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Giro92
Il Ponte di Messina:
dibattito
Il ponte e gli uccelli
L'impatto che avrà il ponte sullo Stretto
di Messina dal punto di vista ornitologico
16-06-2002 - Fonte: Quaderni di Birdwatching,
testo di andrea corso - da www.promisland.it
Dalla Relazione Tesoro e Lavori
Pubblici, del 15/01/2001.
Per quanto riguarda il progetto ponte, limpatto
maggiore avviene nella fase di costruzione sullambiente
terrestre (idrico, geomorfologico, naturalistico)
per via dellentità delle aree di
cantiere ed accessorie (cave, discariche), dellentità
delle aree di sostegno del ponte (aree di escavaziOne
e gestione degli inerti); per le opere di fondazione
della torre e del viadotto Pantano sul lato della
Sicilia, che coinvolgono larea dei laghi
di Faro e Ganzirri, interessata da provvedimenti
di tutela (Zona di Protezione Speciale) ed iniziative
di recupero ambientali. Nella fase di esercizio,
il manufatto ponte ha effetti negativi rispetto
allimportanza ornitologica dello Stretto,
in particolare per quanto riguarda il profilo
delle correnti migratorie, e rispetto alle interferenze
visive e di inquinamento acustico e atmosferico.
[...]
Ma cosa c'è sullo stretto
di così importante dal punto di vista ornitologico?
Leggiamo cosa scrive un appassionato osservatore.
La ricchezza dell'avifauna italiana
è ampiamente sottostimata dalla maggioranza
dei birdwatchers europei che tendono a ricordare
del nostro paese solo gli aspetti negativi legati
all'intenso bracconaggio, alle distruzioni e agli
abusi ambientali, ignorando l'ampia possibilità
di aree naturali degne di essere visitate per
birdwatching. Nel panorama dei posti ben conosciuti
per i massacri ornitici consumati ogni stagione,
ma poco o nulla per le notevolissime possibilità
di un birdwatching di primo ordine, si colloca
lo Stretto di Messina.
Mentre la migrazione dei rapaci
sul Bosforo, sullo Stretto di Gibilterra, Falsterbo,
ed Eilat sono meta ogni anno di un vero e proprio
pellegrinaggio di appassionati birdwatchers, lo
Stretto di Messina rimane misconosciuto ai più,
compresi gli appassionati italiani. Abbiamo nella
nostra nazione, facilmente raggiungibile, un luogo
che per nulla teme confronti con altri e ben più
famosi hotspots e pochissimi sono quelli che ne
approfittano. Personalmente ho visitato quasi
tutti gli hotspots per la migrazione dei rapaci
nel Paleartico Occidentale e, bè, lasciatemelo
dire, da dieci anni continuo a preferire lo Stretto
di Messina. Vediamo perché.
Famoso per la migrazione dei rapaci
e delle cicogne, lo Stretto di Messina offre in
realtà la possibilità di osservare
decine e decine di specie, dai passeriformi agli
uccelli marini, dai limicoli ai laridi e altro
ancora. La check-list dell'area conta un totale
di tutto rispetto di più di 260 specie;
tra queste numerosi sono gli accidentali : Pellicano
bianco (sino a 4 ind. assieme), la Pavoncella
gregaria o Chettusia gregaria, la Monachella dorsonero,
il Culbianco isabellino, l'Uccello delle tempeste
codaforcuta, l'Orchetto marino, la Pulcinella
di mare, il Cuculo dal ciuffo, l'Usignolo d'Africa,
Pigliamosche pettirosso e altri ancora. Fare una
lista di tutte le specie osservabili sarebbe troppo
lungo, così voglio riportare di seguito
in ordine sparso solo alcune delle osservazioni
usuali durante il Campo per la protezione dei
Rapaci: sui Monti Peloritani è notevole
il numero di passeriformi che si osservano, sia
in migrazione che nidificanti, così su
ogni spuntone roccioso o casa diroccata si vede
il Passero solitario (che vi nidifica) e più
di rado splendidi esemplari di Codirossone. La
fitta macchia mediterranea ospita in gran numero
le Sterpazzoline, la Magnanina, la Sterpazzola
di Sardegna, la Sterpazzola, nonché ovviamente
l'Occhiocotto, l'Usignolo di fiume, il Beccamoschino
e tutte le specie di macchia. I vari boschetti
misti delle colline offrono riparo per la sosta
a Balie nere e dal collare, Canapini maggiori
e più raramente Canapini, e poi Pigliamosche,
Upupe, Rigogoli, Cuculi, Assioli, Torcicolli ecc.
