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Giro92
Tribeart
Taglia-deficit: patrimonio pubblico
addio
di vanessa viscogliosi
Il danno è stato fatto.
E non sono serviti gli appelli, le petizioni,
le accese e colorite polemiche tra il sottosegretario
senza deleghe Sbarbi e il suo diretto superiore,
il ministro Urbani.
Il decreto salva-deficit (ma perdi-tutto il resto),
presentato da Tremonti per rinsaldare le casse
dello Stato, è stato convertito in legge
dalla Camera lo scorso 14 giugno.
Secondo il ministro dellEconomia i conti
pubblici saranno alleggeriti dai 730 milioni di
euro che lo Stato riceverà grazie a questa
operazione di svendita.
Ma cosa dice nello specifico il taglia-deficit
di Tremonti? Ebbene il provvedimento prevede che
il nostro patrimonio potrà essere ceduto
totalmente a due società per azioni: «Patrimonio
dello Stato Spa» e «Infrastrutture
Spa».
La «Patrimonio dello Stato Spa» nasce
per la valorizzazione, gestione e alienazione
del patrimonio dello Stato. I beni immobili
del patrimonio italiano possono finire quindi
nelle sue grinfie, ma ancor peggio, con un ulteriore
decreto Tremonti, possono passare di proprietà
all«Infrastrutture Spa», aperta
anche al capitale privato.
Perfino i beni artistici e storici potranno essere
venduti: limportante è che il ministro
dei Beni Culturali, ovvero Giuliano Urbani, sia
daccordo e faccia un autografo
Non viene esclusa pertanto leventualità
che un monumento o un bene ambientale di tipo
pubblico possa essere venduto al migliore offerente,
come hanno ipotizzato lopposizione e le
13 associazioni italiane a difesa dellambiente
e dei beni culturali (Legambiente, Fai, ItaliaNostra,
Comitato per la bellezza, Associazione Bianchi
Bandinelli, Greenpeace, Wwf, Inu, Lac, Vas, Marevivo,
Lipa, Lav).
«Il patrimonio artistico italiano»
sostiene Urbani «non corre nessun rischio
e che lancia lallarme non conosce le norme».
Carlo Azeglio Ciampi le norme le conosce molto
bene ed è per questo che il 15 giugno,
parallelamente alla promulgazione della legge
Tremonti, ha inviato una lettera a Berlusconi
per ricordare ai nostri politici che bisogna «assicurare
che la valorizzazione del patrimonio dello Stato,
affidata alla Patrimonio spa sia coerente non
solo con i principi di economicità e di
redditività ma anche con il rigoroso rispetto
dei valori che attengono alle finalità
proprie dei beni pubblici, intese alla luce dei
principi costituzionali che riguardano la tutela
dei predetti beni e, in primo luogo, di quelli
culturali ed ambientali».
Le posizioni del Presidente della Repubblica hanno
tranquillizzato gli animi più turbolenti,
persino quello di Sgarbi.
La costituzione italiana, come ha giustamente
ricordato Ciampi, sancisce il principio della
protezione del nostro patrimonio pubblico. Ed
è per questo che lUlivo, quando era
alla maggioranza, aveva proposto la privatizzazione
soltanto di alcuni beni storico-artistici e in
particolari casi. Innanzitutto i presupposti erano
diversi: si partiva infatti dal concetto dellinalienabilità
del patrimonio culturale. Un palazzo pubblico
però poteva passare al privato solo se
questo assicurava un concreto intervento e un
reale godimento da parte del pubblico. In caso
contrario sarebbe scattato lannullamento
del contratto stipulato tra le due parti. Inoltre
si sottolineava che alcune categorie di beni,
come il patrimonio archeologico o i musei, non
potevano in alcun modo essere venduti.
Se lo scopo principale di Tremonti è quello
di incassare soldi non basterà
di certo vendere un vecchio palazzo o un altro
edificio di scarso valore per un semplice motivo:
il ricavo sarebbe minimo.
Sarebbe corretto stilare una lista dei beni inalienabili
come auspica mezza Italia. Parliamo di patrimonio
pubblico o no? Il Bel Paese deve sapere che cosa
rischia di perdere e deve intervenire attivamente
per la tutela del patrimonio storico-artistico
e ambientale, visto che questa impresa risulta
ostica allo stesso ministro della Cultura.
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