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Ma noi, che generazione siamo?
di pina la villa

Salvo Torre, Infrangere l'ordine del tempo. Le nuove generazioni tra storia e sociologia, Catania, C.u.e.c.m., 2002

"I ragazzi di Belgrado ballano sotto i bombardamenti della NATO, i ragazzi di Belgrado organizzano la resistenza nelle Università, i ragazzi di Belgrado ritirano il premio assegnato a OTPOR [Resistenza, è il nome di un'associazione nata nel 1998 da un gruppo di studenti dell'Università di Belgrado, il premio è stato assegnato per aver organizzato una rete di attività contro il governo di Milosevic] durante un MTV-Europe Music Award".

Durante un viaggio in Spagna: ci sono i san papeles e il politico, "un anziano, rispettabile, leader repubblicano", c'è anche Attac, ma nessuno sa chi siano. "E' il deserto della globalizzazione, la ricercata metafora che può spiegare perché un mio coetaneo nordafricano, che veste come me e guarda gli stessi films, stia chiedendo il permesso di farsi sfruttare da un piccolo industriale di Barçelona […]Nello stesso deserto ritrovo persone che dovrebbero appartenere alla mia generazione, che sono colpite dagli stessi aventi, che studiano gli stessi elementi della società, che leggono le stesse cose tra un continente e l'altro. Stento ancora a trovare un legame comune o un percorso analogo, non bastano la partecipazione ad un dibattito ormai globale sulla povertà e lo sviluppo, la presenza crescente di persone ai corsi di introduzione alle carriere internazionali, la lettura di un libro di Naomi Klein, l'utilizzo delle reti telematiche. E' come se fossero tutti punti di partenza per la "costruzione" di una generazione, punti che non rendono ancora capaci di intervenire sulla realtà".

L'autore: Salvo Torre ha 28 anni, è nato nel 1974 a Catania, si è laureato a Bologna in Storia , segue attualmente il dottorato di ricerca in Elaborazione multimediale per le discipline storiche presso il Dipartimento si Storia delle Società e delle Istituzioni dell'Università degli studi di Milano.
La sua indagine sul concetto di generazione parte da Conrad, La linea d'ombra. Nel libro il passaggio alla maturità è sottolineato dalla responsabilità e dalla scelta.

Quale è il ruolo delle generazioni nei processi di trasformazione? Cosa significa far parte di una generazione? La nuova generazione: quali sono i suoi caratteri? E pronta per giocare il suo ruolo di trasformazione?
Quanto c'entrano l'età, le condizioni sociali, i luoghi nel nostro tempo delocalizzato e "fuori dai cardini"? Certo, per capire i processi di trasformazione altre sono le categorie storiografiche da usare, ma la generazione è sicuramente una componente di questi processi.

"Appartenere a una nuova generazione significa non riconoscersi più negli elementi identitari che vengono tramandati dalle generazioni precedenti. Significa non accettarne i principi di riproduzione dell'ordine sociale". (p.97)

Cioè parte da una domanda che il giovane storico ha posto prima di tutto a se stesso. E la sua prima risposta è :che "si passa la linea d'ombra quando ci si riconosce come soggettivamente appartenenti a una generazione. Quando cioè inizia a esprimersi sul piano sociale la presenza di una condivisione di esperienze e di rivendicazioni". Dalla guerra in Jugoslavia, ai sans papier a Porto Alegre le coordinate della sua generazione, che però è "ancora sul punto di oltrepassare la linea d'ombra?".
La riflessione sulle generazioni comincia con la prima guerra mondiale, un evento condiviso da molti, un conflitto che ha segnato una generazione. C'è sempre un conflitto, sul piano individuale, a segnare la maturità. Lo stesso, sembra, sul piano collettivo. Dove però le cose sono meno semplici. L'analisi delle riflessioni e degli studi su questo tema interroga José Ortega (primo dopoguerra), Karl Mannheim (anni venti). Poi un salto. La riflessione riparte con gli anni cinquanta-sessanta, con Philip Abrams, negli anni ottanta è Westin, negli anni novanta Cavalli. A questo punto il dialogo si fa serrato fra sociologi, filosofi e storici nel testo del giovane studioso: Marc Bloch, Derrida, Thompson, Agnes Heller per citare solo alcuni.
Le parole chiave coinvolte nel concetto di generazione sono tempo, conflitto, memoria, condivisione.
Alla generazione dello studioso è dato oggi il conflitto e la condivisione. Manca la memoria. Da qui forse il senso di spaesamento, di deserto , la sensazione di non essere ancora pronti come generazione, di essere ancora sul punto di oltrepassare la linea d'ombra.
Forse può soccorrere, oltre le cento pagine fitte di analisi di storici, filosofi, sociologi, la distinzione che fa Bloch tra generazioni corte e generazione lunghe. Forse del conflitto e della condivisione è parte integrante la memoria storica, la trasmissione, il rapporto fra le generazioni.
Un libro di storia dunque, ma soprattutto un libro sul senso dello stare al mondo, del fare, dell'agire. Diremmo "militante" se volessimo usare il linguaggio di un'altra generazione.

 

Il Progetto
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