segnali dalle città invisibili
 

Giro92 Mafie da morire
Orioles ricorda Falcone

di riccardo orioles. - articolo pubblicato sul numero di giugno 2002 di Antimafiaduemila, www.antimafiaduemila.com

Forse il ricordo che mi lega maggiormente a Giovanni Falcone risale alla prima volta che l’ho visto, nel 1982. Un giovane molto cortese, di quella ospitalità un po’ cerimoniosa dei siciliani a casa loro.
Casa sua, nella fattispecie, era il Palazzo di Giustizia di Palermo; i primi tempi del pool (che allora non si chiamava così ed era ancora incompleto), e quasi nessuna sorveglianza. Non mi ricordo se era lui o un altro, ma certo è che in uno di quei mesi, ad aprire la porta del suo ufficio venne direttamente un magistrato.Poi c’è quella sfumatura di timidezza, che confinava con la cortesia-cerimoniosità “da adulto” che abbiamo detto ma in più faceva pensare all’atteggiamento un po’ solitario ma non escludente di un ragazzo molto studioso. E poi c’è la barba (allora non portava ancora i baffi) che era una barba senza dubbio un po’ intellettuale, da studente, ma che – allora io non sapevo che avesse fatto il militare sulle navi – evocava vagamente qualcosa di marinaresco. Il senso di non-seriosità, di “studentismo”, di cose fatte molto seriamente ma senza ingessarsi: questa era una cosa che mi sembrava di cogliere, fra i giudici, in Falcone e, ma con una sfumatura un po’ da secchione, in Di Lello. Il “metodo Falcone” (prova-pentito-prova) ha funzionato ed è l’unico che abbia la possibilità di funzionare; non a caso, è stato combattutissimo dai giornali e dagli opinion-makers che accettavano (di fatto, oppure anche inserendovisi) l’egemonia sulla Sicilia del potere mafioso. Così come ha funzionato la sua concezione realistica, e dunque unitaria, di Cosa Nostra: non tanti tentacoli, ma una piovra. Anche questo caposaldo è stato combattutissimo (il ruolo tecnico di Carnevale a favore della mafia consisteva proprio nel contrastare questo specifico “teorema”) e viene tuttora contrastato dalla Cassazione, anche ora che non c’è più Carnevale (vedi sentenze degli ultimi mesi). Questo significa qualcosa.Mi ero riproposto di non scrivere niente sull’anniversario di Falcone. Noi siciliani dovremmo infatti, in questo giorno, avere la vergogna e il pudore – almeno questo – di starcene zitti. Invece parleranno tutti, dal Giornale di Sicilia a Forza Italia, dai “comunisti” alla Macaluso agli ex retini passati col governo. Nessun popolo ha avuto giudici tanto appassionati e fedeli quanto quello siciliano; nessuno li ha mai traditi tanto.

 

Il Progetto
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