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Giro92
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Morti di NAJA: il caso di Giovanni Conti
di Rocco Rossitto
Cè una guerra silenziosa
in Italia che dal 1976 al 2000 ha ucciso 11mila
ragazzi di leva e militari in carriera in tempi
di pace. 11mila morti in tempi di pace. Morti
sospette, per cause sconosciute o assurde. Talmente
assurde che è difficile arrendersi alla
versione ufficiale data dallesercito italiano
e quindi dallo Stato Italiano. La verità
non viene mai fuori, sono misteri, silenzi verità
che devono essere taciute. Nel 1983 nasce un associazione
per le vittime e le famiglie dei caduti in tempi
di pace (A.N.A.V.A.F.A.F.) che assiste le famiglie
nei processi, processi che però non arrivano
mai alla fine, arrivare al dibattimento è
già un successo.
Concetta Conti, segretaria
della associazione, racconta dei numerosi casi
di morte sospetta, in cui non si è mai
raggiunta la verità. Un esempio scandaloso,
che crea rabbia e dolore solo nel sentirlo raccontare
a distanza di anni, ma soprattutto che crea sfiducia
nello Stato Italiano.
E il 1979, quando nella base Nato di Vicenza
cè una festa di fine anno, una festa
organizzata da superiori, una festa in cui il
sottoufficiale Conti Giovanni, viene chiamato
per dare una mano. Nella notte la famiglia verrà
chiamata al telefono e gli si annuncerà
la morte del figlio. Cosa è accaduto quella
sera? La versione ufficiale parla di congestione
a causa di un bagno in piscina.
La ricostruzione dei fatti parla di numerose persone
in stato di ubriachezza che involontariamente
spingono il sottoufficiale in acqua il quale,
arrabbiato per laccaduto, esce fuori, ma
poi, ritornato sui suoi passi decide di farsi
una nuotata e quel punto gli viene una congestione.
Bugie. La madre non crede a questa versione dei
fatti, per il semplice motivo che il figlio, a
causa di un trauma da piccolo, ha paura dellacqua
e non sa nuotare, impossibile quindi che abbia
deciso di rituffarsi. Lautopsia accerta
che nei polmoni del ragazzo non cè
una goccia dacqua, né nello stomaco
del ragazzo cè del cibo, per cui
la tesi della congestione si smonta da sola. Sul
corpo del ragazzo vengono riscontrate ferite e
contusioni. Il processo non si fa, la versione
ufficiale resta questa. La madre non si dà
per vinta e arriva a parlare anche con il presidente
Pertini. Nulla da fare, tutto viene messo a tacere
e il caso si archivia. La signora riceve denunce
per diffamazione.
La madre di quel ragazzo è
la signora Conti dell A.N.A.V.A.F.A.F che
oggi (19/06/2002) alla notizia
arrivata da Messina, dove il gip ha accolto la
tesi del pm e dallavvocato di parte civile
nel caso Malgioglio, rinviando a giudizio un commilitone
del ragazzo trovato morto, commenta: Spero
che si vada avanti, ma è dura, molto dura,
speriamo che gli avvocati vadano avanti e che
nessuno li fermi, speriamo che la giustizia faccia
il suo corso, i nostri figli morti con la divisa
non sono carne da macello.
Perché un muro di gomma
si erge insormontabile quando si verificano casi
di morte allinterno di caserme? Perché
la verità non viene mai realmente e fino
in fondo accertata?
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