Le zone cespugliose o aride dove stazioniamo per
le osservazioni sono un ottimo posto per osservare
le Monachelle (entrambe le sottospecie), le Averle
Capirosse, Stiaccini, Culbianchi, Calandri, Prispoloni,
Zigoli neri e muciatti, Calandrelle, decine di
Gruccioni e così via. I boschi di pino
e quercia di più alta quota, e nei quali
è immersa la casa sede del Campo, risuonano
della presenza di centinaia di passeriformi come
cince varie, Fiorrancini e Regoli, Crocieri, l'interessantissimo
e distintivo Codibugnolo di Sicilia (considerato
sottospecie A.c.siculus ma che ha tutte le carte
in regola per essere assurto a specie distinta),
le Tordele, nonché rapaci notturni come
Allocco, Gufo comune, Barbagianni e Civetta. Presenti
anche il Picchio rosso maggiore e il muratore,
e il Rampichino.
Nei giorni di forte scirocco si
scende a fare i censimenti lungo la costa, a Torre
Faro e Ganzirri; a mare tra un rapace molto basso,
stremato dal vento e l'altro, frequentissime sono
le osservazioni di Berte minori e maggiori con
centinaia di individui al giorno, numerosi i gabbiani
con, tra i più comuni, Gabbiano corso,
Zafferano, Gabbiani rosei e corallini, Labbi o
Stercorari mezzani all'inseguimento di una di
queste specie nel tentativo di rubare la preda.
Non mancano le sterne come la Sterna maggiore,
il Beccapesci e, raramente, la Sterna zampenere.
Talvolta sfuggevoli Uccelli delle tempeste sfiorano
veloci le onde, numerosi sono gli ardeidi di passaggio,
soprattutto Garzette, ma anche Nitticore, Aironi
rossi e cenerini e Sgarze ciuffetto (immaginate
un Pellegrino che insegue tra le onde 7 Sgarze
ciuffetto uccidendone due e facendole cascare
in mare). A volte passano le Gru o i Mignattai,
di frequente le Spatole. Assolutamente spettacolare
ed unico poi è il passaggio continuo di
passeriformi di molte specie per cui ho trovato
pochi confronti: nei giorni favorevoli gli osservatori
sulla spiaggia (a godersi l'odore e il colore
del mare, il caldo sole siciliano e....arancine,
granite, gelati, cassate e cannoli, Sic!!) sono
letteralmente avvolti da migliaia di Rondini che
passano bassissime, fino a sfiorarti, a cui spesso
sono frammiste R. rossiccie (divertentissimo scovarle,
contate sino a 45+ in un giorno), Topini e Balestrucci,
migliaia anche i fringillidi con grossi stormi
di vocianti Cardellini, Verzellini, Fanelli, Fringuelli
e di rado Lucherini (e persino l'unico Venturone
segnalato in Sicilia), sulla spiaggia si fermano
e zampettano i Culbianchi e le Monachelle, Cutrettole
di ogni sottospecie e non è raro imbattersi
in qualche magnifico Succiacapre che resta immobile
da noi a 2 metri convinto ed illuso di essere
mimetico anche sulla sabbia. Poi, a volte, il
salto di Delfini fa spostare l'attenzione sui
cetacei, per non parlare del soffio di una Balenottera
o di un Capodoglio. Una sosta ai laghi costieri
di Ganzirri può fruttarci svariati limicoli
e ardeidi, Cormorani, Svassi vari e Mignattini
e altri acquatici. Splendido è anche lo
lo spettacolo offerto dalle cicogne che in nessuna
altra parte d'Italia si vedono in egual numero
con conteggi per ogni primavera di sino a 380-400
Cicogne bianche (gruppi anche di 130 ind. ) e
70+ C.nere (max. di 15-20 assieme).
Come detto però lo Stretto
è famoso soprattutto per i rapaci che lo
usano come braccio più corto di mare per
arrivare sulla penisola. Se il numero di individui
non è molto elevato rispetto a siti più
conosciuti come Eilat, Gibilterra o Bosforo (ma
è pur sempre il più alto in Italia
e tra i più alti in Europa), certo è
notevole il numero di specie che vi è stato
osservato; sono infatti ben 39 le specie in tutto
segnalate, ossia quasi tutte quelle del Paleartico
Occidentale. Tra queste certo si annoverano singole
osservazioni e dati storici come il Gipeto ( 2
segn. del 1916 e 1 in data imprecisata), il Nibbio
Bianco ( 2 segn. 1969 e 1974 ), l'Aquila di mare
(qualche dato) e probabilmentel'Avvoltoio monaco
(non incluso però nelle 39 specie per l'incertezza
dei dati) e specie accidentali quali Sparviero
levantino (un ind. nel 1893 e 1 maschio nell'aprile
1989), Aquila delle steppe (segnalata 2 o 3 volte),
Aquila imperiale (c.6 volte), Aquila del Bonelli
(alcune volte), Poiana calzata (2 volte), Falcone
di Barberia (1 maschio adulto nell' aprile 1998),
Astore (almeno 4 o 5 segnalazioni) e il Grifone
(1 o 2 segn. recenti). Esclusi però gli
accidentali sono comunque 27 le specie che si
vedono ogni anno o quasi tutti gli anni (alcuni
irregolari). La più abbondante è
di certo il Falco pecchiaiolo con max. di 22.000-28.000
individui ogni primavera, seguito dal Falco di
palude con max. di 3.300+ , il Nibbio bruno con
max. di 1.000+ (ma rarissimo invece il reale con
pochi ind.), il Gheppio con 1.300+ individui.
