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No al ricovero coatto, Sì al diritto alla cura e alla libertà di scelta
comunicato Stampa e Appello

Già 200 adesioni all'appello promosso dalla Rete di operatori "La libertà è
terapeutica" contro il business delle carceri private e delle terapie coatte

Nella 'guerra alla droga' del governo - dopo il rilancio del codice penale
e del carcere per i consumatori e la privatizzazione delle carceri per
tossicodipendenti, adesso arriva anche il trattamento coatto.
Il prefetto antidroga, Pietro Soggiu, ha dichiarato che "ci sono strutture,
residenziali e non, che ci stanno chiedendo proprio questo". Ma a fronte di
comunità terapeutiche che non guarderebbero in faccia nessuno pur di
riempire i propri posti letto, e che dopo decenni di politiche repressive
non hanno ancora l'onestà di riconoscerne il fallimento, esiste un mondo di
operatori del pubblico e del privato no profit che afferma con forza il
diritto alla cura e alla libertà terapeutica.
Sono circa duecento le associazioni e gli operatori sociali e sanitari,
inclusi molti operatori di comunità, che hanno aderito all'appello "Just
say no! Dì di no!" promosso dalla Rete nazionale di operatori e cittadini
"La libertà è terapeutica".
Recita l'appello: "Diciamo no alla trasformazione delle comunità in
istituzioni totali per i trattamenti coatti, no alle offerte di gestione o
co-gestione di nuove carceri per persone tossicodipendenti".
L'appello invita tutti gli operatori a partire dalla propria esperienza
concreta e a ricordare che "la coazione non ha mai prodotto salute, mentre
ha minato l'esercizio di diritti fondamentali. La coazione non è
accettabile dalla nostra deontologia professionale!".
Le esternazioni del Prefetto Soggiu rendono trasparenti gli interessi,
anche economici, che stanno dietro alle proposte e ipotesi di coinvolgere
le comunità e il privato sociale nella gestione delle carceri e di
strutture coatte per persone tossicodipendenti.
Un motivo in più per aderire all'appello della Rete La libertà è
terapeutica.


Info: Susanna.ronconi@tin.it
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APPELLO AGLI OPERATORI DEL PRIVATO SOCIALE E DELLA COOPERAZIONE

A UN NUOVO CIRCUITO PENITENZIARIO PER I CONSUMATORI DI DROGHE
ALLE OFFERTE DI GESTIONE DI NUOVE CARCERI PER PERSONE TOSSICODIPENDENTI
ALLA TRASFORMAZIONE DELLE COMUNITA' TERAPEUTICHE IN ISTITUZIONI TOTALI PER
TERAPIE COATTE
ALLO SMANTELLAMENTO DI UN SISTEMA PUBBLICO DI GARANZIE PER I CITTADINI
CONSUMATORI:

JUST SAY NO!!
DICIAMO NO!!

I propositi e le direttive del governo in tema di droghe e dipendenze danno
linfa alla penalizzazione del consumo e pongono una nuova enfasi sul valore
del carcere per i consumatori, come forma di "coazione alla terapia"
Il binomio repressione-cura è alla base di questa politica.
Per attuarla servono più carceri, e più carceri "specializzate" per
tossicodipendenti: Non solo: servono nuove strutture residenziali
improntate al contenimento, al controllo, alla detenzione "a scopo
terapeutico".
Sono circa 15 le strutture penitenziarie che il governo ha individuato a
questo scopo, e per due di esse già si tratta la gestione: Castelfranco
Emilia e Legnano.
Questa gestione è stata offerta a strutture del privato sociale che operano
in campo terapeutico.

Come operatori del pubblico e del privato sociale, come consumatori, come
cittadini e associazioni chiediamo a tutti gli operatori, le cooperative e
le associazioni di NON PRESTARSI A QUESTA DRAMMATICA OPERAZIONE DI
REPRESSIONE, CRIMINALIZZAZIONE, AMPLIFICAZIONE DEL DANNO E DELLA
SOFFERENZA!

PERCHE' NO:

Ø Più codice penale, più carcere, più criminalizzazione significano,
come abbiamo visto in passato, più morti, più malattie, più emarginazione:
sappiamo quali sono i costi umani individuali e sociali del sommerso e
della clandestinità.
NON POSSIAMO - NOI CHE CURIAMO E CI PRENDIAMO CURA - ESSERE COMPLICI NELLA
PRODUZIONE DI MAGGIORE SOFFERENZA
Ø Come terapeuti e educatori sappiamo che solo il libero patto tra
persona dipendente e operatore garantisce percorsi terapeutici positivi. La
coazione non ha mai prodotto salute, mentre ha minato l'esercizio di
diritti fondamentali!
LA COAZIONE NON E' ACCETTABILE DALLA NOSTRA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
Ø Il carcere non cura: sono ormai numerose le ricerche europee -
pubblicate anche dal Emcdda - che testimoniano come i percorsi di astinenza
attivati dietro le sbarre non reggono all'incontro con la libertà
COME OPERATORI ABBIAMO IL DOVERE DI VERIFICARE E VALUTARE L'EFFICACIA E LA
QUALITA' DEI PERCORSI TERAPEUTICI. IN "SCIENZA E COSCIENZA" NON POSSIAMO
AFFERMARE CHE IL CARCERE CURA
Ø Il privato sociale ha una lunga tradizione di umanizzazione dei
servizi, di difesa dei diritti dei più deboli: gestire luoghi di detenzione
- carceri o comunità coatte - è una contraddizione insanabile. Non è
credibile "gestire umanamente" una istituzione totale.
COME OPERATORI DOBBIAMO SAPER DIRE DI NO, DOBBIAMO PORCI LIMITI ETICI NON
NEGOZIABILI
Ø Il carcere privatizzato è una realtà in alcuni paesi come USA e Gran
Bretagna: le aziende che li gestiscono sono quotate in borsa, il giro
d'affari è sostanzioso, la qualità della vita dei detenuti è ulteriormente
degradata, come le garanzie per il rispetto dei loro diritti. E le celle
sono sempre piene: più se ne costruiscono, più si riempiono. Più si spende
in carceri e meno si spende in welfare.
IL PRIVATO SOCIALE NON DEVE CADERE NELLA TRAPPOLA DEL BUSINESS!
NON DEVE ESSERE COMPLICE DI NUOVI INVESTIMENTI DELLE RISORSE PUBBLICHE IN
REPRESSIONE E DETENZIONE

Per difendere la nostra identità culturale e sociale
Per rispettare la nostra etica professionale
Per scegliere sulla base di una serietà etica oltre che scientifica
Per coltivare l'alleanza con i nostri utenti e per promuovere i loro
diritti di cittadini

JUST SAY NO!!

A nuove carceri per i tossicodipendenti
Alla gestione privata delle carceri
A ulteriori penalizzazioni di nuovi e vecchi consumi
Alla trasformazione delle comunità terapeutiche in istituzioni totali della
coazione


Seguono 181 adesioni.
Le adesioni sono leggibili sul sito di Fuoriluogo all'indirizzo
http://www.fuoriluogo.it/highlights/carcere_firme.html

 

Il Progetto
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