black PR di Sonny Liston
I Death Awards della rappresentazione di Riccardo
Apuzzo
Le società del controllo di Ato Dardo
La Banda Bellini di Marco Philopat
Reti:
Dopo Matrix che fare? di Dejan (Tute Arancioni)
Appunti su conoscenza, saperi e capitalismo cognitivo
di Andrea Fumagalli
Scienza e società... sotto una luce LASER
di cecixRam
LImpero, lEuropa e le risorse intellettuali
di LASER
Esperimenti di autoformazione di Sapienza Pirata
Ma che ci azzecca mediattivista con politica?!
di RBK (C. M. C.)
TV: una finestra sul mondo? di BUZZ
Movimenti:
Questanno... di Francesco Purpura
La disobbedienza ha le zinne di Assalti a-salti
Nellalveare della precarietà di Shesquot
Sexy shock... esprimi un desiderio di Betty
GGT - Sun wu kung
Il giorno che comincio
Scrivere politico di Gigi Gherzi
Laltra storia. Un ricordo di Arturo Peregalli
di Dino Erba
Storie di folli Folletti
Scola: 5 lettere un incrocio di storie... di invisibileg
Al lavoro nella Biosfera di Kontroverso
Tutti sul treno e un mondo di celerini davanti...
di B.P
...davanti al tunnel della ferrovia è il
finimondo di Cico
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