Oltre a queste specie che la fanno
da padrone, assolutamente unico e spettacolare
il numero di Albanelle, senza uguali in Europa;
tra 200 e un max. di 700+ Albanelle minori, tra
40 e 100+ reali e tra 10 e 100+ A.pallide. Quest'ultima
specie ha sullo Stretto di Messina in assoluto
la più importante zona di migrazione del
Paleartico Occidentale ed è il sito dove
è di gran lunga più facile osservarla
(uno dei motivi per cui ogni tanto arriva per
fare osservazioni qualche straniero che ne è
a corrente). Davvero ragguardevole il numero di
Falchi cuculi contati annualmente con un minimo
di 100+ ind. ed un massimo, record paleartico,
di oltre 6.900 nel 1992 (di cui il 90% in un solo
pomeriggio). Diversi anche i Grillai osservati
con max. di 60-100 individui.
Frammisto ai gruppetti di F.cuculi
e Grillai, arrivano poi ogni tanto, accidentalmente,
alcuni individui del falco per cui ormai lo Stretto
è famoso tra gli appassionati di rapaci:
il Falco cuculo orientale (Falco amurensis) di
cui abbiamo almeno 4 osservazioni tra il 1995
e il 1998.
Svernando in Sud Africa in gruppi
misti con le altre due specie, non sorprende che
qualche isolato individuo venga "catturato"
al momento della migrazione nei grossi stormi
di Falchi cuculi occidentali e che prosegua il
viaggio con questi passando sullo Stretto. Molto
comune è poi il Lodolaio (+ di 80-200 per
stagione), più raro lo Smeriglio, frequente
sebbene scarso il Falco della Regina (5-45 ind.)
e il Pellegrino, raro il Lanario (1-4) e ancor
più il Sacro (1 o 2 quasi ogni anno!!).
Ogni anno entusiasmante è l'apparizione
di qualche Aquila anatraia, che tiene col fiato
sospeso tutti per la su identificazione; possono
capitare entrambe le specie ma è la minore
ad essere più regolare.
Tra le "aquile" sono
osservabili diversi individui di Aquila minore
(sia scure che chiare) e di Biancone, mentre non
sono mancati eccezionali osservazioni di Aquila
del Bonelli. Sulle pendici dei monti spesso volteggia
l'Aquila reale e qualche immaturo erratico passa
lo Stretto; in una occasione abbiamo osservato
4-5 ind. assieme. Diversi i Falchi pescatori,
pochi invece i Nibbi reali. Lo Sparviere nidifica
in zona con poche coppie e qualche ind. in migrazione
si vede ogni tanto. Poche sono le Poiane comuni
di passaggio (forse meno delle nidificanti in
zona) ma sul fronte Buteo arriviamo ad un altro
vanto dello Stretto: questa rotta migratoria infatti
è l'unica di tutta l'Europa centro-occidentale
usata regolarmente dall Poina delle steppe (B.b.vulpinus)
(sino a 22 ind.) e dalla Poiana codabianca (sino
a 13). Provate ad immaginare l'emozione di un
assolato giorno dei primi di maggio, seduti su
di un cucuzzolo roccioso sulla cima di un monte
che domina lo Stretto, un continuo passaggio di
pecchiaioli, nibbi e falchi di palude quando ad
un tratto qualcuno grida che c'è una grossa
poiana in avvicinamento; questa si avvicina, e
con il binocolo incollato agli occhi non la si
lascia un attimo, si nota la testa chiara, il
petto e i calzari scuri, le ali lunghe e dritte,
due grosse macchie carpali nere e poi... la coda,
la coda tutta chiara uniforme, color crema, e
tra l'eccitazione generale, la sentenza, "E'
una codabianca!". Per finire, non dimentichiamo
il Capovaccaio, forse uno dei più attesi,
dei più ammirati, forse uno di quelli che
più ci fa sperare ma tremare per la sua
sorte poiché sono ormai davvero pochi in
Italia; dallo Stretto ne passano ogni anno alcuni
sino ad un massimo di 15 con un "record"
di 4 ind. in volo assieme.[...]
Testo di Andrea Corso
Tratto da: Quaderni di Birdwatching
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