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Il GlobalMondiale della piazzetta

di rocco rossitto

Quando qualche anno fa giocavo nella squadra di calcio del mio paese, a Lentini in Sicilia, ricordo il timore che avevamo di andare a giocare a Siracusa, nel nostro capoluogo di provincia, perché si sapeva che gli arbitri favorivano sempre le squadre Siracusane, le squadre che avevano appoggi alla sezione provinciale della Figc. Il timore poi quasi sempre diventava rabbia perché perdavamo le partite e non sempre per nostro demerito, l’arbitro, e non c’erano i guardalinee, fischiava un fuorigioco e l’azione era sempre stoppata.

Beh questi mondiali mi riportano a qualche anno fa, indietro nel tempo, a quando giocavo in quei campi in terrabattuta, con i parastinchi, a quando stavo (capitava spesso) seduto in panchina ad arrabbiarmi per quel maledetto arbitro.
L’Italia è uscita agli ottavi e tutti abbiamo visto come, ma soprattutto abbiamo visto come altre squadre sono state danneggiate e altre sono favorite.
“L’Italia -si sente dire- nei palazzi del potere non conta nulla” e si sente dire pure che dovrebbe contare di più perché il nostro è un campionato illustre. Mi chiedo, ma perché non si sente dire che tutti dovrebbero contare di più, che tutti dovrebbero avere lo stesso peso e gli arbitri imparziali con tutti?
Questo mondiale ha fatto scoprire a chi ancora non l’aveva capito (povero scemo) come ormai il calcio è morto e sepolto, a nessuno più interessa vedere 22 ragazzi che corrono appresso a un pallone… il pallone ormai rotola perché i soldi lo spingono.

La Nike ad esempio è lo sponsor tecnico del Brasile e di molte altre squadre, ma non di Francia Argentina e Italia, e oltre a questo è anche insieme all’Adidas il maggiore sponsor di questi mondiali. Scommettiamo che il Brasile vincerà il mondiale? Ovviamente se il Liechetstain ha sponsor la Nike non arriverà mai ai mondiali, il Brasile è forte, molto forte, ma nonostante ciò ha già avuto due regali mastodontici, il primo è stata quella ridicola multa (pari a tre minuti dello stipendio giornaliero) per la tragedia di Rivaldo, che andava squalificato per varie giornate, e il secondo è stato quel goal annullato al Belgio, nitido e regolare come non mai, che forse avrebbe fatto andare le cose in maniera diversa, ma non lo sapremo mai.

Continniamo a farci del male. In Italia siamo 54 milioni di allenatori, e dopo questo mondiale meritiamo tutti lo stipendio, tutti meritiamo di essere ascoltati, tutti avremmo detto sicuramente al Trap che sull’uno a zero, la storia ci insegna (io ricordo: nel 1990 l’argentina ci pareggia, nel 1998 la francia ci pareggia, nel 2002 con la Croazia e con la Korea... e potrei continuare), non deve difendersi con degli avversari così tecnicamente scarsi, ma deve attaccare per fare almeno il due a zero, ma non siamo stati ascoltati anche se tutti abbiamo urlato dalle nostre case.

Questo Mondiale così globalizzato dalle multinazionali è però un mondiale che mi porta indietro nel tempo a quelle partite sistemate dagli arbitri e a quegli allenatori cosi bravi come il Trap, ma ostinati che non comprendono meccanismi semplici, ostinati che continuano a difendersi perché l’uno a zero è un gran risultato, come quando giocavo io, qualche anno fa.
Curiosità: nessuna partita è finita fin’ora (18 giugno) uno a zero.

 

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